Tridico: «Una nuova primavera per la Calabria. Prossimo passo federare il Sud»
«Per la prima volta la Calabria è stata un laboratorio. Tanto che dopo di noi sono arrivati gli accordi anche nelle altre regioni. C’è stato un dialogo serio, si sono definiti dieci punti di programma chiari e si è creata una convergenza ampia sul nome. A quel punto ho accettato». Così Pasquale Tridico, candidato alla presidenza della Regione Calabria, in un’intervista al Quotidiano Nazionale.
«C’è l’indignazione che mi ha mosso da calabrese – prosegue –. Occhiuto ha fatto un “Papeete” come Salvini: si è dimesso in piena estate, cercando di sviare l’attenzione dai suoi guai e sperando di trovare un centrosinistra e il M5S impreparati».
Ampio spazio è stato dedicato al tema della sanità: «Occhiuto ha avuto pieni poteri, da presidente e commissario, ed è stato complice con Scopelliti, che nel 2011 ha chiuso 18 ospedali. La nostra sanità è quella di un Paese in via di sviluppo: reparti all’osso, carenza di medici, persone che muoiono perché l’ambulanza non arriva – 4 negli ultimi mesi. E intanto la Calabria paga un conto mostruoso alle regioni che accolgono i pazienti che qui non riescono a curarsi».
Guardando al futuro, Tridico parla di «una nuova primavera per la Calabria, come è stato a Napoli e in Puglia. Ora tocca a noi: il passaggio successivo è federare finalmente il Sud». Per riuscirci, spiega, bisogna partire da «punti in comune come il contrasto alle mafie, cultura, università, politiche industriali, e soprattutto i collegamenti».
Infine, il tema del reddito di dignità regionale: «Studio disuguaglianze e povertà da anni. Qui un abitante su due è a rischio povertà: è il dato più alto d’Europa. Oggi dell’assegno di inclusione beneficiano disabili, minori e anziani, ma un 58enne occupabile senza lavoro continua a morire di fame. Ho proposto di unire i progetti di inclusione alle politiche attive per il lavoro, dall’istruzione al recupero degli occupabili, nei progetti culturali, nelle aree interne, nei siti archeologici. Così si potranno sfruttare i fondi Ue».