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16/11/2025 ore 19.00
Reggina

AAA CERCASI Reggina: il Granillo si svuota, la squadra crolla e la città volta le spalle

La Reggina cade ancora al Granillo e la città si allontana: stadio vuoto, Curva Sud in protesta, tifosi storici e tesserati che rifiutano di assistere alle partite. Torrisi parla, la società continua a tacere. E l’inno amaranto diventa un ricordo amaro mentre cresce una domanda: questa volta è davvero finita?

di Aldea Bellantonio

Un’altra sconfitta, l’ennesima. Un altro pomeriggio in cui il Granillo racconta, più del tabellino, il declino di una squadra e di una società che sembrano aver perso il controllo della situazione. La Reggina cade 3-2 contro l’Athletic Palermo e il risultato, già pesante, diventa quasi un dettaglio dentro un quadro più grande: la distanza sempre più evidente tra la città e la sua squadra.

Torrisi nel post partita è apparso deluso e arrabbiato, quasi impotente davanti a un rendimento che non cambia mai. Ma il suo sfogo resta isolato. Il resto della società continua a non farsi vedere, a non parlare, a non spiegare. E quando chi guida non mette la faccia, tutto il resto si sgretola più in fretta.

Sugli spalti il quadro è desolante. Non c’è più il clima di un anno fa, quando in Serie D lo stadio era vivo, compatto, orgoglioso, e sembrava quasi di assistere a un calcio di categoria superiore. Oggi, invece, siamo davanti a un vuoto che fa male. Non si tratta solo di tifosi occasionali: ci sono reggini che hanno sempre seguito la squadra, tesserati, persone cresciute con l’amaranto addosso che rifiutano apertamente di andare allo stadio perché «questa Reggina non rappresenta più niente». E questo, per una piazza come Reggio, pesa più di qualsiasi sconfitta.

La Curva Sud ha voltato le spalle ai giocatori. Un gesto che racconta molto meglio di mille parole il crollo del rapporto tra squadra e tifoseria. Fischi, cori di protesta, settori interi praticamente vuoti: la frattura è evidente e non la sistemi con una vittoria estemporanea.

E in questo momento così buio tornano alla mente le parole dell’inno: «Vai Reggina, facci innamorare ancora, per la vita, perché non è mai finita». Parole che oggi suonano quasi ironiche, mentre la città si chiede se, invece, questa volta sia davvero finita. Finita la pazienza, finito l’entusiasmo, finito il legame con una squadra che non sembra più rappresentare né storia né identità.

La tifoseria ha dato tutto, anche più del dovuto. Ora è la società che deve assumersi le responsabilità, parlare, spiegare, mostrare una direzione. Perché una cosa è chiara: andare avanti così non è più possibile.