Da Reggio a Gaza con la Freedom Flotilla Italia, Nando Primerano: «Scelgo di partire per i palestinesi che non possono scegliere di rimanere nella loro terra»
«Io mi posso permettere di scegliere. Posso scegliere di salire sulla barca per partire in missione verso Gaza. Oppure di non farlo. I palestinesi non hanno scelta. Non possono scegliere di restare nella loro terra. Non sanno se moriranno sotto il tetto della loro casa o se le bombe si abbatteranno nel posto in cui saranno costretti a spostarsi, essendo la loro terra occupata. Ignorano se moriranno per fame o per disidratazione. Non hanno scelta di nessun tipo. Invece noi una scelta l’abbiamo. Quella di fare qualcosa e qualcosa va fatta per scuotere i governi collusi che stanno tollerando il genocidio dei palestinesi a Gaza».
In soccorso del popolo palestinese
Nando Primerano, attivista del centro sociale Angelina Cartella di Reggio Calabria, dagli anni Ottanta ha sposato la causa del popolo palestinese, sulla scia della strage consumatasi tra il 16 e il 18 settembre 1982 nel quartiere di Sabra nel campo profughi di Shatila alla periferia di Beirut. In soccorso del popolo palestinese, è già stato a Gaza nei primi anni Duemila, durante la seconda Infifada e anche nei campi profughi in Libano e in Siria. Adesso ha accolto l’invito di un amico di vecchia data, Dario Liotta, reggino da tempo residente in Lombardia. E così dopo oltre 20 anni, accettando di imbarcarsi, partirà dal porto di Otranto in missione per Gaza probabilmente il prossimo 24 settembre. La variabilità delle condizioni meteo potrebbe, come sta accadendo per la Global Sumud flotilla, determinare uno slittamento della data.
La partecipazione alla missione umanitaria sarà formalmente annunciata stamattina. La conferenza stampa è convocata per le ore 10 presso il centro sociale Angelina Cartella a Gallico, periferia nord di Reggio Calabria.
La Freedom Flotilla Italia
«Conosco Dario fin da quando eravamo ragazzini. Un amico con il quale ho condiviso a lungo la passione per il mare. Un giorno, mentre ero di ritorno da una manifestazione No Ponte, mi ha chiamato proponendomi di partire con lui. Mi ha raccontato di avere messo la sua barca a disposizione della Freedom Flotilla Italia, proponendomi di fargli da secondo skipper durante la navigazione. Ho accettato subito e, seppure abbia piacere a ritornare come in passato in mare con lui, ciò che davvero mi ha spinto è stata l’urgenza di fare qualcosa. Perché dobbiamo fare qualcosa. Non sappiamo cosa ci attenda, avvicinandoci a Gaza. Non penso alle conseguenze. Parto perché questo sento di dover fare in questo momento». Così racconta Nando Primerano che seguendo da tempo la causa del popolo palestinese registra in questo momento una mobilitazione ampia e genuina alimentata dalla Global Sumud Flotilla. Lui partirà con la Freedom Flotilla Italia, parte della Coalizione Internazionale che da anni, come la Global Sumud, organizza missioni pacifiche e non violente per rompere l’embargo imposto alla popolazione di Gaza.
Dunque una missione diversa da quella della Global Sumud ma con la stessa natura umanitaria e le stesse finalità di trasportare a Gaza cibo e beni di prima necessità per un popolo ridotto allo stremo e così sfidare l’embargo imposto dal governo israeliano.
Segnali di speranza per contrastare una politica del terrore
«Sono stato a Catania nei giorni scorsi e ho percepito la coralità di questa mobilitazione che finalmente sta coinvolgendo dal basso persone, associazioni che si mettono in gioco. Anche la Calabria si muove e ci sarà anche la mia partenza. Una partecipazione rispetto alla quale da più parti arrivano manifestazioni di sostegno. Pare che qualcosa si muova. Da ciò può nascere una nuova speranza per un popolo vittima di stragi perpetrate sotto gli occhi del mondo da decenni. Il tutto concentrato su una striscia di terra dove vorrebbero far nascere un lussuoso resort, che vorrebbero depredare delle risorse presenti nei giacimenti, che vorrebbero liberare da ogni palestinese che ancora resista.
Dal 1948 Israele continua a non rispettare quanto stabilito in sede Onu e a ridurre lo spazio vitale dei palestinesi, agendo di imperio e con violenza, con una politica del terrore. Un progetto politico che ha ragioni anche economiche e che passa dal genocidio dei palestinesi, dall‘assedio di un popolo e dall’appropriazione forzata di quelle terre di fatto occupate», conclude l’attivista reggino Nando Primerano.