San Ferdinando, l’appello di Lucano, Salis e Scuderi: «Il tempo delle parole è finito»
Una mattinata intensa, tra la memoria delle lotte civili e la realtà di un presente che continua a ferire. Tre europarlamentari del gruppo The Left – Mimmo Lucano, Ilaria Salis e Benedetta Scuderi – si sono recati oggi nella Piana di Gioia Tauro, facendo tappa prima alla Casa del Popolo Giuseppe Valarioti a Rosarno, poi alla baraccopoli di San Ferdinando, dove vivono ancora oggi centinaia di lavoratori migranti in condizioni di estrema precarietà.
La visita è iniziata nel segno del ricordo. Ad accoglierli l’ex sindaco di Rosarno Peppe Lavorato, che ha ricordato la figura di Giuseppe Valarioti, ucciso dalla ’ndrangheta nel 1980. «Un colpo al cuore della speranza», lo ha definito Lavorato, rievocando gli anni in cui, da primo cittadino, celebrava la Festa della Fratellanza nel giorno dell’Epifania, riempiendo le piazze di Rosarno con italiani e migranti uniti in un gesto di umanità condivisa.
Poi il cammino è proseguito verso San Ferdinando, simbolo di un’emergenza che sembra ormai strutturale. Oltre 500 persone vivono ancora oggi in baracche, senza servizi essenziali, in condizioni indegne di un Paese europeo. «Il tempo delle parole è scaduto. Serve azione, serve coraggio», ha dichiarato Mimmo Lucano, chiedendo un intervento deciso da parte delle istituzioni locali, nazionali ed europee.
I tre europarlamentari hanno denunciato con forza l’abbandono istituzionale che grava sulla baraccopoli e sollecitato misure concrete per il ricollocamento dei migranti, a partire dalle migliaia di case vuote e casolari abbandonati presenti in tutta l’area.
Un barlume di speranza, però, è arrivato anche oggi: la visita ha toccato la ciclofficina solidale “Thomas Sankara”, uno dei pochi spazi autogestiti della baraccopoli. Qui i migranti riparano le loro biciclette – strumenti essenziali per il lavoro, la sopravvivenza e la libertà di movimento. «Una bici non è solo un mezzo – si legge nella nota dell’ufficio stampa di Lucano – è speranza che corre sulle strade della fatica quotidiana».
«L’Europa, se vuole davvero essere comunità, deve partire da qui», ha concluso Scuderi. «Guardando, ascoltando, ma soprattutto scegliendo di esserci».