A TU PER TU | Bruno Trocini l'allenatore passionale che ha rilanciato gli amaranto si racconta tra campo e vita privata: «Grato alla città, noi siamo pronti per i professionisti…» - VIDEO
Per la puntata odierna di “A tu per tu”, trasmessa dagli studi del reggino.it di Corso Garibaldi, questa sera un graditissimo ospite: Bruno Trocini, allenatore della Reggina. Reduce dalla vittoria dei play-off dopo una cavalcata spettacolare fatta da più di venti vittorie è lecito aspettarsi di vederlo ancora seduto sulla panchina della Reggina.
Avete già parlato di rinnovo con la società? E soprattutto è quello che vuole anche lei e con quali garanzie, se ne porrà?
«No, no, nessuna condizione particolare, ci siamo presi un po’ tutti qualche giorno di riposo perché è stata veramente una stagione lunga e complicata. C’è la volontà da parte di entrambi di andare avanti, poi ovviamente quando sarà il momento giusto, non lo so nello specifico, comunque tra qualche giorno, ci siederemo e parleremo di di un po’ di cose. Insomma
Questo, indipendentemente dall’immediato futuro?
«È chiaro che adesso la cosa che più interessa è la Reggina e quindi cercare di capire se ci sono possibilità di ripescaggio. Io me lo auguro, anzi io sono veramente molto fiducioso in questo senso. Secondo me tutte le altre cose possono anche venire dopo»
In coda a questa stagione resta ancora da capire la questione ripescaggi a cui è legato il nostro destino… che idea si è fatta? Non le resta l’amaro in bocca per come è andata? Come legge questa situazione?
«Male, è una cosa che ovviamente brucia, che fa male, che ci ha portato a compiere una stagione veramente ricca, molto ricca dal punto di vista proprio dei risultati, perché almeno nella mia gestione si è fatto veramente tante vittorie consecutive e numeri veramente importanti, però poi alla fine ero stato non è quello che tutti quanti auspicavamo quindi è stata anche in questo senso una stagione strana dove non si è mai riusciti a esultare, a festeggiare, ad avere secondo me anche i giusti meriti per lo sforzo che hanno fatto tutte le componenti, e questo ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca»
Certo è, mister, che quella che ha preso in corsa non è una squadra costruita con gli uomini da lei richiesti, eppure i risultati sono arrivati.
«L’obiettivo non era minimo, l’obiettivo era uno solo ed era quello di arrivare primi nella mia testa, e penso in quella di tutti quanti, e ho accettato perché ci credevo ciecamente e il risultato lo testimonia, perché poi alla fine abbiamo fatto 21 vittorie su 25 partite. È veramente strano da raccontare che un un ciclo di risultati così importante e così lungo non abbia portato alla vittoria finale. Quindi sì, assolutamente ci credevo, ci credevamo tutti, anche se non avevo costruito la squadra, però c’erano diversi ragazzi che avevo allenato fino a pochi mesi prima, altri che avevano preso di conoscevo comunque, o di nome o qualcuno l’avevo anche allenato, insomma in questo senso per me è stato più facile»
Quindi squadra costruita bene o il manico ha avuto il suo merito?
«Secondo me serve un po’ di tutto, sarò anche scontato e banale in questo. Il merito di quello che abbiamo fatto che, ripeto, non è mai abbastanza ovviamente in una città come Reggio dove le aspettative sono altissime, non può che essere diviso fra tutte le componenti. In primis sono i giocatori che mi hanno dato grandissima disponibilità, un gruppo fatto veramente di ragazzi per bene, seri, attaccati alla maglia, all’ambiente, che tenevano a questo risultato più di ogni altra cosa, che hanno messo il risultato di squadra davanti a ogni singola ambizione, che è una cosa rara e che non sempre si trova. Quando un allenatore riesce ad avere un gruppo che ha questa capacità, cioè quella di mettere la squadra davanti a sé stesso, il più è fatto. Poi ovviamente quando ci si accorge, e la città se n’è accorta immediatamente della voglia della passione della serietà di questo gruppo, tutto diventa più semplice. La società ha cercato di fare il massimo, secondo me ha fatto veramente il massimo, e quindi un po’ tutto ha funzionato».
In questi due anni la piazza, l’ambiente, ha imparato a conoscere i vari Ballarino Bonanno lo stesso Praticò, lei invece la società la conosceva già. Che rapporti ha istaurato con loro, al suo ritorno, e In che modo lei ha potuto incidere sulla stagione?
«In realtà io la società non la conoscevo, l’ho conosciuta l’anno scorso, un po’ come tutti quanti. Non conoscevo la proprietà, non conoscevo il direttore, conoscevo il direttore generale Praticò perché c’eravamo incontrati qualche volta, magari in qualche trasmissione o in qualche evento sportivo. In generale conoscevo Bonanno perché l’ho affrontato qualche volta, quando lui era direttore a Catania, ma solo di nome, non di persona. Non conoscevo Ballarino… ed è stata una scoperta, diciamo, con pro e contro perché ovviamente i risultati di questa “seconda” mia esperienza sono molto molto migliori rispetto al primo anno. Perché la conoscenza fa la differenza secondo me. Quando si comincia a capire quali possono essere i punti di vista di uno piuttosto che di un altro, quando si comincia a capire che le cose vanno costruite insieme, la conoscenza fa la differenza. In questo senso io ho avuto un rapporto sempre schietto, probabilmente anche troppo con la società, e poi loro hanno apprezzato questo e io ho apprezzato anche loro nel tempo, perché poi capisci che una proprietà è quella che caccia i soldi e quindi ovviamente ha una visione e ha un punto di vista differente dal mio che è quello solo di campo. L’unica cosa che mi interessa è che i ragazzi stiano bene, che si allenino bene, che funzioni tutto, mentre loro hanno anche tante altre cose da portare avanti, tante altre responsabilità. Però, ripeto, con il tempo, la conoscenza e il rispetto, soprattutto, si riesce sempre a costruire qualcosa di buono»
Insomma tornando all’inizio sembra ci siano tutti i presupposti per vederla seduto sulla panchina del Granillo, dalla parte giusta? I tifosi questo vogliono sapere…
«Si direttore, anch’io voglio rimanere. La società mi vuole tenere, io voglio rimanere, siamo tutti d’accordo… poi bisogna sedersi e parlare di tante cose, perché noi siamo sempre figli dei risultati, quindi io che sono per alcune cose anche un po’ ossessivo, voglio che alcune cose che per me sono molto molto importanti, siano molto molto importanti anche per la società, quindi quando queste cose coincidono non c’è nessun motivo al mondo per non andare avanti insieme»
Lei a Reggio è stato se stesso tra espulsioni, esultanze, il rapporto speciale che ha voluto creare con gli ultras, e quella canzone lanciata insieme al capitano domenica scorsa… In cosa sente di essere cresciuto e cosa si porta dentro da quest’annata così carica di emozioni?
«Reggio non è una piazza come tante altre, è una piazza che nella quale la passione fa la differenza, nella quale le aspettative sono sempre altissime e la pressione è veramente tanta, perché poi allenare qui in questo momento, dopo questa grandissima delusione legata al fallimento sicuramente non è stato semplice, quindi penso che il convivere con queste pressioni, queste difficoltà, sicuramente mi lascerà qualcosa dal punto di vista proprio formativo. Però le cose più belle sono sicuramente i rapporti umani che sono riuscito a creare, ma quelli io sono riuscito a crearli un po’ dovunque sono stato, ma qui in particolar modo ho trovato in primis uno staff, un gruppo di persone sane dal punto di vista morale, dei principi, che sono le cose alle quali tengo di più, e una piazza piena zeppa di amore e passione quasi viscerale, o anche senza quasi, per questa squadra, che ti porta sempre a spingere al massimo, a sentire tante tante responsabilità, quindi a farle tue, e questo sicuramente è un qualcosa che nel bagaglio dell’allenatore è sicuramente utile»
Sente di essere stato un po’ l’anello di congiunzione tra il campo e la curva nel rapporto tra i tifosi e la società?
«Non lo so questo direttore, non lo so se sono stato capace di fare questo. Sicuramente si è creato un bel rapporto, questo è fuori discussione, sicuramente mi accorgo dagli attestati di stima che si era creato qualcosa di bello con la città, da parte della squadra e quindi da parte di tutti. Questo entusiasmo ci ha portato veramente a spingerci oltre ogni cosa, perché poi alla fine è difficile da spiegare, a chi non è di campo, provare a convivere quotidianamente con la pressione, con l’obbligo di non poter mai non perdere, neanche pareggiare, per mesi e mesi… quindi in questo sicuramente questo lavoro è stato veramente faticoso, è stato duro, però anche bello, entusiasmante. Quanto possa essere stato io a incidere questo non ho la più pallida idea, ma sono altrettanto convinto che la squadra e i giocatori sono stati assolutamente trascinanti secondo me in questo»
Diciamo pure che è stato fondamentale, e la gente questo glielo riconosce perché questo si è visto domenicalmente, ma probabilmente anche perché ha vissuto la città…
«Assolutamente, mi piace avere una vita normale, avere rapporti con le persone in maniera normale. Io sono sempre stato me stesso in questo senso, però ripeto la cordialità, l’accoglienza della gente, fa la differenza. Personalmente se uno mi fa stare bene do tutto quello che ho, anche di più, quando ci sono situazioni spigolose ovviamente poi divento spigoloso anche io. Invece qua la città veramente mi ha accolto in maniera favolosa e io di questo gliene sono grato»
Cosa le è piaciuto di Reggio città, della sua cucina, dei suoi luoghi e cosa invece non le è piaciuto proprio? Sia sincero però…
«Onestamente “u stoccu” non m’è piaciuto tantissimo, io preferisco il baccalà. Questa è una cosa che non mi ha entusiasmato, so però che i reggini sono fieri di questo… però grandissima ammirazione e proprio amore per i maccarruni con il sugo all’Agnello»
Sappiamo che è stata la sua famiglia a raggiungerla per l’ultima della stagione, ecco che pre e post partita è stato accanto alla sua famiglia?
«Sono stati momenti ricchi di aspettative, diciamo così, l’aspettativa più grande era quella di concludere con una vittoria, di non rovinare quello che di meraviglioso si era creato, perché poi alla fine nonostante le 13 vittorie di seguito e le 20-21 vittorie incredibili, poi alla fine quello che contava, come tutto l’anno, era quest’ultima partita. E quindi la tensione e le aspettative erano tante, perché siamo arrivati a questa finale veramente col fiato corto in ogni senso, ma con il cuore zeppo di orgoglio di voglia di portarla a casa. La famiglia sapeva… volevano essermi vicini, quest’anno più degli altri anni, spesso mi sono venuti a trovare agevolata anche dal fatto che comunque i figli stanno crescendo, quindi mia moglie li può lasciare anche soli a Roma. E poi, il sole, il mare, ha portato a facilitare questa cosa, perché gli fa piacere venire, perché riescono a svagarsi qualche giorno anche loro,
Mister ha una dedica particolare da fare alla fine di questa stagione?
«La dedica, a parte la mia famiglia ovviamente, la voglio fare a mio fratello e mia sorella e a mia mamma e mio cognato che sono a Cosenza e che sono diventati i primi tifosi della Reggina per proprietà transitiva, seguendo me dalla mattina alla sera… Ormai sono supporters in ogni senso, perché anche comprando la partita ogni settimana sono diventati anche dirigenti quasi… A parte gli scherzi la dedico a loro perché hanno sofferto tantissimo insieme a me. Noi siamo una famiglia unita, e mi mancano tanto, perché vivendo a Roma e loro a Cosenza questa possibilità che ho avuto di allenare in Calabria in questi due anni mi ha anche riavvicinato a loro, quindi la dedico a loro»
Qual è secondo lei lo stato di salute del calcio calabrese?
«Diciamo che il Crotone e il Catanzaro sono due squadre legate a due società forti e competenti che hanno dato grande continuità. Il Catanzaro ormai negli ultimi anni è cresciuto tantissimo sotto la gestione Noto. Fanno le cose per bene, e i risultati non sono mai casuali quando c’è amore passione competenza disponibilità ovviamente economica. Cosenza vive un momento complicato di grande attrito in città, mi auguro che possano risolvere ogni cosa… Sarebbe bello che un po’ tutta la Calabria, con queste grandi e belle città, fossero tra i professionisti del prossimo anno. Noi siamo pronti in questo senso…»