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19/08/2025 ore 22.20
Società

«Autodeterminazione da rispettare»: la denuncia del Collettivo Aurora contro lo stigma mediatico sulle donne

La nota dopo il caso della partoriente che ha affidato la neonata al servizio sanitario
di Redazione

Riceviamo e pubblichiamo:

«La vicenda della donna che ha partorito in spiaggia e ha scelto di affidare la neonata al servizio sanitario è stata trasformata in “notizia” secondo un copione ormai consueto. Attorno al corpo femminile e alle scelte consapevoli delle donne si costruiscono cronache intrise di moralismo e pettegolezzo, concepite per alimentare scandalo, curiosità morbosa e condanne con giudizi sommari. È il riflesso di una società che considera la maternità come una questione pubblica da gestire e, talvolta, da utilizzare in maniera strumentale.

Non si tratta di semplice cronaca, ma di un vero e proprio processo mediatico che scarica sulle donne pressione, vergogna e stigma. Emblematico l’inserimento nell’articolo del dettaglio sul mancato «ripensamento della giovane mamma», come se la decisione di affidare una figlia o un figlio allo Stato dovesse necessariamente passare attraverso un esame di coscienza pubblico. Una rappresentazione distorta, che ignora la pluralità di motivazioni per cui una donna può scegliere di vivere o meno la maternità.

Il punto è chiaro: decidere se essere madre è una scelta privata e come tale deve essere trattata. La vicenda rivela inoltre una grave lesione della privacy della donna e della neonata, in contrasto con principi sanciti a livello internazionale. L’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo tutela la vita privata e familiare; la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia garantisce il rispetto della dignità del neonato sin dalla nascita. In Italia, la legge 194/1978 e le norme successive riconoscono il diritto di partorire in anonimato, assicurando alle donne la possibilità di affidare il neonato alle cure dello Stato senza subire esposizioni pubbliche, discriminazioni o giudizi.

Il Collettivo Aurora prende posizione contro un’informazione che riduce a casi anomali e degni di nota le scelte di autodeterminazione. «Esprimiamo la nostra solidarietà alla donna resa protagonista di un’attenzione mediatica ingiustificata – affermano –. La notizia, così proposta, non ha alcuna utilità pubblica, alimenta retoriche colpevolizzanti e segnala come “eccezione” il fatto che una donna scelga di non intraprendere un percorso di genitorialità».

La richiesta è precisa: una stampa capace di raccontare gli ostacoli reali che oggi, soprattutto nei territori più fragili, si pongono davanti a chi intende autodeterminarsi, curarsi e godere dei propri diritti. Il Collettivo rifiuta il meccanismo patriarcale che mette sotto i riflettori chi non vuole essere madre e rilancia la necessità di difendere senza riserve la libertà di decidere in piena autonomia».