«La città perfetta non esiste», Falcomatà richiama lo spirito di comunità e Morrone invoca una «creativa passione per Reggio»
Come ogni anno, nell’ultimo giorno della festa in onore di Maria Madre della Consolazione, si consuma alla Basilica Cattedrale del Duomo il rito della consegna del Cero votivo da parte dell’amministrazione alla patrona della Città, nel corso di una solenne concelebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, Monsignor Fortunato Morrone, insieme a molti Vescovi della Calabria come l’Emerito della Diocesi, Vittorio, l’Emerito di Cosenza-Bisignano, Salvatore Nunnari, Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, e alla presenza delle massime autorità civili e militari della città.
Un modo per dire alla comunità cosa si è fatto e per affidarsi e raccomandarsi alla Venerata Effigie per il futuro. L’immediato futuro.
«Scaccia l’accidia e il disordine, liberaci dall’indolenza, favorisci la riconciliazione» – ha detto Falcomatà, visibilmente emozionato, rivolgendosi all’avvocata della città in quello che per lui è un ritorno sull’altare del Duomo, dopo i due anni di assenza per via della sospensione.
«È sempre una prima volta – ammette il sindaco Falcomatà –. Questo è sicuramente il momento che mi è mancato di più, durante il periodo della sospensione, perché è senza dubbio l’emozione più grande che un sindaco possa provare. Parlare in Cattedrale con alle spalle il quadro della nostra Madonna della Consolazione, rivolto alla città, è davvero un’emozione e un onore enorme. È l’occasione per ribadire quanto, nella nostra città, sia necessario, insieme all’impegno di tantissime donne e uomini di buona volontà, cooperare, lavorare insieme, fare squadra ed essere comunità. Credo che questa sia la cosa più importante».
E comunità – ha rimarcato il primo cittadino – si diventa piano piano. Giorno dopo giorno, anche se tutto ciò rischia di non essere sufficiente «se si rimane silenti di fronte ai tanti soprusi che affliggono la nostra terra. Bisogna esporsi! Denunciare, bisogna difendere Reggio – ancora Falcomatà – da chi la vorrebbe vedere soffocare sotto il giogo della ‘ndrangheta».
Per Falcomatà l’intervento in Cattedrale non deve essere «un freddo elenco delle cose fatte, o dei problemi che ancora oggi devono essere risolti, deve essere un richiamo all’unità, al sentimento di identità e di appartenenza, senza i quali, naturalmente, ogni discorso successivo sarebbe superfluo».
Forse mettendo insieme le vicissitudini degli ultimi tempi, le aspre critiche ricevute dalle opposizioni, l’astio dimostrato da una parte della popolazione lo portano a sostenere che «un mondo perfetto non esiste, perché la perfezione appartiene al Cielo e non è di questo mondo, ecco perché ciascuno di noi sente ancora di più oggi il bisogno, oh Madre celeste, di rivolgersi a Te e invocare il tuo sguardo benevolo sul tuo popolo. Perché, allo stesso modo, anche una città perfetta non è di questo mondo, ma, ciononostante, esistono tante donne e tanti uomini di buona volontà che ogni giorno, invece, lavorano con fatica e dedizione dando il meglio di loro stessi per far sì che le cose possano funzionare, possano andare bene».
In tal senso sembra andare in suo soccorso Monsignor Morrone, con l’augurio «alla amata città di Reggio di risorgere, di rimettersi in piedi con sano orgoglio, per mettere in campo le energie e le competenze migliori di cui i suoi figli e le sue figlie sono ampiamente dotati».
D’altra parte, per l’Arcivescovo, «non è per niente confortante sentir parlare di Reggio come la permanente incompiuta. La logica della competizione e contrapposizione ideologica, dovuta anche alle nostre ataviche frammentazioni campanilistiche e autoreferenziali, ci impedisce di mettere insieme i tanti doni, le belle intelligenze e competenze per fare squadra, perché il bene sia diffuso e a disposizione di tutti. Al contrario, si producono discordia e dispersione delle energie che rischiano di trasformare questa città in una fiumara a secco. Non può essere questo il suo destino».
Da parte sua, il vescovo Metropolita dell’arcidiocesi di Reggio-Bova, Monsignor Fortunato Morrone, ha inteso sottolineare come nell’anno giubilare siamo tutti chiamati ad essere «Pellegrini di speranza» e, rifacendosi agli 11 temi elencati da Papa Francesco, ha chiesto alla politica, e quindi all’amministrazione comunale, di mettere in atto un dialogo concreto e uno spazio condiviso di confronto e lavoro, per impegnarsi insieme e condividere una «creativa passione per la città».