Premi di produttività non pagati, i sindacati attaccano l’Asp di Reggio: «Diritti ignorati, fiducia tradita»
«È noto che la nostra realtà socioeconomica subisce con particolare intensità la grave crisi economica e salariale che colpisce le famiglie in tutto il Paese. In questo già difficile contesto, non è accettabile procrastinare ancora i diritti dei lavoratori, con contratti nazionali sistematicamente ignorati e violati. Viste le crescenti difficoltà, ci saremmo aspettati dall’ASP di Reggio Calabria una maggiore attenzione nei confronti dei propri dipendenti, ma anche un segnale di rispetto e di collaborazione con le organizzazioni sindacali, o quanto meno di reciprocità.
Invece, ancora una volta, il Management aziendale ha perso l’opportunità di dimostrare vicinanza ai lavoratori e rispetto dell’attività sindacale pura e distaccata dall’interesse personale, aggravando le posizioni di una situazione già insostenibile».
Così, in una nota congiunta, CISL FP, Nursing Up, Nursind e il Coordinatore RSU dell’Asp di Reggio Calabria.
«L’ennesimo episodio riguarda il mancato rispetto degli accordi sulla conclusione delle procedure per il premio produttività dell’anno 2022. Ai lavoratori ed alla parte sindacale era stata lasciata intendere la possibilità di un riconoscimento economico atteso da anni, entro il mese di marzo 2025, salvo poi negarlo all’ultimo momento con pretesti burocratici e senza alcuna comunicazione trasparente e tempestiva alla parte sindacale.
Sarebbe stato almeno doveroso salvaguardare la credibilità dell’azienda, comunicando già in sede di firma definitiva dell’accordo, il 19 marzo scorso, il mancato pagamento e le motivazioni alla base di tale scelta. Invece, si è scelto addirittura di scavalcare completamente il sindacato e informare direttamente i dipendenti pochi giorni dopo, il 24 marzo, attribuendo il ritardo all’ingente volume di dati da elaborare, senza fornire alcuna data certa per il pagamento delle spettanze dovute né per l’annualità 2022 né per il 2023. Tutto questo mentre già il 19 marzo veniva pubblicata la delibera n. 320 della sottoscrizione definitiva, mentre si stava ancora discutendo.
Questa condotta mette irrimediabilmente in discussione il rapporto di fiducia e collaborazione che si è cercato di costruire negli ultimi mesi, e sembra sempre più assumere caratteri di unilateralità da parte del Management.
Il sindacato, pur continuando a svolgere un fondamentale ruolo di intermediazione con i lavoratori, e nonostante abbia sempre agito con responsabilità e disponibilità, si trova sempre più spesso di fronte a un atteggiamento di chiusura e mancanza di rispetto istituzionale, sostituiti da arroganza, indifferenza e autodeterminazione.
Il malcontento tra i dipendenti è ormai palpabile, assorbito completamente dalla parte sindacale che fa da parafulmine, mentre un numero sempre maggiore di lavoratori sfiduciati ricorre ad azioni legali come unica via per ottenere il riconoscimento delle spettanze contrattuali.
A questa vicenda si sommano altre controversie irrisolte, come l’assegnazione dei buoni pasto, adempimento tanto atteso e rivendicato dall’azienda come risultato, senza però la completa applicazione dell’art. 29 del CCNL 2001. Di conseguenza, numerosi dipendenti sono costretti a rivolgersi agli apparati giuridici per vedersi riconosciuto un diritto sacrosanto.
Altra vicenda mai risolta riguarda la mappatura per gli incarichi del comparto, che nonostante le numerose richieste del sindacato, promesse e rinvii, non è mai stata licenziata, lasciando una grave arbitrarietà nelle decisioni strategiche alle unità operative e agli uffici di questa azienda.
Di fronte a questo ennesimo intollerabile “non risultato” – che si aggiunge al fallimento della procedura dei buoni pasto, al “non accordo” sulla produttività 2018-2021, e alla mancata istituzione di un contratto integrativo aziendale negli ultimi tre anni – abbiamo il dovere di denunciare con forza queste situazioni.
I lavoratori non possono più essere ignorati e raggirati. Va rispettato il principio della trasparenza come unico mezzo, attraverso il reciproco rispetto dei ruoli e dei diritti di chi attende, da troppo tempo, il giusto riconoscimento del proprio lavoro».