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23/06/2025 ore 23.00
L'editoriale

Maturità, Giulia e Mariele scelgono il "rispetto": «Non ci arrendiamo alla paura della guerra ma speriamo nel futuro»

Alle prese con la preparazione per l'esame orale, due maturande di Reggio raccontano la prova scritta e come stanno vivendo tale momento delicato della loro vita in questo frangente storico drammatico
di Anna Foti

Risplendono con il loro intelletto e il loro spirito. Nonostante i tempi bui in cui stanno diventando adulte. Tempi che non siamo stati in grado rendere migliori come avrebbero meritato. Nonostante tutto, loro sono lì a indicarci la strada, mentre sono alle prese con le prove orali del loro esame di maturità. Parlano di storia e di filosofia, e devono già parlare anche di guerre, di cui comprendono bene ciò che basta, ossia la natura di strumento di affermazione violenta e prevaricatrice di interessi materiali, e fermamente non la condividono. Non sono ingenuità e incoscienza a guidarle ma il pensiero di grandi filosofi e pensatori di un passato tutt’altro che passato, una cultura in fieri ma già solida. Sono proprio le maturande Giulia e Mariele, diciott’anni appena, a rendere per tutti noi meno avaro e più luminoso questo presente.

Solo loro a incarnare l’audacia e il coraggio necessari per non cedere alla rassegnazione, per non smettere di guardare al futuro e di credere che la conoscenza e il “rispetto” possano costituire una concreta Speranza di convivenza e di pace.

Giulia: la lettura e la Formula Uno

Giulia Papandrea sta diplomandosi al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Reggio Calabria. Cresciuta a pane e classici, anche in lingua inglese, oggi ha esteso gli orizzonti dell’amata lettura anche alla letteratura più moderna e contemporanea. Ho appena finito di leggere le Città Invisibili di Calvino che l’ha molto appassionata. Viaggia, così, sulle ali della parole dei grandi scrittori di ogni tempo e quelle sulle adrenaliniche quattro ruote dei piloti di Formula uno, sport che in occasione del suo diciottesimo compleanno ha portato Giulia fino a Imola per assistere all’ultimo Gran Premio della storia nel celebre autodromo emiliano-romagnolo.

Resterà a studiare in Calabria, a Cosenza. Qui approfondirà la conoscenza del ricco e prestigioso patrimonio artistico, letterario e culturale del nostro Paese, attraverso il corso di laurea in Lettere Moderne. Continuerà a stare in compagnia di scrittori e scrittrici di ogni epoca, grazie ai quali la sua mente resterà curiosa e aperta a ogni nuova scoperta come adesso, capace di abbracciare di una questione i diversi punti di vista che sempre ci sono.

Mariele: la filosofia e Taylor Swift

Mariele Andriani sta diplomandosi al liceo classico Tommaso Campanella di Reggio Calabria. La filosofia le ha dato il suo posto nel mondo anche se, contrariamente a quanto si aspettasse, non le ha fornito le risposte che cercava. Ha piuttosto generato in lei altre domande, guidandola verso la scoperta della meraviglia di ciò che la circonda, verso quell’infinito in cui tutti siamo immersi, pur senza esserne consapevoli. Lei, con la freschezza e la profondità dei suoi 18 anni, lo è. Appassionata fan di Taylor Swift, cantante che nella musica ha messo tutta la sua vita, Mariele non ha mancato al concerto evento dello scorso anno a Milano.

Mariele continuerà a studiare Filosofia. Lo farà a Messina e, sotto un cielo stellato kantiano. Continuerà a cercare risposte sapendo che incorrerà solo in nuove affascinanti domande. Magari lo farà, se dovesse diventare un’insegnante come oggi spera, insieme ai suoi alunni e alle sue alunne.

Il rispetto

Entrambe queste talentuose giovani donne hanno scelto la traccia ispirata all’articolo di Riccardo Maccioni, pubblicato su Avvenire nel dicembre 2024 e intitolato “Rispetto è la parola dell’anno Treccani. E serve per respirare”. Secondo i primi dati de ministero dell’Istruzione e del Merito, questa è stata la traccia più scelta dai giovani maturandi.

Rispetto: «Sentimento e atteggiamento di riguardo, di stima e di deferenza, devota e spesso affettuosa, verso una persona» (Treccani). Giulia ha declinato questo valore da un punto di vista storico-letterario, Mariele squisitamente filosofico. Entrambe non hanno lasciato fuori l’attualità di un mondo in cui spirano sempre più insistenti venti di guerra e in cui la tutela della persona, dei popoli e dell’ambiente sono obiettivi essenziali ma ancora da conseguire pienamente.

Giulia: «Non c’è rispetto senza il riconoscimento dei diritti delle persone e dei popoli»

«La parola rispetto mi ha fatto pensare subito a Gandhi e alla Dichiarazione universale dei diritti umani. Pensando al colonizzazione, anche alla necessità che ogni Stato abbia un governo proprio. Agganciando il concetto anche all’attualità, ritengo che il rispetto sia quello dei diritti delle persone, dei diritti delle donne, che in molti paesi del mondo, come il Pakistan, non sono libere, dei diritti dei popoli spesso minacciati anche nei loro territori come sta accadendo nel conflitto russo-ucraino.

Dopo la seconda guerra mondiale, racconta Giulia – e la testimonianza di Primo Levi, autore di “Se questo è un uomo” divenuto portavoce dell’orrore immane dell’Olocausto, il valore del rispetto avrebbe dovuto essere per la società contemporanea imprescindibile. Invece non è così. Non è facile per noi essere giovani in questo momento. Guardare al futuro che dovremmo avere davanti e che invece vediamo minacciato.

L’Italia ci appare come un contesto protetto ma in realtà potrebbe essere tutto illusorio. Con i miei coetanei sperimentiamo il pensiero di una guerra, che possa coinvolgerci direttamente e che non è ancora paura. Non possiamo però nascondere che il pensiero certamente ci sia e che sia pesante. La pace non ci sembra vicina e viviamo con la grande speranza che comunque ci si arrivi.

In questa speranza avanziamo nel nostro cammino, senza rassegnarci o arrenderci. Accostiamo, al pensiero triste di questa attualità, anche il desiderio di un futuro ancora possibile e che è, a oggi, il nostro futuro. Un avvenire in cui continuare a imparare all’università e qui allargare orizzonti, conoscenze e relazioni, fare nuove esperienze, rapportarci con altre persone, aprirci a nuovi punti di vista, imparare ogni giorno che con gli altri si vive e si cresce non si fa la guerra».

Mariele: «Come l’albatros di Baudelaire so che occorre volare alto e oltre»

«Per relazionarci al meglio con gli altri, dobbiamo lavorare dentro noi stessi, perseguendo un miglioramento morale, un perfezionamento dell’io. Seneca ci insegna che questo è il viatico per realizzare il progetto divino di una comunità basata sulla virtù.

Una comunità popolata da persone e non da individui. Io ritengo, infatti, che l’individuo riconosca solo la propria realtà e sia capace di vedere nell’altro solo un diverso inferiore. La persona invece riconosce la diversità, si misura con essa e si progetta insieme agli altri. Lo stesso Heidegger riteneva che ogni uomo fosse un essere tra gli altri e solo la cura dell’altro potesse portare a un’esistenza autentica, senza le necessità di ricorrere ad alcuna maschera. Una società libera dai femminicidi e dalla xenofobia, in cui l’ambiente, la natura e gli animali siano anch’essi meritevoli di cura e considerazione.  

Credo che il concetto di rispetto sia strettamente legato a quello di educazione. Come emerge dalla stessa etimologia della parola Rispetto, dal termine latino respĕctus “il guardare all’indietro”, educare nel rispetto non può prescindere dal guardare a ritroso. Gli adulti devono ritrovare le fragilità di quando erano loro ad essere la speranza di futuro per comprendere a pieno la condizione di chi oggi è adolescente.  

Pensare al futuro adesso, con quanto vediamo accadere, mi fa sentire proprio con l’albatros di Baudelaire. Ali straordinariamente grandi di cui molti si prendono gioco senza sapere che quelle stesse ali mi porteranno oltre la finta società che ci circonda, consentiranno di elevarmi oltre la materialità e elementi meramente economici, sempre alla base di ogni guerra, per raggiungere la dimensione spirituale in cui vivere gli uni nel rispetto degli altri».