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08/05/2025 ore 18.30
Società

Anche la scuola calabrese è chiamata a far crescere il processo di identità e di cittadinanza europea

Il 9 maggio ricorre il 75° anniversario della Dichiarazione Schuman: serve più Europa, a partire dall’istruzione, contro disfattismo e antieuropeismo
di Redazione

di Guido Leone *Giovedì 9 maggio 2025, anche la Calabria festeggia la Giornata dell’Europa, e quest’anno segna il 75° anniversario della Dichiarazione Schuman, da cui nacque la Comunità europea.

Con l’allargamento abbiamo dimostrato che intendevamo realmente rendere l’Europa globale e libera: oggi più di 448 milioni di uomini e donne in 27 democrazie vivono in una Unione che condivide istituzioni e moneta, mentre altri Paesi bussano alla porta.

Certo, la crisi economica e sociale di questi ultimi anni, nel mezzo di una tempesta iniziata all’interno del nostro continente, ha messo alla prova la determinazione comune.

Secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometro, cresce il sentimento positivo degli italiani verso l’UE, passando dal 63% al 67%. Ma la percentuale degli euroscettici è la più alta d’Europa: il 31% dei cittadini ritiene che l’Italia non abbia beneficiato dall’ingresso nell’UE.

La preoccupazione prevalente degli italiani, il 43%, non è più l’immigrazione, ma il costo della vita. Seguono il sostegno all’economia e la creazione di posti di lavoro (37%). Appena dopo, insieme alla questione difesa, emerge la richiesta al Parlamento europeo di occuparsi della lotta alla povertà (26%).

Ora, non vi è chi non veda e riconosca indispensabile – nella nuova fase politica in cui è entrata la costruzione dell’Europa – la funzione della scuola. La riuscita del progetto europeo dipenderà dalla creazione di un grande spazio europeo dell’istruzione e della formazione, senza il quale sarà difficile realizzarlo.

La nuova Europa di questo decennio dovrà irrobustirsi nelle scuole, contro i tentativi dei disfattisti e contro un antieuropeismo nascente. Gli ambasciatori di questa Europa sono e saranno i giovani. Non sono slogan, ma la pura e semplice realtà.

Basti pensare alla Generazione Erasmus: se c’è un ambito in cui l’Italia primeggia, è l’interesse degli studenti per l’istruzione internazionale e i viaggi di studio.

L’Italia è al primo posto tra i Paesi del programma Erasmus+ per numero di partenze per studio e formazione.
Dal 1987 a oggi, oltre 720.000 studenti italiani hanno partecipato a programmi Erasmus per periodi di studio o tirocinio.

È in crescita anche la partecipazione del settore scolastico, che ha chiuso il 2024 con oltre 16.000 studenti e 10.000 insegnanti in mobilità, e 1.400 istituti scolastici accreditati.
Il Paese si colloca al secondo posto in Europa per accoglienza, con circa 200.000 studenti ospitati dal 2024.

Fino a poco tempo fa era di moda parlare male dell’Unione Europea – ora certamente meno, dopo i finanziamenti previsti con il Recovery Fund per oltre 200 miliardi – criticando la sua mancata coesione o la sua moneta forte e debole insieme. Tutto ciò è legittimo, ma non va dimenticato l’enorme investimento fatto dall’UE per la Calabria, compresa la scuola.

Secondo il Documento di Indirizzo Strategico Regionale (DISR) per il ciclo di programmazione 2021–2027, in Calabria gli investimenti europei ammontano a oltre 3,17 miliardi di euro, con 700 milioni dal FSE.
Nel periodo 2014–2020, la regione ha avuto a disposizione circa 2,4 miliardi, di cui 1,8 miliardi direttamente dall’UE.

La gestione di queste risorse, che vanno ulteriormente rafforzate, rappresenta un’opportunità straordinaria per la crescita della Calabria, e una sfida complessa che la regione è chiamata a vincere.

La posta in gioco è alta. Riguarda il futuro dell’Europa Unita, la prosperità e il tenore di vita comune, contro tentazioni isolazionistiche e involuzioni storiche che rischiano di farci tornare a contrapposizioni disastrose.

Gli interessi dei singoli Stati si difendono meglio in un’Europa più forte, non più debole e divisa.
Oltre alla moneta comune e alla BCE, servirebbero una politica estera e della difesa unitaria, un governo efficiente e realmente comunitario, e strategie comuni sull’economia e sull’istruzione.

L’alternativa alla disgregazione dell’Europa è più Europa, da costruire a partire dalla scuola, che deve formare cittadini europei.
Questo ci rimanda al concetto di cittadinanza europea, alla costruzione di noi stessi come cittadini dell’Europa, attraverso nuove relazioni reciproche.

Occorre una nuova pedagogia della cittadinanza, perché l’Europa non si costruisce senza o contro i giovani, così come non può realizzarsi senza o contro il Mediterraneo, dove la Calabria svolge una funzione di regione cerniera tra due grandi culture.

Sarebbe come formare una persona senza tener conto – o contrastando – la sua infanzia e la sua adolescenza.

*già Dirigente tecnico USR Calabria