Reggio, il Pd presenta i candidati predicando unità e offrendo nuovi "modelli" alla Regione: «Possiamo vincere»
«Io ho presente due passaggi. Uno dove è stato il Presidente Occhiuto ad annunciare con un video di aver ricevuto un avviso di garanzia, e l’altro sempre nello stesso video con quell’espressione “a me l’avviso?”. Sono rimasto colpito. Non ricordo altri esempi e altri precedenti di questa gravità».
Il segretario provinciale Giuseppe Panetta comincia così il suo intervento di introduzione alla presentazione della lista del Partito democratico per le regionali di ottobre nella Circoscrizione Sud. Mette in parallelo l’accaduto con l’avviso di garanzia ricevuto da Berlusconi a Napoli alla vigilia del G7, per dire che il cavaliere in quell’occasione, e rispetto al presidente dimissionario, «è stato un signore».
«Da quell’espressione, da quel video ad oggi, sta tutto il contenuto della campagna elettorale e del pensiero politico e del rispetto che il Presidente Occhiuto ha per le istituzioni. Per arrivare fino al paradosso, a Corigliano, dove va a dire che noi strumentalizziamo l’avviso di garanzia. Io sono sconvolto della doppiezza, e dell’offesa verso gli elettori Calabresi».
Un concetto che sta tornando in auge in queste ore in cui i partiti hanno iniziato la girandola della presentazione delle liste. Per Panetta il Pd è in campo con le forze migliori: «A Reggio, ma in Calabria, siamo competitivi e possiamo vincere questa tornata elettorale per dare una risposta intanto di civiltà, per dire che le istituzioni non sono al servizio di nessuno. Non si possono sfidare altre istituzioni dello Stato con questa superficialità, con questa leggerezza, ma soprattutto con tanta arroganza».
Il tratto distintivo secondo il segretario provinciale è dato dal fatto che «siamo l’unico partito e l’unica coalizione che sottoponiamo agli elettori un programma che pone la sanità come obiettivo e un punto strategico di svolta dell’attività e della vita regionale. Ma la sanità «peggiorata» è accompagnata dal nodo delle infrastrutture, della viabilità, dello spopolamento, al centro delle Feste dell’Unità delle ultime settimane.
Falcomatà-Muraca: dal “cinque” all’indifferenza
L’attesa però era per la sfida nella sfida che si giocherà all’interno della lista del Pd dove corrono per un seggio sia il sindaco Giuseppe Falcomatà che il consigliere regionale uscente Gianni Muraca. Per il partito che ha espressamente tutelato gli uscenti, l’importanza della tornata elettorale è tale da mettere in secondo piano aspetti diversi dal voto, ma è ovvio che i rapporti tra i due non siano più quelli di una volta. I due d’altra parte si danno un “cinque” fragoroso a favore di telecamere, ma poi non si rivolgono più la parola per tutta la durata della presentazione.
«Aspetti secondari» assicura anche la segretaria cittadina Valeria Bonforte che si è detta certa che il primo nemico da battere è l’astensionismo.
«Io mi sento orgogliosamente, da sempre, di appartenere alla comunità del Partito Democratico» ha detto Falcomatà parlando della scelta di candidarsi, quasi a sgombrare il campo dai veleni delle ultime settimane. «La storia della mia famiglia è collegata in maniera indissolubile alla sinistra e al Partito Democratico senza infingimenti, senza dubbi, senza tentennamenti, questa è la nostra casa, il nome Falcomatà è collegato a questo simbolo, a questa idea, a questa comunità di valori, a questa visione del mondo». Affermazioni che oltre ad arringare la folla hanno il senso anche di pesare la presenza del primo cittadino in lista che comunque ha voluto fortemente questa candidatura.
«Io credo che tutto questo in politica abbia un senso, abbia un significato e possa portare un valore aggiunto rispetto a quello che è il senso più grande di questa sfida elettorale, di questa battaglia politica al servizio dei cittadini e al servizio dei calabresi. Ecco perché non ho aspettato un attimo quando sia i compagni del Partito Democratico, ma anche il Presidente Tridico, hanno in qualche modo favorito un mio ingresso in lista, perché ognuno deve dare il proprio contributo».
Falcomatà lo fa naturalmente portando un pezzettino di esperienza di amministrazione in questi anni e «all’interno del programma più vasto che vede la città di Reggio, e gli altri comuni della provincia, accomunati da problematiche che ci vedono vicini, penso naturalmente alla sanità, penso all’ambiente, penso al lavoro, penso ai trasporti, alla mobilità, ci sono degli aspetti che invece sono peculiari del nostro territorio metropolitano». Il riferimento è naturalmente alla battaglia sull’assegnazione delle deleghe e delle funzioni alla Città Metropolitana, perché «quella che oggi noi viviamo è una regione straniera, una regione sorda ma soprattutto una regione che non rispetta le regole e non rispetta le leggi dello Stato. Assegnare le funzioni e le deleghe alla città metropolitana significa assegnarle ai cittadini non a una singola amministrazione».
Da parte sua Muraca minimizza. A domande precise della stampa fa spallucce e nega ogni tipo di contrasto con il sindaco, disegnando la situazione attuale all’interno del perimetro elettorale. «Io sono Giovanni Muraca, consigliere regionale uscente, ex assessore dell’amministrazione comunale e mi sto candidando per continuare a portare avanti il lavoro svolto in questi anni». L’uscente, insomma, adotta un approccio scolastico puntando tutto sull’attività a Palazzo Campanella dove ha svolto «il lavoro di denuncia rispetto a una sanità che non funziona, rispetto a un diritto di trasporti negato, rispetto all’assenza di una visione, e di un programma risolutivo per la sanità, ma anche rispetto alla gestione dei rifiuti e all’aumento della Tari. Ci sono degli spot, c’è una realtà parallela virtuale raccontata dal Governatore che, bisogna ammetterlo, è un grandissimo comunicatore, ma in realtà che cosa sta lasciando alla Calabria?».
Tre donne che rappresentano pezzi della società
Sono tre le donne che rappresentano a modo loro un pezzo di società. Due sono assessori, una nel comune di Reggio, Lucia Nucera, che si occupa della gestione dei servizi sociali. Proveniente da una famiglia che da sempre impegnata in politica, ha frequentato in gioventù i circoli socialisti per poi contribuire a fondare il Pd. «Per me è stato un onore ed è un onore seguire le politiche sociali di questa città e il cambiamento che siamo riusciti a fare come amministrazione. Reggio Calabria come politiche sociali è all’avanguardia, è un riferimento a livello regionale, e credo, a livello di servizi, anche del sud Italia. Siamo riusciti a fare tanto grazie ai fondi europei e l’obiettivo è estendere questo modello al resto della Calabria».
L’altra donna è amministratrice nel comune di Siderno, Maria Teresa Floccari che è assessore ai Lavori pubblici e che punta tutto sul lavoro di squadra: «Sono scesa in campo perché dall’esperienza che ho fatto e sto facendo mi sono resa conto che lavorando bene, lavorando tutti insieme e programmando, si ottengono veramente risultati ottimali. Basta venire a Siderno e vedere il volto che ha oggi la città. Quindi sono scesa in campo col Partito Democratico proprio per dare alla Calabria un volto nuovo, un volto di una Calabria con la C maiuscola, un volto dove sia la Calabria un luogo di restanza, dove i nostri giovani possano studiare, restare qui, lavorare o se studiano fuori ritornare e tutto questo è possibile perché passo dopo passo, giorno dopo giorno, tutti insieme possiamo farcela».
La terza è Patrizia Rodi Morabito, imprenditrice agricola di Rosarno e nella giunta della Camera di Commercio reggina che in primis ringrazia il Pd per aver scelto una persona che non fa politica, ma ha un’esperienza sul campo «molto forte e anche determinante». Imprenditrice agricola Morabito ha deciso di accettare la candidatura perché «desidero portare prima di tutto la voce delle donne che fanno il mio stesso mestiere, che hanno delle grandi difficoltà e desidero portare la voce di chi non ne ha e spesso crede di essere rappresentata ma non lo è. Vorrei poter dare un’impronta sul territorio – ha concluso – che sia un’impronta dinamica, costruttiva e non dare quella solita impressione di piangersi addosso che ci ha sempre danneggiati».
Dalla Locride alla Piana, altri due sindaci in lista
Oltre a Falcomatà sono due i sindaci presenti in lista. Uno è Vincenzo Maesano, sindaco di Bovalino da otto anni al secondo mandato: «Conosco bene quelli che sono i reali problemi del territorio, dalla sanità ai trasporti, alle infrastrutture e anche allo spopolamento dei centri interni. Sappiamo di dover dare delle risposte, risposte che spesso e volentieri però non competono soltanto i Comuni ma deve essere anche la Regione a supporto di quello che è il nostro agire e spesso e volentieri questo supporto non c’è stato, ecco il motivo della mia discesa in campo».
Maesano dopo aver elencato ciò che non va, si focalizza sui punti di forza, «un territorio metropolitano, un territorio calabrese, che è accumunato da tantissime risorse umane, storiche, archeologiche, ma anche bellezze paesaggistiche che vanno valorizzate in un piano strategico di turismo ed è questo anche uno degli obiettivi che ci dobbiamo porre e che sono sicuro che riusciremo a attuare».
Accanto a lui c’è il sindaco di Palmi Giuseppe Ranuccio che rientra dopo una parentesi dovuta – dice lui – a incomprensioni all’interno del circolo di Palmi dove era iscritto nel 2012 e dove è stato eletto sindaco dopo una esperienza nei banchi dell’opposizione. Ranuccio oggi è anche consigliere metropolitano e l’idea della candidatura viene «dalla volontà, dalla esigenza di provare non dico a esportare un modello ma sicuramente per provare a esportare questo impegno fatto di dedizione h24 su scala regionale, dopo averlo fatto prima al Comune e poi in ambito provinciale con la città metropolitana».
Anche per lui la madre di tutte le battaglie rimane quella della sanità: «Occhiuto ci racconta una Calabria che non esiste e che però ammalia, dove tutto funziona, tutto va bene a partire dalla sanità, dove invece i dati ci dicono che andiamo sempre peggio, i dati della migrazione sanitaria cioè i soldi che noi rimborsiamo alle regioni del nord continuano a crescere, si chiudono i punti di prima intervento, non ci sono pronto soccorsi, non ci sono medici, anche i cubani che potevano sembrare una pezza al buco stanno andando via, quindi la situazione è veramente pronta ad esplodere».