CHIEDIMI AIUTO | La solitudine dell’abbandono. È autistico e ha perso i genitori ma dal Comune di Villa San Giovanni arriva lo sgombero dei locali
Nel format CHIEDIMI AIUTO de ilReggino.it diamo spazio a chi non ha voce. Cittadini che si rivolgono a noi per denunciare un’ingiustizia, un’assenza, un diritto negato. Attraverso il racconto diretto, proviamo a rompere il silenzio, stimolare risposte e riportare al centro le persone e i loro bisogni.
Un ragazzo autistico, rimasto solo dopo la perdita dei familiari, è stato privato dal Comune di Villa San Giovanni dei locali dove svolgeva la terapia. Il suo curatore chiede ascolto e giustizia. Nel format raccontiamo la sua storia: nessuno, soprattutto se fragile, dovrebbe essere lasciato solo contro la burocrazia.
«In qualità di amministratore di sostegno di mio nipote, un ragazzo affetto da autismo che ha già affrontato troppe prove nella sua giovane vita, inclusa la perdita dei genitori, mi trovo a denunciare pubblicamente una situazione insostenibile creata dal Comune di Villa San Giovanni.
Dal 2020, l’associazione fondata da mio fratello utilizzava regolarmente alcuni locali all’interno del comprensorio della scuola media di Cannitello. Questi spazi, con ingresso indipendente, sono stati ristrutturati con impegno e sacrificio, e rappresentavano per mio nipote un ambiente accogliente, sicuro e di riferimento essenziale per le sue attività e la sua stabilità. Il Comune ha sgomberato improvvisamente i locali per presunti problemi di sicurezza nella scuola, problemi che, tengo a precisare, non riguardavano minimamente i locali dell’Associazione, strutturalmente indipendenti e con accesso separato. Nonostante ciò, ci è stato prima impedito l’ingresso e poi, con un atto che definire brutale è poco, i locali sono stati sgomberati senza alcun preavviso.
Lì c’erano materiali didattici specifici per l’autismo, attrezzature essenziali per le attività, documenti importanti e persino effetti personali di uso giornaliero. Hanno minacciato di gettare tutto al macero se non ritirato entro Venerdì Santo, senza il minimo rispetto per i nostri bisogni e per la delicatezza della situazione. Tra le cose rimosse, e questo è un fatto che mi ha profondamente indignato, c’era anche la sua documentazione sanitaria, un episodio che solleva gravi interrogativi sulla professionalità dell’operato.
Ho ascoltato con amarezza quanto emerso nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, ancora online: la chiusura del comprensorio sarebbe stata disposta non per reali pericoli, bensì in conseguenza di un’istanza documentale della minoranza consiliare che avrebbe causato disagi evitabili a bambini e famiglie. Una ulteriore incoerenza di un’amministrazione che da un lato nega l’urgenza e il pericolo e dall’altro predispone urgenti sgomberi. Sgombero attuato senza offerta di un locale in sostituzione!
Giovedì 8 maggio 2025, nel giorno e nell’ora concordati con il Comune, alla presenza di un addetto comunale, dopo i vari tentativi di aprire almeno un ingresso, ho finalmente potuto accedere alla struttura con due volontari dell’Associazione, per recuperare un pò di materiale, ma l’unica cosa che ho trovato è stato un senso di profonda desolazione. Non si trattava di un semplice spostamento: materiali didattici specifici ed attrezzature erano ammucchiati alla rinfusa in corridoi polverosi, puzzle studiati per le sue capacità, giacevano aperti con pezzi mancanti, e libri essenziali erano accatastati precariamente in diversi locali. Alcuni abbandonati all’aperto, fotografati fuori dalla porta chiusa ma con un buco in basso. La situazione più sconcertante e dolorosa riguardava i documenti: cartelle contenenti schede sulle terapie, valutazioni mediche e piani educativi individualizzati erano state svuotate, e alcuni fogli giacevano sparsi su un tavolo coperto di polvere, alcuni persino calpestati. I locali prima adibiti all’associazione erano già stati in parte occupati e richiusi. Ma non era pericoloso accedervi?
Gli agenti del comando di polizia municipale, intervenuti quel giorno su chiamata del Comune, per ragioni che non si comprendono, hanno effettuato identificazioni, verbali, rilievi e foto di cui ho chiesto acquisizione. La dispersione caotica trovata non solo rende impossibile riprendere le attività, ma rende anche difficile capire se qualcosa sia andato perduto o danneggiato. È la plastica rappresentazione di una profonda mancanza di rispetto non solo per l’associazione, ma soprattutto per la dignità della disabilità.
Ciò che preoccupa profondamente è il grave impatto psicologico che questa vicenda sta avendo su un ragazzo autistico di grado severo che ha un bisogno vitale di stabilità, routine e punti di riferimento sicuri. Essere privato improvvisamente e brutalmente di questo spazio, senza alcuna spiegazione sensata, lo ha gettato in uno stato di profonda confusione e angoscia. Il suo mondo, già fragile, è stato ulteriormente destabilizzato. Renderò note le risposte della Presidenza Repubblica, Presidenza Regione, del Prefetto, del Giudice Tutelare e della Corte dei Conti».
È una lotta che non dovrebbe esserci, quella per i diritti di un ragazzo disabile. È un’instabilità che non può subire chi deve già combattere con le sfide della vita. La disabilità, lo sappiamo bene, non segue i tempi della burocrazia e ci chiediamo se non ci fosse stato questo zio coraggioso che fine avrebbe fatto l’ennesimo ragazzo invisibile. La documentazione fotografica che ci è pervenuta racconta uno stato di abbandono dei locali, vandalizzati e distrutti.
Le richieste sono chiare: «Chiedo con forza e determinazione che il Comune di Villa San Giovanni: Si fermi e faccia un passo indietro, riconoscendo la gravità del danno ingiustamente inflitto. Ripristini la situazione precedente, che l’Associazione torni a utilizzare i locali ristrutturati a proprie spese. Restituisca immediatamente e in modo integro tutto ciò che è stato tolto, inclusa la documentazione sanitaria, garantendo che sia recuperata e ordinata in modo professionale. Avvii un dialogo costruttivo con l’Associazione e con me, come amministratore di sostegno, per trovare soluzioni adeguate. Dimostri un reale e concreto impegno nel tutelare i diritti delle persone con disabilità, agendo con sensibilità e responsabilità e risponda alle pec mie e dell’avvocato che tutela l’associazione».