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14/11/2025 ore 14.30
Società

«Con il 2% diamo linfa al bene»: Libera lancia la nuova mobilitazione nazionale. In Calabria oltre 3.300 beni confiscati

Nel trentennale della legge 109/96 parte la raccolta firme per chiedere al Governo di destinare il 2% del Fondo Unico di Giustizia al riutilizzo sociale dei beni confiscati. In Calabria 3.373 beni già destinati, 1.660 in gestione e 147 esperienze attive. Domani la prima iniziativa regionale a Crotone.

di Redazione

«Con il 2% diamo linfa al bene». È questo il titolo della nuova mobilitazione lanciata da Libera nell’anno che segna i trent’anni della legge 109/96, la normativa che aprì in Italia la strada al riutilizzo sociale dei beni confiscati grazie a una storica raccolta di un milione di firme.

Oggi quella spinta torna a farsi azione concreta attraverso una campagna che chiede allo Stato di destinare una piccola parte – appena il 2% – del Fondo Unico di Giustizia (FUG) alla rigenerazione dei beni sottratti alle mafie, trasformandoli in luoghi di lavoro, partecipazione, accoglienza e progetto sociale. «Basterebbe poco per far rifiorire il Bene», si legge nel testo della petizione, che punta a rimettere al centro del dibattito pubblico la lotta a mafie e corruzione come impegno collettivo.

Le cartoline firmate dai cittadini saranno inviate direttamente al Governo per aprire una vertenza pubblica e chiedere un impegno stabile a sostegno delle realtà che gestiscono i beni confiscati.

Tra i primi firmatari figurano Don Luigi Ciotti e Francesca Rispoli, presidenti nazionali di Libera, gli onorari Gian Carlo Caselli e Nando Dalla Chiesa, e numerosi familiari di vittime innocenti delle mafie: Margherita Asta, Cristina, Guido e Paola Caccia, Roberta Congiusta, Marisa Diana, Mario Esposito, Marisa Fiorani, Stefania Grasso, Giovanni e Luisa Impastato, Daniela Marcone, Dario e Luigi Montana, Matilde Montinaro, Bruno Vallefuoco, Raffaella e Vincenzo Landieri, Paolo Siani, Lorenzo, Alessandra e Francesco Clemente-Ruotolo.

La mobilitazione si inserisce nel percorso nazionale «Fame di verità e giustizia», che da maggio attraversa l’Italia per riaccendere l’attenzione pubblica sul contrasto ai sistemi criminali e corruttivi. A partire dai prossimi giorni sarà possibile firmare online sul sito di Libera e nei banchetti che verranno organizzati nelle piazze.

In Calabria, la prima tappa è in programma domani, sabato 15 novembre alle ore 16.30, a Crotone nei pressi di Piazza Pitagora.

La fotografia dei beni confiscati in Calabria

Secondo i dati aggiornati al 10 novembre 2025 elaborati da Libera sui numeri dell’Agenzia Nazionale, la Calabria è la terza regione italiana per beni confiscati e destinati, con 3.373 immobili già restituiti alla collettività.

Sono invece 1.660 i beni ancora in gestione in attesa di destinazione, parte di un totale nazionale di 21.626 immobili non ancora assegnati.

Sono 107 i beni prontamente destinabili nella regione, ma ancora vuoti: un indicatore evidente della necessità di investimenti strutturali nei processi di recupero e riuso.

Accanto ai numeri, c’è una rete di pratiche già vive: 147 esperienze attive di riutilizzo sociale, che collocano la Calabria tra le regioni più dinamiche del Paese.

Le esperienze di riuso sociale in Italia

Il quadro nazionale mostra una rete diffusa: 1.132 soggetti – tra associazioni, cooperative, scuole e realtà sociali – gestiscono beni immobili confiscati in 18 regioni e 398 comuni italiani.

La regione con più esperienze è la Sicilia (297), seguita da Campania (186), Lombardia (159) e Calabria (147).

Una rete capace di creare servizi, lavoro, inclusione, welfare territoriale, trasformando luoghi un tempo simbolo dell’illegalità in presìdi di democrazia e sviluppo.

«Trent’anni fa l’Italia ha scelto di restituire alla collettività ciò che le mafie avevano sottratto – afferma Francesca Rispoli –. Da allora più di 1.200 esperienze di riuso sociale raccontano un Paese che ha saputo reagire, trasformando luoghi criminali in presìdi di democrazia, lavoro e inclusione.

Con questa raccolta di cartoline, un’azione concreta che parte dal basso, vogliamo dare linfa a queste esperienze e rilanciare lo spirito della 109/96 destinando una piccola quota stabile del Fondo Unico di Giustizia al sostegno dei beni riutilizzati. Anche solo una parte di quelle risorse potrebbe generare inclusione, coesione e rigenerazione in tutta Italia, restituendo un segnale forte contro mafie e corruzione».