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18/04/2025 ore 21.00
Reggina

Locri si dimentica della Magna Grecia e sceglie Catanzaro, un tradimento e uno schiaffo alla storia

Gli sputi a Capomaggio e l’ennesimo clima avvelenato sono la conferma: la Reggina non può più restare in una categoria che la mortifica invece di valorizzarla
di Francesco Trimboli

Quanto visto ieri allo stadio Macrì va oltre la cronaca sportiva. Sputi, tensioni, un’accoglienza ostile: un contesto indegno non solo della Reggina, ma dell’intero calcio dilettantistico. Serve rispetto per una società gloriosa e per i suoi tifosi. Serve un altro palcoscenico. Perché una piazza come Reggio merita un calcio all’altezza della sua identità, non la mediocrità della Serie D.

Quello che è accaduto ieri durante Locri-Reggina non è accettabile. E non può più essere derubricato a “tensione da derby” o “calore del pubblico”. Sputi in campo, un clima ostile, toni accesi al limite dell’aggressione verbale e fisica. Il gesto vergognoso del difensore del Locri, che ha sputato verso Capomaggio, è la fotografia peggiore possibile di una categoria che fatica sempre più a tenere insieme sport e civiltà.

Questo non è calcio. Non è sport. E di certo non è Serie D. Perché se la D è davvero questo, allora significa che è la categoria a non essere all’altezza della Reggina non il contrario.

Una società con la storia, il blasone e il pubblico della Reggina non può più essere costretta a misurarsi in contesti dove la cultura sportiva è calpestata ogni settimana. Non può essere accolta in certi stadi come se fosse il nemico pubblico numero uno. Non può diventare bersaglio di frustrazioni altrui. E no, non può nemmeno essere il bersaglio di una tifoseria quella locrese che non rappresenta il popolo nobile e ospitale della Locride. Un popolo figlio della Magna Grecia, storicamente legato a Reggio. Non può e non deve essere questa l’immagine lasciata da un derby.

È tempo che il mondo della Serie D si interroghi. Su quello che offre, su come tutela (o non tutela) le sue società più importanti, su come gestisce tensioni e violenze, su che immagine vuole dare di sé. Perché se i campi di provincia diventano trappole, se l’accoglienza è fatta di sputi e intimidazioni, allora il problema non è solo del Locri, ma dell’intera struttura. E se c’è una società che non può permettersi di restare invischiata in questo pantano, quella è la Reggina.

Reggio Calabria, la sua gente, il suo club, la sua storia… meritano ben altro. Meritano piazze dove il calcio è confronto, non ostilità. Palcoscenici dove il valore sportivo viene riconosciuto, non disprezzato. Categorie dove una società con migliaia di tifosi al seguito non deve sentirsi fuori posto.

Locri-Reggina è solo l’ennesimo segnale. Il campionato deve finire nel migliore dei modi, ma il messaggio è chiaro: la Reggina non può più restare in Serie D. E la Serie D deve chiedersi se è pronta a perdere ciò che non è in grado di proteggere.