Sezioni
07/11/2025 ore 06.30
Politica

San Lorenzo, l’allarme del sindaco Polimeni: «Conti bloccati e solo 4mila euro in cassa. Così rischiamo il collasso»

Un collasso finanziario che segna uno dei momenti più critici per la storia dell’ente. Il primo cittadino: «Non possiamo pagare gli stipendi da tre mesi. Servizi garantiti solo dal senso del dovere dei dipendenti. Così non riusciremo più a garantire i servizi essenziali».

di Silvio Cacciatore

Il Comune di San Lorenzo attraversa una fase di crisi profonda che scuote dalle fondamenta la vita amministrativa e finanziaria dell’ente. Una crisi che il sindaco Sandro Polimeni ha scelto di affrontare con parole chiare, pubblicando nei giorni scorsi un messaggio sui social in cui ha descritto «un momento difficile per San Lorenzo, ma non ci arrendiamo».

Nel suo intervento, il primo cittadino ha parlato apertamente di una situazione «economico-finanziaria di grande criticità» e di una «crisi profonda che pesa sul Comune come poche altre volte nella sua storia recente».

Polimeni ha assicurato che l’amministrazione comunale sta lavorando «giorno e notte per affrontare l’emergenza con serietà, trasparenza e responsabilità», con l’obiettivo di «ricostruire fondamenta più solide per domani».

Un appello alla fiducia, accompagnato da parole di riconoscenza verso i dipendenti comunali, che da oltre due mesi continuano a garantire i servizi essenziali nonostante il mancato pagamento degli stipendi. «Il vostro impegno è un esempio di dedizione alla comunità. A voi va tutta la nostra vicinanza, gratitudine e stima», ha scritto il sindaco, sottolineando la difficoltà di mantenere in piedi la macchina amministrativa in condizioni ormai eccezionali.

Ma dietro il tono istituzionale del post, si nasconde una realtà ancora più dura. Ai nostri microfoni, il sindaco di San Lorenzo Sandro Polimeni ha raccontato che la situazione finanziaria del Comune è «drammatica», aggravata da una serie di eventi che hanno lasciato l’ente senza margini di manovra.

«In questo momento abbiamo appena quattromila euro in cassa – ha affermato – a causa di due decreti ingiuntivi per circa due milioni di euro, arrivati tra gennaio e febbraio. Noi ci siamo insediati a giugno Il commissario che ci ha preceduto non si è opposto a questi decreti, ed oggi ci ritroviamo con i conti bloccati e i fondi pignorati».

Uno dei punti più critici riguarda la gestione del depuratore consortile, la cui voce di spesa ha finito per pesare in modo determinante sull’equilibrio finanziario dell’ente.

«Il costo di mantenimento del depuratore è uno dei problemi più gravosi per il Comune – ha spiegato Polimeni – e l’energia elettrica è stata considerata un bene primario alla stregua degli stipendi o della raccolta rifiuti. Il risultato è che il giudice ha disposto il pignoramento e non possiamo più utilizzare neppure i fondi vincolati». Una decisione che ha avuto conseguenze immediate, bloccando anche i trasferimenti regionali e statali destinati a progetti di sviluppo. «Ci sono fondi vincolati che non potevano essere toccati – ha detto il sindaco – ma sono stati ugualmente pignorati. Rischiamo di far saltare iniziative già approvate e interventi che avrebbero dovuto finanziare nuove imprese locali».

La mancanza di liquidità sta producendo effetti concreti e dolorosi. I dipendenti comunali non percepiscono lo stipendio da due mesi - ormai siamo entrati nel terzo - e, in alcuni casi, si trovano in condizioni personali difficili.

«A diversi lavoratori sono arrivati pignoramenti da parte delle finanziarie – ha raccontato Polimeni – eppure continuano a venire in ufficio, a lavorare, a garantire la continuità dei servizi essenziali. È una prova di senso civico e responsabilità che merita rispetto».

Nel frattempo, l’amministrazione tenta di mantenere l’ordinario: la raccolta dei rifiuti viene ancora effettuata da un operatore che, come ha sottolineato il sindaco, «sta lavorando per puro spirito di servizio, comportandosi da buon padre di famiglia, ma è evidente che una situazione del genere non potrà reggere ancora a lungo: prima o poi dovremo pagare anche lui».

Lo scenario che emerge è quello di un Comune paralizzato, dove le entrate sono bloccate dai pignoramenti e i debiti continuano a crescere, mentre lo Stato in tutta Italia taglia drasticamente i cosiddetti “trasferimenti”, ovvero l’FSC, il fondo perequativo di solidarietà comunale.

«Siamo in una condizione di emergenza permanente – ha affermato il primo cittadino – non si può governare un Comune con quattro mila euro in cassa e diversi milioni di euro di nuovi debiti nonostante stiamo ancora pagando il dissesto finanziario. Abbiamo bisogno di strumenti concreti, non di parole. Serve una riforma che consenta ai Comuni di uscire da questo circolo vizioso».

È un sistema che si autoalimenta, per dirla con una metafora è come un cane che si morde la coda. Il meccanismo dei dissesti finanziari e dei limiti imposti dalla normativa vigente, costringono gli enti – nonostante le difficoltà - a ripagare debiti accumulati anche in periodi di gestione commissariale, super tassando i propri contribuenti e senza che lo Stato intervenga a sanare situazioni che nascono da cause strutturali. Perché non tutti i debiti provengono dalla “malagestio”, anzi spesso sono figli di situazioni contingentali scevre dalle volontà degli amministratori pubblici.

Nel frattempo, a San Lorenzo la priorità resta quella di evitare il collasso operativo. Il sindaco sottolinea che il Comune continua, con fatica, a mantenere attivi i servizi fondamentali: dalla pulizia urbana alla pubblica illuminazione, fino all’assistenza ai cittadini. «Stiamo facendo il possibile per garantire la quotidianità, ma ogni giorno diventa più difficile - ha detto -. Non abbiamo margini, non possiamo programmare, e intanto le scadenze si accumulano. Senza un intervento straordinario, questa situazione rischia di diventare irreversibile».

Quello di San Lorenzo è un caso emblematico dentro al quale, su molti aspetti, si può rivedere la stragrande maggioranza dei piccoli comuni del meridione.

È il racconto di un Comune che prova a resistere con le proprie forze in un quadro istituzionale sempre più fragile, dove la legge chiede equilibrio finanziario ma non offre troppo spesso mezzi e supporto idonei per conseguirlo. Sandro Polimeni, che guida una delle amministrazioni più giovani del comprensorio – meno di sei mesi - si trova a gestire una crisi che non ha generato ma di cui logicamente deve farsi carico: «Stiamo lavorando con serietà e nel rispetto della verità. La nostra comunità merita chiarezza e impegno, non promesse. Non ci arrenderemo, ma serve che le istituzioni ascoltino questo grido d’allarme».

San Lorenzo, oggi, diventa così l’emblema di una Calabria che lotta tra le macerie della burocrazia e la necessità di sopravvivere. Un Comune che continua a garantire i servizi senza avere i mezzi per farlo, mentre il peso dei debiti passati e l’inerzia di apparati superiori lo spingono verso una soglia pericolosa. La sfida è tutta racchiusa nelle parole del suo sindaco: resistere, ma chiedere allo Stato di non voltarsi dall’altra parte.