A Reggio la marcia silenziosa: «Adesso la Palestina sia libera di rinascere (dalle macerie) e sia uno Stato» - FOTO e VIDEO
Un corteo silenzioso ha attraversato il corso Garibaldi a Reggio Calabria. Il passo scandito dalla sola campana di una batteria e dallo sventolio delle bandiere di uno Stato della Palestina. Uno Stato che ancora non c’è. Da piazza De Nava fino a piazza Italia il corteo è passato in mezzo al passeggio del sabato sera, in mezzo ai negozi ancora aperti e illuminati, accompagnato da un brusio di fondo: «Ma adesso c’è la Pace, perché scendere ancora in strada per Gaza e per la Palestina libera?».
La voce del silenzio
A spiegare perché il corteo, in cui la voce sia il silenzio, sia necessario ancora adesso sono gli organizzatori, gli attivisti del coordinamento e della community Pro Palestina dell’area metropolitana di Reggio Calabria che intendono tenere alta l’attenzione su un dramma che non può considerarsi assolutamente superato: «Questa pace è una speranza ma occorre vigilare affinché sia riconosciuto il diritto del popolo palestinese ad esistere ed ad autodeterminarsi».

Dopo tanto brusio, anche un applauso. Alla libreria Ave-Ubik la presentazione del libro “Il nonno, il rapper e altri ribelli. Storie al confine tra giustizia e legalità” di Francesco “Kento” Carlo: «Mi emoziona molto vedere passare il corteo mentre presento il mio libro. Consideratemi sempre al vostro fianco in questa notte, in questa battaglia. Vi ringrazio di cuore di continuare. Siete la parte più bella di Reggio Calabria. Palestina libera».
L’opera di vita dei medici nell’inferno di morte delle bombe
Il richiamo del corteo di oggi è stato rappresentato dall’ospedale al-Shifa, una delle strutture mediche più importanti nella Striscia di Gaza, distrutto dalla guerra, e da tutti i sanitari, medici, infermieri e operatori umanitari che hanno rischiato la loro vita fino al recente piano di Pace di Trump e alla recente tregua dopo 735 giorni di guerra. Lo hanno fatto, nonostante i reparti bruciati, le mura e i tetti crollati, o costellati di fori di proiettili e crateri, la scarsità di medicinali, compresi gli anestetici, nonostante le vittime e le bombe sembrassero essere infinite. Tanti sanitari con la cittadinanza oggi in questa marcia silenziosa e necessaria.
Pasquale Pensabene, odontoiatra a Reggio Calabria, membro di Sanitari per Gaza: «Era doveroso essere qui oggi. Molti si chiedono perché si parli ancora di Gaza, se c’è la pace. Ma c’è ancora tanto di cui parlare. Noi confidiamo che questa tregua possa davvero andare avanti e dare un pò di respiro a un popolo così martoriato. Tuttavia, il lavoro da fare è ancora tanto, perché il popolo palestinese possa avere un proprio Stato.

Molti stanno tornando verso le loro case, ma le loro case non ci sono più: solo macerie. Crediamo che la mobilitazione che si è vista in tutto il mondo per Gaza abbia dato una spinta importante, un segnale di risveglio anche verso quegli Stati che finora sono stati complici o, quantomeno, indifferenti.
Questa guerra, rispetto alle altre, ha colpito deliberatamente la popolazione civile. Le vittime non sono soldati, ma gente comune: donne, bambini e, purtroppo, più di 1700 sanitari. Tantissimi anche i giornalisti. È un orrore imperdonabile, che ci ha dato una spinta in più per scendere in piazza. Pochi sanno che molti medici palestinesi hanno studiato nelle nostre università: li abbiamo conosciuti, sono persone come noi. Solo per fortuna noi oggi ci ritroviamo al sicuro, nelle nostre case e nei nostri studi, mentre loro muoiono tra le bombe e le loro famiglie sono distrutte».
The last day of Gaza
Luigi Maida, attivista della Community ProPal di Reggio Calabria: «Abbiamo organizzato questa manifestazione seguendo il filone di The Last Day of Gaza, una pagina Instagram che promuove cortei e iniziative in tutta Italia. Noi ci siamo uniti a quel movimento, insieme a tutte le realtà pro Palestina reggine, continuando a organizzare manifestazioni come il corteo silenzioso di oggi con interventi finali dei partecipanti, per chi desiderasse esprimersi a piazza Italia.

Siamo tornati in piazza perché, anche se ora l’attenzione mediatica sembra calare dopo l’accordo di tregua, il problema resta. L’accordo raggiunto è un accordo che, di fatto, favorisce Israele e gli Stati Uniti, che continueranno con i loro progetti e investimenti immobiliari sopra i cadaveri di decine di migliaia di persone rimaste sotto le bombe. Il vero problema non è la tregua ma l’odio generazionale che è stato creato e che durerà decenni, forse secoli. Sarà molto difficile gestire le conseguenze di tutto questo».
Terrorismo o genocidio
La dottoressa Rosaria si è affidata alle parole della scrittrice palestinese Susan Abulhawa (Oxford Union 28 Novembre 2024): «se il mondo guardasse in diretta streaming l‘annientamento sistematico degli ebrei in tempo reale non ci sarebbe alcun dibattito se ciò costituisca terrorismo o genocidio.
Eppure due palestinesi, io e Mohammad el-Kurd, ci siamo presentati qui per fare proprio questo sopportando l’umiliazione di discutere con coloro che pensano che le nostre uniche scelte di vita dovrebbero essere quella di lasciare la nostra patria, sottometterci alla loro supremazia o morire
educatamente e in silenzio….».
Popolo palestinese ancora in pericolo
Lucia Cara, attivista del centro sociale Cartella di Reggio Calabria: «Continueremo a essere in piazza per Gaza, perché quella che oggi viene chiamata pace ci appare effimera, soltanto temporanea.
In Cisgiordania, infatti, la situazione non è cambiata: i coloni continuano a occupare le terre, a vessare gli agricoltori. La condizione del popolo palestinese resta drammatica. Forse si è acceso un piccolo lume di speranza ma il rischio di ricadere in quell’obbrobrio non è affatto superato. È ancora attuale».
Vigilare sull’accordo di pace
Simone Alecci, attivista della Community ProPal di Reggio Calabria: «Non dobbiamo dimenticare la vergogna del governo Netanyahu e anche la complicità del governo italiano sui fatti avvenuti. Dobbiamo vigilare sull’accordo di pace per via di una serie di ambiguità che potrebbero rappresentare, paradossalmente un forte svantaggio per la popolazione palestinese, la fine della sua resistenza e delle sue legittime aspirazioni alla sovranità e alla libertà da ogni in sopruso».
Il popolo palestinese ha bisogno di attenzione
Giovanna Fontanelli, interventista neonatale di Reggio Calabria: «Il popolo palestinese martoriato ha ferite profonde che impiegheranno decenni a rimarginarsi, ma gli avvoltoi girano in tondo.
Dunque tornare in piazza è necessario perché il popolo di Gaza ha bisogno di tutto la nostra attenzione, di tutto il nostro amore».
Ha chiuso il momento di condivisione e testimonianze a piazza De Nava, il video messaggio di Vincenzo Fullone, l’attivista di Corigliano-Rossano della Flotilla espulso da Israele.