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24/10/2024 ore 08.30
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Mandela’s office a Reggio, Nucera: «Lo apriremo. Siamo in attesa delle linee guida sulla Giustizia riparativa» - VIDEO

Un destino di mancato utilizzo è stato finora quello dell'ufficio inaugurato nel 2018, era rimasto aperto solo per qualche mese. Adesso la sua riattivazione dipende dall'attuazione, a livello territoriale, della riforma Cartabia
di Anna Foti

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Luogo destinato a esperienze di mediazione tra vittime e autori del reato, inteso come danno da riparare con il coinvolgimento del suo autore in un’ottica di rigenerazione umana e sociale e di un sistema penale non solo punitivo. Fucina di esperienze di grande interesse giuridico e sociale, nell’ottica di quella Giustizia Riparativa che la recente riforma Cartabia ha istituzionalizzato, traducendola in una vera e propria azione di sistema. Ecco l’importanza che già dal 2018 avrebbe potuto assumere il Mandela’s office a Reggio Calabria, il profetico ufficio di Giustizia riparativa che invece per questioni di gestione, al netto di breve parentesi nel 2018 e nonostante un secondo protocollo firmato nel 2022, non è mai regolarmente entrato in funzione.

Un protocollo unico in Italia

Nell’ambito di un protocollo, unico in Italia, siglato dal Ministero di Giustizia e dal comune di Reggio Calabria, per altro ospitato all’interno dell’appartamento confiscato di via Diana, uno dei beni sottratti al re dei videopoker Gioacchino Campolo destinato al comune reggino che ospitava lo studio legale di Paolo Romeo, condannato nel processo Gotha, nell’estate del 2018 il Mandela’s office era stato inaugurato con grande slancio.

Dedicato alla memoria di Nelson Mandela che, prigioniero di coscienza per quasi trent’anni, vinse la battaglia contro la segregazione razziale divenendo il primo presidente nero del suo Sudafrica, in carica dal 1994 al 1999, avrebbe dovuto essere anima di un’esperienza significativa, antesignana di un modello di giustizia che l’Europa già chiedeva e che, dopo qualche anno, l’Italia con la riforma Cartabia ha istituzionalizzato. Un’esperienza di notevole rilievo nell’ambito del riutilizzo sociale dei beni confiscati. Invece adesso, anche quel secondo protocollo, siglato nel 2022 ma rimasto anch’esso inattuato, è già superato.

Alla luce della riforma Cartabia che ha introdotto la disciplina organica della giustizia riparativa, il settore Welfare del comune di Reggio Calabria è in attesa delle linee guida per capire come ricalibrare ruoli e competenze rispetto alla mission del Mandela’s Office, quasi completamente inutilizzato nonostante la sua inaugurazione avvenuta oltre sei anni fa.

La riforma Cartabia e la giustizia riparativa

La riforma Cartabia ha introdotto un nuovo paradigma di giustizia riparativa complementare a quello retributivo e rieducativo. Nel disegno dell’allora ministra Cartabia, la giustizia riparativa è divenuta appunto azione di sistema nell’ambito della giustizia penale per adulti e minori.

La nuova disciplina prevede la formazione dei mediatori e i requisiti per l’esercizio dell’attività e ai servizi per la giustizia riparativa, ponendo in capo al Ministero della Giustizia il coordinamento nazionale di tali servizi e disponendo l’istituzione dei Centri per la giustizia riparativa, presso gli enti locali, chiamati così ad assicurare livelli essenziali e uniformi delle prestazioni. Livelli da assicurare avvalendosi di mediatori esperti dell’ente locale, ovvero di enti del terzo settore, e stipulando contratti di appalto o convenzioni.

Il contributo di Metrocity per un ufficio chiuso

I protocolli fondanti del Mandela’s office, ancorché inattuati, si trovano con l’ufficio ad essere investiti pienamente dalla riforma.

Del secondo protocollo, siglato nel 2022 con l’ingresso della Città Metropolitana, l’unico impegno mantenuto è stato proprio quello di palazzo Alvaro che ha versato fino a quest’anno il contributo pattuito di 5mila euro per le spese di gestione di un ufficio mai entrato in funzione.

La storia del Mandela’s Office e il secondo protocollo

Aperto solo per pochi mesi nel 2018. Disagi legati a servizi essenziali e utenze (acqua, riscaldamento, internet) che avrebbero dovuto essere in capo al Comune, erano iniziati quasi subito, impedendo di fatto all’attività affidata al Centro per la Giustizia minorile per la Calabria di essere avviata in modo stabile e determinandone, dopo qualche mese, la chiusura nei fatti rivelatasi definitiva.

L’ufficio è rimasto stato chiuso, nonostante il nuovo protocollo sottoscritto nel maggio del 2022 da Comune, Centro per la Giustizia minorile per la Calabria e, questa volta, anche la Città Metropolitana. Metrocity mettendo a bilancio 15mila euro per tre anni, si proponeva di andare in aiuto all’amministrazione comunale, contribuendo a fronteggiare quelle spese di gestione che avevano generato le iniziali e cruciali criticità (pagamenti di utenze varie come acqua, riscaldamento, internet) e che avevano portato alla chiusura.

Neanche questo si è rivelato, però, sufficiente per far ripartire in modo stabile l’esperienza e attivare il Mandela’s Office.

Adesso la riforma impone un riallineamento, che sarebbe stato comunque necessario, ma che, visti gli antefatti, costituisce un ulteriore motivo di dilazione dell’attivazione dell’Ufficio.

Originaria destinazione e nuovi utilizzi

«Rimaniamo in attesa delle linee guida del Ministero. Nelle scorse settimane – spiega l’assessora comunale al Welfare Lucia Anita Nucera – ci sono state delle riunioni con il viceministro Francesco Paolo Sisto. Attendiamo di capire come poterci muovere ma la nostra intenzione è certamente quella di destinare l’immobile confiscati a servizi per persone detenute, messe alla prova e per promuovere percorsi di inserimento lavorativo. Tutto è da definire visto che è in atto una fase di programmazione con il ministero.

L’immobile è sito in via Diana di fronte all’Asp con la quale in questo momento condividiamo la presa in carico integrata. Dunque io credo che quest’ufficio potrà essere strategico anche per le sinergie che si stanno concretizzando con l’asp.

Siamo impegnati per il superamento delle altre criticità che avevano ostacolato l’entrata in funzione del Mandela’s Office che assolutamente vedrà la luce. Si tratta di erogare servizi alla città con tanti bisogni e tante problematiche che stiamo attenzionando. Vi sono anche due città all’interno della città che sono le carceri che hanno necessità di essere ascoltate. In collaborazione con la garante Russo, professionista attenta e sensibile, siamo assolutamente intenzionati a esserci e a fare la nostra parte fino in fondo». Così l’assessora comunale al Welfare, Lucia Anita Nucera.

L’attenzione al mondo carcerario

«La riforma Cartabia ha determinato un cambio di paradigma che incide profondamente sulla funzionalizzazione del vecchio protocollo del Mandela’s Office. Certamente – ha sottolineato la garante dei diritti delle persone Detenute, Giovanna Russo – non c’è alcun cambio di passo né un’inversione di marcia su quella che invece deve essere la tutela e la garanzia dei diritti delle persone private della libertà personale.

La programmazione e la riorganizzazione degli uffici dovranno essere il più possibile funzionali a progetti incentrati sulla persona detenuta in rapporto alla vittima e alla società civile, nell’ottica di una riparazione della frattura causata dal reato. Quindi la destinazione del Mandela’s office, rispetto all’ordinamento giuridico, alla riforma Cartabia e ai necessari aggiornamenti, avrà una nuova declinazione nel rispetto dei nuovi strumenti che vengono oggi affidati agli enti locali». Così la garante dei diritti delle persone Detenute, Giovanna Russo, che aveva più volte riunito gli attori interessati, sollecitato e chiesto informazioni in merito, contribuendo a tenere sempre alta l’attenzione sulla situazione di questo ufficio.

La Calabria riparativa

Intanto nei mesi scorsi è partito il progetto Calabria riparativa, dalla tua parte con due sportelli di assistenza alle vittime di reato in regione. Sono stati allestiti due spazi protetti di ascolto e sostegno per le vittime di reato, uno a Reggio e uno a Catanzaro.

Un progetto è promosso da soggetti istituzionali quali la Regione Calabria, il Centro giustizia minorile della Calabria, il Provveditore regionale amministrazione penitenziaria e l’Uiepe ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna, e da soggetti privati il Centro calabrese di solidarietà con sede a Catanzaro e il Cisme società cooperativa con sede a Reggio Calabria.

Il progetto è stato avviato nel solco della direttiva UE 2012/29 in cui viene sancito il diritto di accesso da parte delle vittime di reato a “specifici servizi di assistenza specialistica, gratuiti in aggiunta o come parte integrante di servizi generali di assistenza alle vittime”. Lo scopo è, dunque, quello di ridurre la marginalizzazione che la vittima di reato, ad avviare un processo dialogico non solo con l’autore di reato, puntando a superare così la visione reo centrica della giustizia e anche della società.

Gli sportelli a Reggio e Catanzaro e i servizi

Informazioni e assistenza in materia di diritti delle vittime, assistenza legale, informazioni sui servizi specialistici di assistenza, sostegno emotivo e psicologico e, in alcuni casi specifici, anche supporto economico nella gestione di spese legate al reato subìto, questi i servizi.

Gli sportello hanno sede a Reggio Calabria sul viale Aldo Moro presso la sede Cisme impresa sociale (martedì dalle 10 alle 12 e il venerdì dalle 16 alle 18), e a Catanzaro in via Fontana Vecchia c/o presso il Centro aggregazione giovanile (ogni mercoledì dalle 9 alle 11).