Reggina, un finale a porte chiuse che sa di punizione: ma la città merita di esserci
La Reggina si appresta a vivere l’appuntamento più atteso e delicato della stagione: la finale playoff contro la Scafatese. Un traguardo frutto di mesi intensi, affrontati tra ostacoli sportivi, trasferte difficili e una pressione sempre crescente. Ma soprattutto, un cammino sostenuto da una tifoseria che, ovunque, ha mostrato attaccamento, passione e spirito sportivo.
Eppure, proprio alla vigilia di questa sfida cruciale, l’atmosfera rischia di essere compromessa da un verdetto che lascia l’amaro in bocca: il Giudice Sportivo ha inflitto alla Reggina la squalifica del campo per una gara e un’ammenda di 3.000 euro. Una sanzione che, se confermata, priverebbe la squadra del sostegno del proprio pubblico nella partita più importante dell’anno.
Il provvedimento fa riferimento all’utilizzo di fumogeni e all’ingresso non autorizzato di alcuni sostenitori sul terreno di gioco al termine della sfida contro il Siracusa. Tuttavia, il comportamento della tifoseria amaranto durante l’intera stagione è stato, nella sostanza, corretto e dignitoso, anche di fronte a episodi provocatori e a decisioni arbitrali spesso discutibili. Nessun atto di violenza, nessun danno reale. Solo tanto calore, colore e un sostegno continuo.
In un contesto già segnato da difficoltà strutturali e sportive, togliere il pubblico alla Reggina proprio in una finale rappresenterebbe non solo una sconfitta per la società, ma per l’intero calcio dilettantistico, che dovrebbe invece valorizzare esempi di partecipazione civile come quello del tifo amaranto.
La speranza è che si possa rivalutare la decisione, anche alla luce della storia della Reggina e dell’assenza, da anni, di provvedimenti simili a carico del club. È il momento per la città, per le istituzioni sportive e per quelle locali, di unirsi in un messaggio comune: questa finale merita il suo pubblico.
Perché Reggio Calabria e la Reggina non sono solo una squadra e una città. Sono un simbolo di passione sportiva che chiede soltanto di esserci.