SPECIALE REGIONALI ’25 | Campolo e la ricetta di Dsp per invertire la rotta: «Ascoltare le persone per crescere insieme»
«La Calabria arriva certamente sfiduciata dopo aver vissuto a proprie spese negli ultimi trent’anni una mala gestio da parte gli entrambi schieramenti, di una politica che non ha apportato certamente migliorie alla regione».
Maria Luisa Campolo, candidata al Consiglio regionale con Democrazia Sovrana popolare a sostegno di Francesco Toscano, gode di una formazione di Azione cattolica e conseguirà a breve una seconda laurea in Psicologia del Lavoro. «Il mio impegno è nel sociale da decenni, in prima persona – dice – nel mondo delle associazioni e della disabilità, portando avanti con passione quelle che sono per me delle giuste cause. Penso che bisogna agire per mettere in pratica il bene comune e che non bisogna essere semplici spettatori del nostro destino. Bisogna avere il coraggio di combattere in prima persona per i valori in cui crediamo».
Per lei chi è stato al potere fino ad oggi ha messo in atto «una politica dettata dai poteri nazionali e sovranazionali, come l’UE creando disoccupazione, spopolamento dei territori con conseguente abbandono da parte della popolazione giovanile, precariato, chiusura delle piccole imprese, assottigliamento del ruolo sociale ed educativo della scuola, configurandole un sistema aziendale che certo non le compete. Assistiamo da anni ormai ad una vera trasmigrazione di interi nuclei familiari al Nord o addirittura all’estero. La sanità è ridotta a livelli massimali di inadeguatezza ad affrontare le richieste di una popolazione che è costretta a rivolgersi altrove per curarsi con gravosi risvolti economici».
Bisogna dunque invertire il senso di marcia per Campolo, e attuare una politica che inviti i giovani a restare attraverso proposte serie e non di facciata. «Il Presidente di Dsp e il coordinatore, Marco Rizzo, capolista in tutte e tre le Circoscrizioni, hanno più volte fornito spunti e messo chiaramente nel programma elettorale elementi chiari su come intervenire per migliorare le condizioni della Regione. Ne è un esempio forte la trasformazione di Fincalabra, in una banca pubblica regionale; una migliore gestione dei fondi del PNRR che compaiono in piena campagna elettorale, ma arrivati magari da alcuni anni; coinvolgimento delle facoltà universitarie calabre su temi mirati; adeguamento di aeroporti, porti e piccoli porti, ad accogliere in maniera logistica anche il turismo che viene dal mare; fondi seri ai piccoli borghi; favorire l’artigianato calabro e le piccole imprese, liberandole da una burocrazia assurda».
La Calabria ha per Campolo bisogno di ascoltare il suo territorio, perché solo ascoltandolo si può arrivare a dare risposte concrete. Il riferimento e al settore dell’artigianato schiacciato troppo spesso dalla eccessiva burocrazia, ma anche al comparto del turismo che ha bisogno di migliori collegamenti e attrattive,
«E certamente – aggiunge guardando alla Città metropolitana – ripuliremmo la città, che a tratti si ritrova discariche a cielo aperto, cercheremmo di far capire alla gente che gli spazi comuni, vanno rispettati e custoditi perché gli appartengono. La nostra politica è una politica per il popolo, fatta da persone che credono in un progetto politico, quello di DSP».
La sua scala di priorità vede in vetta la salute delle persone: «È inaccettabile che il popolo calabrese debba emigrare per trovare le cure opportune e non perché i nostri medici non siano bravi, ma perché non ci sono le condizioni per sopperire a tutte le richieste. Non si investe in risorse di capitale umano, con conseguente collasso di molti reparti che sono sotto organico, costretti a lavorare sotto stress a discapito dei cittadini. Ma la colpa non è, certo, dei medici e paramedici, la colpa è di chi amministra, che ha chiuso 18 ospedali negli ultimi decenni, lasciando le persone in liste di attesa interminabili. Vorrei anche sottolineare che parecchi reparti vengono riforniti con materiale non di livello, mi riferisco ai supporti e ausili che pregiudicano di fatto la salute delle persone».
La ricetta di Dsp è invertire la rotta: «Sicuramente aboliremmo il piano di rientro che sottopone la corsa al famoso budget. Non credo che sia dignitoso per noi cittadini. I Livelli Essenziali di Assistenza sono poi sotto gli standard minimi. Proporremmo sicuramente di cambiare il sistema aziendale degli ospedali e delle scuole. Daremmo valore alle risorse della Calabria, che sono invidiate in tutto il mondo. Contrasteremmo il precariato che non garantisce il sostentamento delle famiglie, ma li porta a vivere in uno stato di agitazione che li rende schiavi, sottoponendoli ad una logica di politica clientelare. Il nostro è un programma completo che tocca tutti i settori e tutte le fasce, siamo comunque sempre pronti al confronto e ad ascoltare la gente in tutte le sue esigenze per migliorare e crescere insieme».