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03/01/2025 ore 17.37
Reggina

Verso Reggina-Igea Virtus, il patron Massimo Italiano: «Vincere al Granillo sarebbe come battere la Juventus»

In vista della sfida di domenica contro gli amaranto, il presidente dei siciliani si racconta senza filtri, parlando delle difficoltà della Serie D, delle ambizioni della sua squadra e dei progetti per il futuro
di Redazione

di Francesco TrimboliMassimo Italiano, presidente della Nuova Igea Virtus, ci racconta il sogno di un piccolo club che non si arrende e lotta con le grandi del calcio meridionale. Con una passione radicata nella tradizione e un progetto ambizioso, il presidente della squadra siciliana ci parla della sua visione e dell’emozione di affrontare squadre storiche come la Reggina.

Massimo, qual è la motivazione che l’ha spinta ad investire nel mondo del calcio?
«Il calcio è una passione che ho sempre avuto, ma non è solo il sogno di un uomo a spingere il progetto Igea Virtus. Siamo un gruppo coeso di sei persone con una visione condivisa. Vogliamo costruire qualcosa di solido, non essere una squadra di passaggio. L’obiettivo è sviluppare un settore giovanile che diventi un punto di riferimento nei prossimi due anni, e tra tre o quattro anni arrivare in Lega Pro. La nostra ambizione è ora.»

Come è cambiato il calcio e quale impatto ha avuto sul suo modo di fare presidente?
«Il calcio è cambiato molto. Lo vivo da quasi 30 anni, tra calciatore, dirigente e ora presidente. Un tempo bastava il rapporto diretto con il calciatore, ora ci sono troppi intermediari. Gli atleti sono pedine in mano a terzi. In alcuni momenti, ho pensato di mollare tutto, perché il sistema è diventato troppo distante dalla passione che il calcio suscitava un tempo.»

Quali sono le difficoltà quotidiane nella gestione di una squadra come la sua?
«Le difficoltà economiche sono enormi, soprattutto a livello provinciale. Una volta, l’amministrazione locale ti aiutava, oggi ogni spesa è un peso. Non solo sul campo, ma anche fuori, bisogna lottare per garantire la sostenibilità del progetto.»

Qual è la sua visione per l’Igea Virtus nei prossimi anni?
«La nostra visione a lungo termine è solida. Non siamo qui per fare un paio d’anni di Serie D e sparire. Puntiamo ad uno stadio di proprietà e a un progetto che garantisca continuità. Stiamo lavorando con il comune per una gestione di almeno 15 anni. La nostra ambizione è dare a Barcellona Pozzo di Gotto il calcio che merita: professionistico.»

Quali sono le difficoltà del calcio di provincia e come si concilia il sogno con la realtà della Serie D?
«Il calcio di provincia è una lotta continua, con pochi sponsor e una crisi di fiducia generale. Una volta c’erano imprenditori disposti ad investire, oggi è tutto più difficile. Ma non ci fermiamo, la nostra missione è portare l’Igea a livelli più alti, e ci vuole pazienza, determinazione e coraggio.»

La Reggina è una delle realtà più solide del calcio meridionale. Come vede questa squadra?
«La Reggina è una squadra forte, con una tradizione straordinaria. Affrontarli è un onore, e non vediamo l’ora di sfidarli con tutta la grinta possibile. Ogni partita contro una big come la Reggina è un’occasione di crescita per noi.»

Il girone di Serie D quest’anno è equilibrato e ricco di sorprese. Come vede la competizione?
«Il campionato è entusiasmante e competitivo. Il Sambiase è una sorpresa, ma realtà come Siracusa, Reggina e Scafatese sono meglio attrezzate. Ogni partita può fare la differenza sia per le posizioni di vertice che per la salvezza.»

Come vede il sistema Serie D a livello nazionale?
«Il sistema Serie D è sbilanciato, con gironi troppo differenti e troppe squadre che smobilitano a gennaio. La Serie D andrebbe rivista per garantire maggiore competitività e per valorizzare il campionato in modo più equilibrato.»

Cosa significa giocare al Granillo contro la Reggina, un tempio storico del calcio?
«Giocare al Granillo è un’emozione unica. È un tempio del calcio, e per noi è un onore essere lì. Non vedere la Reggina in Serie A è una ferita per il calcio calabrese, ma per noi è un’occasione di dimostrare il nostro valore. Se riuscissimo a fare risultato, sarebbe come battere la Juventus. È il sogno che stiamo vivendo.»

Dopo il girone di andata, qual è l’ambizione dell’Igea Virtus per la seconda metà di stagione?
«L’obiettivo è la salvezza. Dobbiamo raggiungere i 42 punti il prima possibile, e una volta ottenuta la salvezza, se c’è la possibilità, alzeremo l’asticella per lottare per obiettivi più ambiziosi. Ma la priorità è restare con i piedi per terra.»

Cosa serve per portare l’Igea al livello successivo?
«Serve continuità. Siamo vicini ai playout, quindi la priorità è allontanarci da quella zona. Servono quei 5-6 punti che ci farebbero stare meglio in classifica. Inoltre, abbiamo bisogno di un grande imprenditore che ci aiuti a fare il salto di qualità.»

Il cambio di allenatore porterà benefici alla squadra?
«Il cambio di allenatore può portare nuova energia. Speriamo che anche quest’anno l’effetto sia positivo, come è accaduto lo scorso anno. A volte è proprio il cambiamento che riesce a dare quella scossa che manca.»

Cosa manca al calcio moderno per ritrovare la passione dei “vecchi tempi”?
«Il calcio moderno è dominato dai soldi, e la passione è stata in parte soffocata dalla ricerca del profitto. Il calcio dilettantistico ha ancora quella passione genuina. Servono stadi moderni che invogliano la gente a tornare, senza però perdere l’anima del gioco.»

Che tipo di rosa ha la Nuova Igea Virtus?
«Penso che la nostra rosa sia da quinto o sesto posto. Ma alla fine, dipende sempre dalle dinamiche del campo. Siamo pronti a lottare e a vedere dove possiamo arrivare.»

Il sogno di Massimo Italiano per la Nuova Igea Virtus è chiaro: costruire una realtà solida che possa competere con le grandi del calcio meridionale. Nonostante le difficoltà, il presidente è determinato a puntare sulla crescita, sull’ambizione e sulla passione. La partita al Granillo è un’opportunità irripetibile per una piccola squadra come l’Igea, e la strada verso la Lega Pro è aperta, fatta di sacrifici e di un sogno che non si arrende mai.