A TU PER TU | Giornata dei Giusti tra le Nazioni, Tonino Nocera racconta la storia della reggina Bianca Ripepi Sotgiu - VIDEO
“Chi salva una vita, salva il mondo intero”, così si legge nel Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo. Bianca Ripepi (Reggio Calabria 1922 – Cagliari 2005) e il marito Girolamo Sotgiu hanno incarnato il senso profondo di queste parole con la loro vita e la scelta di accogliere in casa la piccola Lina Amato Kantor come se fosse loro figlia. Lo hanno fatto in costanza della guerra e delle leggi razziali, salvando una bambina ebrea, Lina Kantor, dalla deportazione nei lager nazisti. Ecco che il valore sacro di ogni singola esistenza ha guidato anche il loro agire. E in un periodo buio della storia non hanno esitato a mettere a repentaglio la loro sicurezza e la loro vita per salvarne un’altra. Per questo nella foresta dei Giusti tra le 766 persone di nazionalità italiana riconosciute dallo Yad Vashem, l’ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, Giusti tra le nazioni, ci sono anche la reggina Bianca Ripepi e il marito Girolamo Sotgiu.
La figura di Bianca Ripepi Sotgiu è stata tratteggiata dallo studioso di cultura ebraica, Tonino Nocera, che ha curato la scheda biografica nel dizionario della Calabria Contemporanea dell’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (Icsaic), ospite negli studi del Reggino.it della puntata di A tu per tu dedicata, oggi 6 marzo, alla Giornata dei Giusti tra le nazioni.
Proclamata nel 2012 dal Parlamento europeo su proposta della fondazione Gariwo, la foresta dei Giusti per commemorare coloro che si sono opposti con responsabilità individuale a tutti i crimini contro l’umanità e a tutti i totalitarismi, estendendo il concetto di Giusto elaborato da Yad Vashem.
«Bianca Ripepi Sotgiu fu un’insegnante di origini reggine. Perse il padre da bambina e al seguito della sorella più grande, Giulia, che era capostazione, si spostò molto frequentando le scuole in diverse località della Calabria, Gioiosa Ionica, Pizzo, Seminara, Grotteria, Martone per poi tornare a Reggio dove visse nel rione Ferrovieri Pescatori e si diplomò all’istituto Gullì. Quello fu il momento di una nuova partenza alla volta di Leros e poi di Rodi dove conobbe colui che sarebbe diventato suo marito, Girolamo Sotgiu, con il quale, dopo la guerra, visse a Roma e poi in Sardegna dove morì», racconta Tonino Nocera.
Lina Amato Kantor, accolta in casa quando Bianca e Girolamo si trovavano a Rodi e quando lei era una bambina, non ricordava la loro identità. Leggendo l’autobiografia di Bianca Ripepi Sotgiu “Da Rodi a Tavolara. Per una piccola bandiera rossa” pubblicato nel 2002, Lina, che dopo la guerra si era trasferita con i genitori prima in Rhodesia e poi in Sud Africa. si riconobbe in quella bambina di cui raccontava Bianca nel suo libro. Ciò purtroppo avvenne quando già Bianca e Girolamo erano già morti. Grazie alla sua testimonianza, però, nel 2015 lo Yad Vashem nominò Girolamo e Bianca “Giusti tra le Nazioni”.
La storia di Bianca Ripepi inizia a divenire patrimonio collettivo a Reggio, grazie all’impulso del comitato di quartiere Ferrovieri Pescatori e alla bellissima sinergia attivata con il liceo artistico Preti – Frangipane, insistente proprio nel quartiere della zona sud di Reggio Calabria. Stamattina è stata inaugurata l’aula didattica all’aperto a lei intitolata attorno al carrubo piantumato lo scorso 10 dicembre. Un progetto che ha messo al centro la storia e l’esempio di Bianca e la creatività dei promettenti artisti e designer del liceo, guidati da docenti sensibili e lungimiranti.
«Auspichiamo che Bianca Ripepi inneschi un percorso virtuoso in cui il gesto di piantare un albero sia compiuto da molti altri per trasmettere alle giovani generazioni la memoria di persone care. Auspichiamo altresì che, come sta accadendo tra Bianca e la città di Reggio, un albero e tutto ciò che di bello attorno a esso possa essere creato, come nel caso dell’aula didattica all’aperto per Bianca Ripepi Sotgiu, possano ricucire legami che la sorte aveva interrotto, iniettando nuova linfa e generando speranza». Così ha concluso Tonino Nocera. GUARDA IL VIDEO