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29/05/2024 ore 18.20
Reggina

Marchio Reggina, una storia decisa in pochi minuti, senza rilanci e polemiche: ricomincia così l’era amaranto

Ora ci si potrà finalmente lasciare alle spalle le amarezze di un anno fa. Ballarino: «Troveremo insieme al sindaco un modo per non finire nuovamente nelle aule di Tribunale»
di Redazione

di Vincenzo Imperitura – Poco più di venti minuti. Tanto è durata l’asta per riportare a casa il nome e il simbolo della Reggina, da tempo strappato dalle maglie degli amaranto e confinato nelle mani dell’ennesima curatela fallimentare. Sulle ceneri della squadra lasciata affondare in oceani di debiti da Felice Saladini e (prima di lui) da Luca Gallo, e ripresa per i capelli l’estate scorsa dalla società guidata da Nino Ballarino, rinasce quindi la Reggina che finalmente potrà rimettersi sul petto, la grande R con il pallone vintage e che finalmente, potrà lasciarsi alle spalle quel nome infelice che ha accompagnato la squadra in questi ultimi 12 mesi.

Finisce così, al costo di 125 mila euro, la telenovela su storia, identità e tradizione che ha avvelenato l’ultima stagione calcistica, trascinandosi in polemiche surreali che hanno diviso la tifoseria e spaccato l’ambiente. Una polemica folle – prima di mercoledì nessuno avrebbe potuto fregiarsi del nome e del marchio storico del club – in cui sono entrati a piedi uniti consiglieri comunali alla ricerca spasmodica di luce riflessa, sindaci con il pallino del calcio e un debole per le tornate elettorali imminenti, e altri personaggi in cerca d’autore che, almeno a parole, pretendevano di avere voce in capitolo.

Finisce così, tra i baci e gli abbracci dei tre protagonisti (Ballarino, Falcomatà e l’ex arbitro Tagliavento in rappresentanza di Bandecchi) esibiti a favore di telecamera, dopo settimane in cui i protagonisti, tutti, se le sono date di santa ragione attraverso interviste e interventi in diretta social conditi di insulti e cattiverie. Finisce così, senza (speriamo) ulteriori polemiche, lo stillicidio di notizie (vere o presunte) costruito nell’ultimo anno sulla pelle di una tifoseria che dopo il sogno della serie A si è ritrovata catapultata nell’inferno del calcio dilettantistico. «Sono emozionato – ha detto a operazioni ormai concluse, il direttore generale della Reggina Ballarino – ora troveremo un modo, assieme al sindaco, di evitare che il marchio finisca nuovamente nelle aule di Tribunale».

Nessun rilancio, nessuna lotta all’ultimo respiro per questa gara, che gara non è stata mai per davvero. L’apertura delle buste con le offerte ha cristallizzato la proposta dell’ex presidente della Ternana, che non ha rilanciato, e quella dell’amministrazione della città, che si è fermata al tetto massimo fissato dalla delibera del Consiglio comunale. Nel pomeriggio i tifosi amaranto – una loro delegazione era presente all’asta mentre i giornalisti attendevano fuori – si sono dati appuntamento in piazza Duomo, nel salotto buono della città. L’ultima volta, proprio un anno fa, era stato per protestare contro l’imminente cancellazione della Reggina dal calcio dei professionisti. Oggi il copione sarà di un altro tenore. Oggi la Reggina è tornata. E sperare nel ripescaggio non è più solo un’utopia.