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15/05/2025 ore 15.00
Reggina

Verso Reggina-Scafatese, Atzori: «Amaranto i più forti del campionato. Finale senza pubblico? Assurdo...»

Il tecnico della Scafatese: «La Reggina ha storia e qualità. Spero di ritrovare l’affetto di Reggio. E sul match: ce la giocheremo a viso aperto»
di Francesco Trimboli

Alla vigilia della finale playoff tra Reggina e Scafatese, Gianluca Atzori, ex calciatore e allenatore amaranto, presenta la sfida decisiva che si disputerà al momento a porte chiuse. Un contesto che l’ex mister della Reggina definisce «assurdo», ma che non cambia l’approccio della sua squadra: «Siamo pronti a giocarcela a viso aperto». Dall’analisi del match al legame con Reggio, dai ricordi condivisi con ex suoi calciatori come Barillà, Adejo e Curiale, fino alla crescita di Francesco Acerbi: «Un campione vero, ha meritato ogni traguardo». Con lucidità e rispetto, Atzori parla di tutto: Reggina, Scafatese, emozioni e ambizioni.

Mister, questa finale arriva in un clima surreale: al momento il match si giocherà a porte chiuse. Che rimpianto per chi ama il calcio, non crede?

«Credo sia assurdo che oggi ci facciano fare una finale dove i tifosi, le persone, non possano vedere l’ultima partita dell’anno. È qualcosa che mi lascia davvero perplesso. Spero vivamente che questa decisione venga revocata.»

Come arriva la sua Scafatese a questa sfida? È l’appuntamento più importante dell’anno, contro una Reggina affamata e carica di aspettative.

«La mia squadra arriva molto serena, abbiamo fatto un campionato importante e siamo la terza forza del girone. Sapevamo che sarebbe stato difficile vincere, ma ci abbiamo provato. La Reggina, dal mio punto di vista, è la più forte del campionato: ce la giocheremo come all’andata.»

Giocare al Granillo senza tifosi può essere un vantaggio o pensa che, paradossalmente, aumenterà la rabbia e la motivazione degli amaranto?

«Giocare senza tifosi vuol dire tanto, soprattutto lì al Granillo. So cosa comporta avere la curva piena. È uno svantaggio per tutti. Una finale senza pubblico è davvero surreale.»

Il suo ritorno a Reggio Calabria, per adesso, è senza abbracci e senza fischi: sarà rimandato? Che ricordi conserva?

«Spero di ritrovare la gente. A Reggio ho vissuto un ricordo meraviglioso, sia da calciatore che da allenatore. Ho ancora tanti amici e affetto vero. Non vedo l’ora di salutare chi mi ha sempre voluto bene.»

Che tipo di Reggina si aspetta domenica?

«Una squadra fortissima. Ha trovato continuità troppo tardi, ma resta la più forte del campionato. Il Siracusa ha vinto con merito, ma la Reggina ha avuto numeri incredibili.»

La sua Scafatese è stata un po’ incostante: che squadra porterà in campo domenica?

«È vero, ci è mancata continuità. Ma abbiamo meritato questa finale. Conosciamo la forza della Reggina, ma ci giocheremo i 90 minuti a viso aperto, come sempre.»

L’obiettivo è vincere per tentare il ripescaggio?

«Ci proviamo, ma sappiamo che non sarà facile. Prima di noi ci sono tante squadre. La mia società però è forte, ambiziosa e vuole vincere. Vedremo che succederà dopo.»

Molte squadre rischiano l’esclusione dalla prossima Serie C: pensa che questa finale possa contare ancora di più in ottica ripescaggio?

«Sì, ho sentito tante voci. Se ci saranno problemi d’iscrizione, credo che partite come questa abbiano ancora più valore. La Reggina dopo il Ravenna è la favorita, ma anche per noi sarebbe motivo d’orgoglio.»

Quanto peserà la gestione mentale di un match così?

«Siamo pronti. Veniamo da cinque vittorie di fila, non abbiamo mai staccato la spina. Anche la Reggina ha mantenuto alta la tensione. Sarà una partita fisica e combattuta.»

Ritroverà tanti ex, da Barillà ad Adejo fino a Curiale e Dall’Oglio. Che emozione sarà?

«Li ho avuti tutti da giovani: sono cresciuti tantissimo, hanno fatto carriere importanti. Con Curiale ho un legame speciale. Sarà una grande emozione rivederli».

Un pensiero anche su Acerbi, che con lei a Reggio visse una tappa fondamentale della sua crescita. Che effetto fa vederlo segnare in Champions?

«Lo seguo sempre. È diventato un campione, un pilastro della Nazionale e dell’Inter. Merita tutto ciò che ha conquistato e anche di più.»

La Reggina ha qualità, storia e pubblico. Ma la Scafatese ha solo da guadagnare o anche qualcosa da perdere?

«La Reggina ha tutto, ma anche noi abbiamo una società forte. Non è vero che non abbiamo nulla da perdere: abbiamo ambizione, solidità, e sogni. In pochi hanno una proprietà così solida anche in Serie C, figuriamoci in D.»

Cosa teme di più della squadra di Trocini? E dove può colpire la Scafatese? C’è un giocatore amaranto che teme in particolare?

«Temo la squadra nel suo complesso. È un gruppo forte, guidato bene, con una società solida. Non c’è un singolo che temo: è l’intero collettivo che merita rispetto.»

Se dovesse motivare i suoi ragazzi prima del fischio d’inizio con una sola parola, quale sarebbe?

«Direi: occasione. Un’occasione unica per giocare in uno stadio così importante, davanti – si spera a un pubblico che merita di esserci. Giocare al Granillo è un privilegio. Anche solo questo è una spinta fortissima.»

Gianluca Atzori affronta la sfida più importante della stagione con rispetto e orgoglio. Conoscitore profondo dell’ambiente amaranto, non nasconde la forza della Reggina, ma allo stesso tempo rivendica la crescita della sua Scafatese. Una finale che potrebbe valere più di quanto si creda: per il campo, per il futuro, per i sogni. E anche per un filo invisibile che ancora oggi lega Atzori a Reggio Calabria.