Reggio, AVS: «Il CIPESS dà l’ok al più grande caso di abusivismo di Stato. No al Ponte, sì al Parco Nazionale dello Stretto»
Il CIPESS (comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) che è organismo dipendente dal Consiglio dei Ministri per le scelte economiche e sostenibili del Governo, ha approvato il progetto definitivo per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Dunque, nessuna sorpresa per questa decisione più che scontata. Forse, sarebbe più esatto dire che il CIPESS ha dato l’OK al più clamoroso caso di abusivismo edilizio e finanziario (di Stato) nella storia della Repubblica italiana.
Le ragioni sono a tutti note: insormontabili problemi tecnici di realizzazione del Ponte (a oggi non esistono ancora materiali che assicurino le prestazioni tecnologiche necessarie per costruirlo), evidenti irregolarità giuridiche in attesa di sentenze di organi giudiziari, incompatibilità ambientali che presunte esigenze militari dovrebbero bypassare (il Governo l’ha definita motu proprio “opera strategica anche a fini militari nell’ambito Nato”!)
Tutto sembrerebbe pronto, sulla base del progetto definitivo, per la cantierizzazione che inizierebbe dopo la successiva approvazione della Corte dei Conti. Eppure, come per altri casi di progetti di particolare arditezza ingegneristica, prima dell’approvazione del PROGETTO ESECUTIVO che invece non c’è, non si potrebbero avviare nemmeno i lavori preliminari smentendo così la paventata procedura per “fasi successive”. Ma l’inizio della fase progettuale esecutiva permetterebbe un salto nelle spese. I diritti tecnici del progetto esecutivo sono infatti pari a circa il 15% del costo totale che a oggi ammonta a 14,6 miliardi di euro. Risorse sempre sottratte alle emergenze del Sud dai fondi Sviluppo e Coesione. Pertanto, l’OK del CIPESS, come definito dall’on Angelo Bonelli “E’ un regalo ai privati se l’opera non verrà realizzata”. Infatti, consentirà di firmare un contratto con relative penali di 1,5 miliardi per i privati (consorzio Eurolink di cui ha una quota importante Webuild) in caso di inadempienza di una delle parti e mancata realizzazione dell’opera.
Intanto, sul fronte del no al Ponte si segnala il nuovo reclamo delle Associazioni Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF che ritengono nessuno dei criteri obbligatori previsti dalla procedura comunitaria correttamente rispettato. Alla luce di quanto sopra, è opportuno ricordare che l’alternativa per il vero sviluppo dell’area dello Stretto di Messina è stata formalizzata nel 2023 dall’intera deputazione di Europa Verde e Sinistra Italiana (AVS) nel disegno di legge per l’istituzione di un Parco Nazionale.
L’ente politico/amministrativo «Parco» permetterebbe in sintesi:1. Reale protezione delle aree afferenti alla Rete Natura e non solo 2. Salvaguardia dei caratteri identitari dell’Area (geomorfologici, ecologici, urbani, storico-culturali e archeologici) sanciti nei documenti paesaggistici delle Regioni Calabria e Sicilia 3. Rispetto degli obiettivi della convenzione di Faro di rispondere alla conservazione dell’eredità culturale e del suo uso sostenibile 4. Creazione di molti e duraturi posti di lavoro nelle attività di tutela del territorio quali antincendio (addetti alla sorveglianza e per la lotta attiva), restauro ambientale degli ecosistemi danneggiati e sistemazione idrogeologica dei versanti e nelle attività legate al turismo sostenibile (escursionismo terrestre e marittimo, guide naturalistiche e storico-archeologiche 5. Sostegno economico per l’artigianato locale e le colture tradizionali (es. vigneti terrazzati) che verrebbe incrementato 6. Finanziamenti per il recupero architettonico dei centri abitati ed eventuale conversione in strutture recettive 7. Finanziamenti per l’ammodernamento e la manutenzione della rete stradale (primaria e secondaria) e della sentieristica 8. Finanziamenti per le infrastrutture sanitarie e sociali 9. Aumento del flusso internazionale di visitatori a vantaggio di attività commerciali e operatori turistici 10. Reale miglioramento in termini di tempo, costi e inquinamento del trasporto marittimo tra Sicilia e Calabria grazie al finanziamento di una nuova flotta.
È auspicabile che si ponga fine alla speculazione politico-finanziaria che ruota da anni intorno al Ponte e che le forze sociali e politiche dell’area dello Stretto si concentrino invece su un modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente e davvero utile al rilancio economico del proprio territorio.