Caos treni tra Reggio e Cosenza, i pendolari si organizzano: il nuovo Comitato sfida RFI e chiama le istituzioni al confronto
È nato ufficialmente il Comitato Pendolari Area Tirrenica Sud, un fronte civile e spontaneo che riunisce decine di lavoratori e studenti colpiti dai pesanti disagi causati dai lavori avviati il 5 ottobre da Rete Ferroviaria Italiana sulla linea tirrenica.
Da giorni, chi parte ogni mattina da Reggio Calabria o dai centri costieri del versante sud per raggiungere Cosenza, Lamezia o Catanzaro si trova intrappolato in un percorso a ostacoli, segnato da treni soppressi, bus sostitutivi e tempi di percorrenza quasi raddoppiati. La cancellazione del regionale veloce delle 6. 58, fino a settembre punto di riferimento per centinaia di pendolari, ha fatto saltare equilibri costruiti nel tempo tra orari, lavoro e studio. Al suo posto un convoglio anticipato di quaranta minuti, che si ferma a Rosarno e obbliga i passeggeri a proseguire su un solo bus da cinquanta posti fino a Lamezia Terme, nodo centrale della linea tirrenica.
Un’odissea quotidiana che, di fronte a un numero di viaggiatori ben superiore alla capienza dei mezzi, si traduce in corse perse, ritardi e stress. «Si tratta di lavori che RFI aveva programmato e a cui Trenitalia si è dovuta adeguare senza però consultare i passeggeri», spiega un rappresentante del Comitato. Gli interventi riguardano una galleria tra Rosarno e Lamezia considerata a rischio, e dunque non rinviabili, ma la loro gestione – sottolineano i pendolari – è ricaduta tutta sugli utenti. Il nuovo treno anticipato costringe molti a partire all’alba, mentre l’alternativa successiva, quello delle 8, arriva a Cosenza quasi alle 11, rendendo impossibile rispettare orari di ingresso nelle scuole, nelle università e negli uffici pubblici.
Chi lavora nella Cittadella regionale o frequenta l’Università della Calabria racconta di dover scegliere tra alzarsi prima delle cinque, accumulare ore di ritardo o rinunciare al treno.
«Chi è assunto in un ente pubblico e deve timbrare il cartellino non riesce più ad arrivare in orario», spiega un pendolare. «L’unica alternativa è un bus privato che parte da Reggio alle 5.50 o l’auto, ma fare avanti e indietro ogni giorno significa spendere più di 35 euro di benzina, un costo insostenibile per chi viaggia da solo». I lavori, ufficialmente previsti fino a fine ottobre, secondo i timori di molti potrebbero protrarsi fino alla prossima primavera, aggravando una situazione già al limite. Nel frattempo, il servizio su gomma resta insufficiente e mal coordinato, mentre le coincidenze saltano, moltiplicando i disagi al rientro, quando la cancellazione del treno delle 15.30 da Lamezia costringe a tornare a Reggio non prima delle 19.
Proprio da questa emergenza è nata l’idea di un Comitato che raccolga e rappresenti i pendolari dell’area tirrenica meridionale. L’obiettivo è aprire un dialogo stabile con RFI, Trenitalia e Regione Calabria, chiedendo che la pianificazione dei lavori e delle modifiche agli orari avvenga in modo condiviso e trasparente. Una voce collettiva, quella del Comitato, che intende farsi ascoltare anche negli uffici preposti alla mobilità della Regione, dove molti dei pendolari lavorano ogni giorno. La richiesta è semplice: essere consultati, e non solo informati a decisioni già prese.
Con l’insediamento del nuovo Consiglio e della nuova Giunta regionale, la vicenda dei pendolari si presenta come un banco di prova concreto per la credibilità della politica calabrese. La manutenzione è indispensabile, ma la tutela della mobilità quotidiana lo è altrettanto. Dietro ogni orario soppresso c’è una vita che si incastra male, una giornata spezzata, un diritto che vacilla. La speranza del Comitato è che la Regione – alla luce del nuovo mandato – apra subito un tavolo di confronto con RFI per garantire un servizio dignitoso e continuativo, capace di conciliare sicurezza e diritto al movimento.