Ponte sullo Stretto, i timori di Caminiti dopo lo stop della Corte: «L'opera è ormai simbolo del rapporto tra potere e democrazia»
La sindaca di Villa San Giovanni rimane prudente nonostante il riconoscimento delle criticità sollevate dal Comune. Resta alta l’attenzione sugli espropriandi: «Mi chiamano per chiedermi se è per sempre»
La recente pronuncia della Corte dei Conti ha segnato un nuovo capitolo nella lunga e complessa vicenda del Ponte sullo Stretto di Messina. I giudici contabili hanno infatti rilevato vizi di legittimità e criticità procedurali tali da frenare, almeno temporaneamente, l’avvio dell’opera. A commentare la decisione è la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, che si dice solo parzialmente soddisfatta dell’esito.
Caminiti ricorda come il Comune avesse già segnalato, sin da dicembre 2024, profili di illegittimità nel parere espresso dalla Commissione Via-Vas e successivamente presentato motivi aggiunti al ricorso al TAR Lazio per denunciare ulteriori vizi di legge. «Non siamo stati ascoltati - spiega la sindaca - ma oggi, nel leggere le conclusioni della Corte dei Conti, ritroviamo gli stessi vizi che avevamo segnalato. È la conferma che le nostre osservazioni erano fondate».
Tuttavia, la prima cittadina non parla di una vittoria. «Non è un giorno di soddisfazione, ma di preoccupazione. Il fatto che il Governo continui a dichiarare la propria intenzione di procedere, pur di fronte a un giudizio di legittimità, deve far riflettere. La possibilità di chiedere un riesame o di ricorrere a una registrazione non ordinaria senza visto della Corte è prevista dalla legge, ma serve prudenza. Il rischio è che la battaglia non sia più solo sul Ponte, ma sui presupposti della nostra democrazia».
Caminiti esprime inquietudine anche per il clima di contrapposizione tra politica e magistratura, alimentato da recenti dichiarazioni della premier Meloni. «Ogni volta che una decisione giudiziaria viene vissuta come un ostacolo politico, cresce la preoccupazione sulle garanzie di tutela dei cittadini. Noi, come ente locale, ci siamo sempre attenuti alle regole, anche quando le leggi non ci davano voce. È paradossale che oggi chi governa contesti la legittimità di un controllo previsto dalla Costituzione. L’articolo 100 è chiaro: la Corte dei Conti deve valutare la legittimità e la regolarità contabile, e questo è un presupposto imprescindibile».
La sindaca sottolinea poi che il Comune non ha mai voluto interferire sulla fattibilità economico-finanziaria del progetto, ma si è limitato a segnalare vizi procedurali e carenze nei dati di base. «Abbiamo evidenziato stime di traffico del tutto sproporzionate rispetto alla realtà: dai 4,8 milioni di veicoli del 2003 si è scesi ai 2,5 milioni del 2024. E abbiamo denunciato violazioni della normativa ambientale europea, chiedendo un confronto con la Commissione Europea. Da due anni sollecitiamo ascolto su questi punti, ma le nostre richieste restano inevase».
La decisione della Corte ha portato un momentaneo sollievo ai cittadini coinvolti negli espropri, che temevano l’arrivo delle prime notifiche. «Gli espropriandi hanno tirato un sospiro di sollievo - conferma Caminiti - ma è un sollievo temporaneo. Non possiamo dire che sia finita, perché sappiamo che esiste ancora una volontà politica di procedere. Tutto dipenderà dalle prossime mosse del Governo, che potrà chiedere un riesame o tentare altre vie di legge. Non lo sapremo prima del 2026».
La sindaca invita infine alla riflessione anche sul piano umano e sociale: «I tempi si dilatano, è chiaro. Il ministro Salvini e la presidente Meloni oggi hanno detto che attenderanno le motivazioni della decisione della Corte dei Conti prima di assumere le loro determinazioni. Quindi sì, gli espropriandi hanno tirato ieri sera un sospiro di sollievo. Ma i tanti messaggi che ho ricevuto avevano tutti un sapore amaro: “è per sempre?” - e a questa domanda non si può dire sì, perché non è per sempre. Sappiamo che c’è ancora l’intenzione politica di procedere. Ci sono le vie di legge per farlo, e quindi, nel rispetto della legge, tutto resta possibile. Negli ultimi mesi si è parlato di cantieri pronti ad aprire nel 2024, poi all’inizio del 2025, poi a settembre e infine a novembre. Questi continui annunci e rinvii creano ansia e incertezza tra i cittadini. Le parole pubbliche hanno un peso, perché incidono sulla vita delle persone. Serve rispetto, equilibrio e verità».
Per Giusy Caminiti, la partita del Ponte non si gioca più solo sul piano tecnico o infrastrutturale, ma su quello della legalità e della credibilità istituzionale. «Non chiediamo blocchi ideologici né scorciatoie politiche - afferma - ma soltanto il rispetto delle regole. Perché il Ponte sullo Stretto, oggi più che mai, è diventato un simbolo del rapporto tra potere e democrazia nel nostro Paese».