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18/11/2025 ore 18.34
Sanità

«Il commissariamento ha peggiorato la sanità calabrese». La UIL: «Il Governo acceleri sulla fine della gestione»

La UIL e la UIL FPL Calabria chiedono al Governo nazionale di chiudere definitivamente la fase commissariale della sanità regionale. Secondo il sindacato, in quindici anni il commissariamento ha prodotto tagli, chiusure di ospedali, blocco del turnover e un aumento delle diseguaglianze, fino a spingere 180mila calabresi a rinunciare alle cure o a cercarle fuori regione. 

di Redazione

La UIL e la UIL FPL Calabria lanciano un appello al Governo nazionale affinché ponga fine alla lunga stagione del commissariamento della sanità calabrese. Una misura in vigore da oltre quindici anni, condivisa solo con il Molise, che secondo il sindacato ha aggravato criticità strutturali e amplificato le disuguaglianze nell’accesso alle cure.

«Bisogna fare presto», affermano Mariaelena Senese, segretario generale UIL Calabria, e Walter Bloise, segretario generale UIL Fpl. Il commissariamento, unito ai rigidi vincoli del Piano di rientro, «ha determinato un peggioramento dei servizi e ostacolato la ricostruzione della sanità territoriale».

Se da un lato lo strumento ha consentito di riequilibrare alcuni aspetti contabili, dall’altro – denuncia la UIL – ha comportato la chiusura di 18 ospedali, tagli lineari, blocco del turnover e un’impostazione «ragionieristica» che «ha trattato i pazienti come numeri», limitando il diritto alla cura.

Le conseguenze sono ben visibili: reparti in affanno, pronto soccorso sotto pressione e liste d’attesa sempre più lunghe. Nel solo 2024, oltre 180mila calabresi hanno rinunciato alle cure o si sono rivolti a strutture fuori regione. Un fenomeno che si traduce in una mobilità passiva da record: 308 milioni nel 2025, in aumento rispetto ai 304 milioni del 2024.

Gli stessi saldi confermano l’elevata capacità attrattiva delle regioni del Centro-Nord e, allo stesso tempo, l’accentuarsi della fuga dal Sud. La Calabria rientra tra le regioni con i saldi negativi più elevati, oltre 1 miliardo di euro (-3,27 miliardi).

Nel quadro della necessità di regolare i flussi economici legati alla migrazione sanitaria, la Regione si prepara a firmare un accordo con l’Emilia-Romagna. Ma la UIL definisce «sterili» le polemiche nate dalle recenti dichiarazioni del governatore emiliano, ribadendo che tutti i cittadini hanno diritto a ricevere assistenza anche fuori regione e che «il diritto alla cura non può essere subordinato ai numeri di bilancio».

Per uscire dall’emergenza, la UIL chiede di superare il commissariamento e avviare un piano straordinario di assunzioni, accompagnato da misure per rendere più attrattiva la professione sanitaria: indennità aggiuntive per chi sceglie di lavorare in Calabria, incentivi al rientro dei professionisti emigrati, welfare aziendale e housing sociale per favorire la permanenza del personale, soprattutto nelle aree interne.

«Sono proposte concrete – sottolineano Senese e Bloise – che possono realizzarsi solo se si chiuderà la fase commissariale e se il Governo darà alla Regione gli strumenti per gestire la sanità oltre il Piano di rientro. Il prezzo attuale lo stanno pagando i cittadini, in termini economici e soprattutto di salute».

L’obiettivo è chiaro: invertire la rotta, migliorare i servizi, garantire il diritto alla cura e intervenire sulle criticità strutturali e operative accumulate negli anni.