Verso le regionali, Cinquestelle e Pd prendono tempo e guardano al risiko nazionale: opportunità per Falcomatà, un dovere per Irto
Fino a qualche giorno fa in tanti erano pronti a scommettere che il Partito democratico rivendicherà la casella del candidato alla presidenza della Regione Calabria. Questa mattina però il Movimento 5 stelle è tornato a ruggire, nonostante Pasquale Tridico nelle scorse ore abbia declinato l’invito ad essere il candidato della coalizione, affermando che in Calabria il M5S vorrebbe avere l’onore di guidare la coalizione che, si spera negli ambienti di centrosinistra, sia la più ampia possibile.
Ad affermarlo al Corriere della Sera, è Vittoria Baldino, deputata del Movimento 5 Stelle, rimasta in campo per i cinquestelle insieme ad Anna Laura Orrico, che dei pentastellati nella nostra regione è la portavoce regionale. Non è un caso però che il tema delle alleanze nelle regioni sia al centro dell’agenda della coalizione e nei pensieri della stessa Baldino. «A livello nazionale, come sul piano regionale, noi vogliamo mandare a casa la destra e costruire un’alternativa seria e credibile. Per questo con umiltà e anche con generosità, stiamo costruendo alleanze nelle Marche, in Campania, Toscana, Puglia e Veneto. Non è l’immagine di una coalizione che litiga, ma di una coalizione che discute. Ogni regione ha una storia a sé, con sensibilità che meritano riguardo e rispetto. Per questo ci possono essere tempi più lunghi».
Non è un caso quindi il fatto che sia slittata alla prossima settimana, probabilmente lunedì, la riunione del centrosinistra calabrese che dovrà stabilire il programma in vista delle prossime elezioni regionali e, soprattutto, indicare il candidato da opporre al dimissionario Roberto Occhiuto. Una decisione dettata naturalmente anche da motivi di opportunità vista lo svolgimento dell’ultima seduta di Consiglio regionale e la costituzione nell’area bruzia di un’area riformista che ha messo insieme Psi, Iv, Partito repubblicano, +Europa, socialisti riformisti rendesi e della provincia di Cosenza, Mezzogiorno Federato e movimenti civici.
Tornando ai nomi, in attesa di capire se questa area riformista esprimerà un nome (alcuni guardano a Palazzo dei Bruzi e quindi al sindaco di Cosenza Franza Caruso) oltre alla Baldino e alla Orrico che rimangono in campo per i cinquestelle, tra gli altri nomi fatti nell’ambito del centrosinistra ci sono quello del sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi in quota Avs (anche se Bonelli ha già detto che non è il momento di “bruciarlo”) e quelli del Pd che si rifanno al duo Nicola Irto e Giuseppe Falcomatà, anche se nella disputa è spuntato anche il nome di Ernesto Alecci.
Secondo i soliti informati il senatore e segretario regionale dem non avrebbe intenzione di giocarsi la partita, ma larga parte del partito considera la sua una candidatura capace di «unire ed allargare» la coalizione. Anche se i protagonisti lo negano ad ogni piè sospinto tornerebbe ad accendersi il dualismo perenne tra i due golden boy dem dello Stretto. Da guadagnarci da tutta l’operazione candidatura sarebbe il sindaco uscente di Reggio che comunque vada a finire vedrebbe aumentata la sua forza politica e la sua influenza. D’altra parte Falcomatà non potendosi candidare per il terzo mandato alle comunali di Reggio, con l’accelerazione impressa da Occhiuto – adesso l’indicazione per il voto è il 28 e 29 settembre prossimi -, rischierebbe di fermarsi almeno fino alla prossima consultazione elettorale, magari le politiche. Il suo profilo, con quasi dodici anni di guida della città di Reggio, la scalata all’interno dell’Anci e una figura da spendere in termini politici anche all’esterno del palazzo, possono rappresentare il lasciapassare all’interno della coalizione, anche se potrebbe costituire un piccolo “neo”, a causa della solita esigenza degli equilibri interni, il fatto che sia un Banacciniano della prima ora.
Candidandosi alla presidenza Falcomatà oltre che alla vittoria, può pensare anche al risultato minimo derivante da una eventuale sconfitta, entrando a Palazzo Campanella da capo dell’opposizione, da colui cioè che nei fatti deve dettare la linea politica della minoranza. Cinque anni respirando l’aria calabrese dal Pollino allo Stretto che gli consentirebbero di aumentare il proprio peso specifico all’interno dei dem calabresi, con una personalità tale da poter mettere in ombra anche l’eterno amico/nemico politico Nicola Irto impegnato non solo nella tenuta del partito regionale ma anche in Parlamento, dove ha intrapreso varie iniziative su sanità, spopolamento e aree interne, per citarne qualcuna.
Di certo Falcomatà sta lavorando a questo già da tempo, ed oggi, con una macchina efficiente anche sul piano della comunicazione, si presenta con il vestito pronto all’appuntamento che gli sta servendo l’altro nemico politico, Occhiuto, che puntando alla vittoria ha deciso di comprimere i tempi per la formazione delle liste e lo svolgimento della campagna elettorale.
In più, anche se evidentemente non decisivo, il nome di Falcomatà ha sbaragliato la concorrenza nel sondaggio lanciato da LaCNews24.it rispetto al nome del candidato del centrosinistra. Il sindaco reggino si è infatti piazzato primo sfiorando il 50% delle preferenze, con il segretario regionale dem – inserito nella rosa dei papabili – fermo ad uno scarso 7%.
Fin qui i dati di fatto che stanno contrassegnando questa fase delicatissima per le forze progressiste impegnate nella definizione delle strategie elettorali, in un contesto dem in cui c’è chi sostiene che «anche se Nicola è restio, dovrà farlo».