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15/06/2024 ore 00.28
Politica

Ponte sullo Stretto, al Consiglio Comunale aperto il "secco no" di Falcomatà all'opera

Il sindaco ha sottolineato come l’area dello Stretto è nei fatti già attuata, grazie alla politica della mobilità che ha coinvolto i comuni di Messina, Villa e Reggio Calabria con i biglietti unici
di Claudio Labate

La convocazione dell’atteso Consiglio comunale aperto sul Ponte dello Stretto era per le 16:30. Alle 17, un applauso ritmico del pubblico sottolineava il ritardo dell’inizio dei lavori che, in realtà, dalle parti di Palazzo San Giorgio non è proprio una novità. La verità è che fino a qualche minuto prima dell’orario fissato mancava il numero legale. E solo con l’arrivo di Angela Marcianò, Massimo Ripepi e Saverio Pazzano, i superstiti di una opposizione che con Lega e Forza Italia ha deciso di disertare l’appuntamento, chiedendo contestualmente le dimissioni del sindaco Giuseppe Falcomatà, in seguito all’iscrizione dello stesso – insieme al capogruppo dem Peppe Sera, e al consigliere regionale di FdI Peppe Neri -nel registro degli indagati dell’inchiesta “Ducale” della Dda reggina.

Il clima che si respira non è dei più rilassati. Ripepi ad inizio seduta vorrebbe spazio per i consueti preliminari che la presidenza di Enzo Marra gli nega col supporto del segretario generale. Lo stesso Marra legge la lettera inviata alla presidenza dal gruppo della Lega: «riteniamo fondamentale che il Sindaco – scrivono i leghisti reggini – prima di trattare in Consiglio Comunale qualsivoglia altro argomento debba innanzitutto relazionare alla Città ed ai cittadini in merito ai gravi addebiti contestatigli in questa fase dalla Procura».

Gli interventi del pubblico

Iscritti al dibattito “Prospettive e ricadute su Reggio Calabria e la sua Città Metropolitana” sono una quindicina di persone, tra amministratori, rappresentanti di partiti politici e di associazioni. Il valzer degli interventi è inaugurato da Giuseppe Marra (Usb) che sottolinea come gli enti territoriali non abbiano più voce in capitolo in situazioni come la costruzione della mega opera sullo Stretto. Enzo Musolino (Pd Villa S.G.) da parte sua ribadisce come il progetto, con le sue incongruenze e le correzioni in itinere, sia «tutto da rifare». Si appella quindi all’orgoglio politico di consiglieri e consigli comunali al fine di richiedere la sospensione delle procedure. E se l’architetto Francesco Manti(Csoa Cartella) chiede conto dell’impatto generazionale che avrà il ponte, Giovanni Cordova, referente della Rete No Ponte, parla di «atto di speculazione» contro il territorio e si chiede per quale motivo Reggio Calabria avrebbe bisogno del Ponte, e chiede al Consiglio di compiere una scelta di coraggio che tuteli la comunità impegnandosi per bloccare ogni tentativo di spoliazione delle bellezze naturalistiche dello Stretto. Daniele Cartisano, presidente del Circolo Legambiente Reggio

Pino Siclari, storico presidente del Partito comunista dei lavoratori non si dice sorpreso dalle assenze in aula e chiede di comprendere la questione Ponte nell’ambito di un quadro più generale – la Tav – «con il carico di violenza che si è abbattuta sulle popolazioni del territorio che si sono opposte». Per Sandro Vitale (Ampa venticinqueaprile) l’attraversamento dello Stretto peggiorerà, soprattutto per Villa San Giovanni e Reggio, e le risorse dovrebbero essere investite per proteggere il territorio dallo “sfasciume pendulo” che caratterizza il Sud da Giustino Fortunato in avanti. Dopo Giuseppe De Felice (Cgil) che ha illustrato la posizione del sindacato, Maria Letizia Romeo (Università popolare Pace) ha puntato forte sulle ricadute economiche derivanti dalla costruzione del Ponte che aiuterebbe il turismo e l’economia asfittica del territorio. L’intervento di Rossella Bulsei, la pasionaria portavoce del Comitato “TitengoStretto”, è tornata prepotentemente sulla questione espropri: «Chiunque si è ritrovato a ricevere l’avviso sta subendo le ricadute negative del Ponte. Ciò significa non solo aggredire il patrimonio ma anche subire un danno esistenziale. Stiamo parlando di un’opera pubblica che non dà alcuna garanzia. Io abito con alle spalle l’ecomostro di Cannitello e di fronte un’opera che in questo momento è già una seconda incompiuta: questa è un’emergenza sociale».    

Franco Ambrogio (“Territorio e progresso”) ha posto una questione politica, tirando in ballo Nino Minicuci con alcune domande provocatorie sul suo reale interesse nei confronti della città di Reggio. Patrizia D’Aguì (Gruppo civico “Noi siamo Arghillà”) si dice «basita» per i ricorrenti “no” allo «spettacolo ingegneristico del Ponte», convinta com’è del fatto che si contrasta l’opera per mere questioni ideologiche. Per Antonino De Pace (Circolo del cinema “Zavattini”) il Ponte serve solo a soddisfare una certa «fame politica ed economica» che risponde ad una vecchia logica di sviluppo predatorio dei luoghi. Monica D’Aguì (“Donne in prima fila”) è la terza voce a schierarsi a favore della costruzione dell’opera che, tra le altre cose, «contribuirà al ripopolamento dei nostri territori». Gerardo Pontecorvo portavoce di Europa Verde, la cui posizione contraria non è un mistero, ricorda anche la proposta di istituire, grazie agli strumenti urbanistici delle regioni Calabria e Sicilia, un’area protetta proprio sullo Stretto, comprendente anche la Costa Viola.

L’ultimo iscritto nella lista degli interventi è l’ex consigliere comunale Pinino Morabito che ha inteso sottolineare i danni per il Porto di Gioia Tauro se venisse chiuso lo specchio di mare dello Stretto.

I sindaci

Il primo cittadino di Campo Calabro, Sandro Repaci, pur avendo avuto un approccio prudente alla tematica, ha sottolineato la fragilità estrema del territorio: «nessuno ci spiega come si farà questa opera, di cosa succede prima e dopo l’impalcato. Questa è la preoccupazione dei sindaci. Il mio compito è tutelare i territori che i cittadini mi hanno delegato ad amministrare. Il punto è che in questa incertezza non siamo in grado di tutelare i nostri territori». Il sindaco ha fatto l’esempio delle gallerie che interesseranno il suo territorio, divise tra la Stretto di Messina e Rfi, «ma se si domanda ti rispondono che non si sa quando le realizzeranno».

Giusy Caminiti, sindaco di Villa San Giovanni, ha ripercorso le tappe che hanno portato il suo Comune ad assumere una posizione molto critica rispetto alla mega opera. «In questo momento abbiamo due Conferenze aperte» dice sottolineando i problemi derivanti dalle faglie attive che richiamano la prescrizione della Commissione di Via che chiede l’adeguamento alle nuove tecniche di costruzione. «Il lavoro che è stato fatto, ci ha permesso di produrre un documento in cui chiedevamo la sospensione della Commissione Via che adeguasse i termini delle due conferenze dei servizi». Insomma prendere tempo per avere maggiori certezze, provenienti anche dalla proroga chiesta per rispondere alle osservazioni avanzate, è vitale, anche per verificare «documento per documento» quelle osservazioni.

Le mozioni

Due le mozioni sul tavolo della presidenza di Enzo Marra, che però ha chiarito come nel caso specifico verranno solo acquisite ma non votate.

Per Ripepi il tratto distintivo di fronte ad un’opera come quella del Ponte deve essere l’approccio non ideologico. Il consigliere di opposizione ha presentato quasi due anni fa la mozione che ha l’obiettivo di «focalizzare e di dare la giusta importanza, per tutta la popolazione reggina, a quelli che possono essere i vantaggi di valore inestimabile che la costruzione del ponte potrà portare alla nostra città». Nella mozione si fa riferimento ai posti di lavoro, ai collegamenti, alle infrastrutture collaterali e alle modalità di costruzione del ponte, e si intende dare mandato al sindaco di concerto con la Città metropolitana di Messina e il comune di Villa San Giovanni, di esprimere al governo la loro volontà di procedere speditamente ed in modo coordinato verso il traguardo dell’annullamento della distanza tra Scilla e Cariddi affinché si valuti l’inserimento e la realizzazione del ponte dello stretto come urgente priorità considerando che il progetto del ponte è stato approvato». 

Per Pazzano, il dato politico è dato dall’assenza della Lega, «il partito che ha deciso di fare quest’opera senza alcun dibattito pubblico» e senza coinvolgere i territori. La mozione presentata da Pazzano impegna il sindaco a intervenire in tutte le sedi opportune, anche attraverso l’Anci, sia regionale che nazionale, affinché – nelle more dei riscontri che dovranno essere rappresentanti con il Progetto Esecutivo del Ponte sullo Stretto- si sospenda ogni attività e/o iniziativa complementare o propedeutica destinata a intervenire sugli interessi dei privati e del territorio tutto; a chiedere formalmente al Governo la costituzione di un tavolo di consultazione con la presenza dei Sindaci dell’Area dello Stretto ove si possano rappresentare gli interessi delle comunità locali e si indichino le necessità reali e i bisogni oggettivi del territorio, per un impiego funzionale e strategico delle risorse pubbliche e a promuovere ogni iniziativa istituzionale per la tutela dei diritti della comunità reggina.

Il «secco no» di Falcomatà

«Così com’è non va. Non diremo mai no ad un’opera pubblica, ma in questo caso diciamo un secco no. Oggi questa infrastruttura per le difficoltà tecniche, per il mancato coinvolgimento, e le risorse sottratte, ovviamente non ci può vedere d’accordo».

Così il sindaco Giuseppe Falcomatà ha chiuso il lungo consiglio comunale aperto alla cittadinanza sul Ponte sullo Stretto. Un consiglio partecipato che ha però contato diverse assenze, oltre quelle annunciate dai due gruppi consiliari di Forza Italia e Lega, visto che all’appuntamento era stata invitata la deputazione nazionale e regionale del reggino. Tutti “giustificati” dai consueti inderogabili impegni.

Ma sin dal principio del suo intervento il sindaco ha sottolineato e stigmatizzato l’assenza dei due gruppi consiliari, parlando di «legittimazione della partecipazione in contumacia», visto che come un convitato di pietra si è assistito ad un vero e proprio intervento in aula con la lettura della lettera inviata al presidente del Consiglio comunale Enzo Marra dal gruppo della Lega. «Perché allora disertare l’aula?» ha continuato a ripetere Falcomatà mettendo in parallelo anche il bavaglio al dissenso che l’ultimo decreto legittima ai fini del completamento dell’opera. 

Falcomatà poi ha sottolineato come l’area dello stretto è nei fatti già attuata, grazie alla politica della mobilità che ha coinvolto i comuni di Messina, Villa e Reggio Calabria con i biglietti unici per e dall’aeroporto che semplificano la vita dei cittadini.

«Il parere, le idee e le proposte dei comuni devono essere obbligatorie – ha poi sbottato -. Noi dal dibattito siamo stati esclusi». Ecco perché «non possiamo subire tutto quello che sta accadendo». Oltretutto le risorse «non solo non ci sono, ma quelle che ci sono, che non sono sufficienti, sono sottratte (2,3 mld della Coesione) al territorio e propedeutiche al suo sviluppo».

Per tutte queste motivazioni, pur non avendo votato le mozioni, Falcomatà promuove il senso di quella firmata da Saverio Pazzano: «lo possiamo assumere come impegno».