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18/11/2025 ore 21.00
Società

Filippo Lo Presti: «La musica è un ponte tra generazioni». Quarant’anni di voce, vinili e movida reggina

Filippo Lo Presti ripercorre la sua storia professionale attraverso i ricordi, le trasformazioni della movida reggina e un’idea semplice: la musica come filo che unisce generazioni diverse.

di Aldea Bellantonio

A Reggio Calabria il nome di Filippo Lo Presti attraversa almeno quattro decenni di vita notturna e programmazione radiofonica. Un percorso fatto di microfoni, vinili, locali iconici e nuove idee che continuano a dialogare con una città in costante cambiamento.

Dalla radio degli anni ’80 alle piste del Limoneto, dall’Oasi ai format contemporanei, Lo Presti racconta una storia personale che coincide, in parte, con la storia recente della movida reggina.

«La domenica è il tempo giusto per ritrovarsi; per suonare, raccontare, riconoscersi»

Nel presente di Lo Presti c’è l’idea di una domenica diversa: un tempo più lento, più adatto all’ascolto, dove la musica non deve competere con il volume della notte.

«Il nostro pubblico è cresciuto» – racconta – «non ha più bisogno delle albe in discoteca, ma la voglia di divertirsi è la stessa di sempre», da qui nascono format diurni, pensati come piccoli salotti musicali, dove i vinili tornano protagonisti e le storie si intrecciano alla musica.

I vinili originali degli anni ’70, ’80 e ’90 sono ancora oggi una parte fondamentale della sua identità musicale; «È un suono diverso» spiega; «più caldo, più umano; ed è bello risentirlo di giorno, quando c’è più spazio per ascoltare davvero»; una scelta che non guarda al passato con nostalgia, ma con consapevolezza.

Tra radio e musica: due fratelli con la stessa passione

Per raccontare la sua storia, Lo Presti parte dalla radio. «La radio era un’altra cosa» dice; un luogo in cui il tempo scorreva in maniera diversa, dove la musica e le parole creavano una comunità. Con Radio Reggio Centro 94, costruì uno dei palinsesti più riconoscibili della città, una struttura solida fatta di voci, appuntamenti e abitudini che legavano gli ascoltatori.

Accanto a lui, fin dagli inizi, c’era suo fratello Massimo. «Io faccio sessant’anni a dicembre, lui ne fa cinquantotto» racconta; «ma la passione è nata assieme». I due iniziano nelle radio private a metà degli anni ’80, poi approdano insieme a Radio Reggio Centro 94 e condividono dieci anni intensissimi.

 «L’abbiamo fatta insieme per dieci anni» ricorda; e da lì una scia di feste, serate, capodanni in luoghi inusuali: palasport, bowling, concessionarie, saline, officine, centri commerciali. «Già ad agosto mi chiedevano dove avrei fatto il capodanno» sorride.

Il negozio di dischi di Lo Presti, in quegli anni, era un crocevia; un luogo di passaggio continuo: «Entrava mezzo mondo» racconta; «si parlava di musica, di serate, di vita»; e tra una conversazione e l’altra circolavano flyer, biglietti e piccoli rituali della socialità reggina.

Nel 1995 le strade dei due fratelli si separano professionalmente. Massimo parte per Londra, entra a MTV Music Television, diventa produttore esecutivo di TRL a Milano, oggi è autore per Verissimo. «Siamo sempre stati complementari» dice Filippo; «ancora oggi da Milano mi chiama e mi dice: perché non fai questo? E io cerco di capire se si può realizzare».

I locali che hanno fatto storia: Limoneto, Papyrus, Oasi, Pilone

I locali che Lo Presti cita sono i totem di una stagione che molti reggini ricordano bene: Limoneto, Papyrus, Oasi, Pilone; posti in cui la musica dettava il ritmo e la pista era il centro della serata. «Si ballava dall’inizio alla fine» dice; «la gente veniva per quello, per stare insieme, per la musica».

Non parla di un passato migliore, parla di un passato diverso: «Le canzoni duravano quattro minuti e mezzo, oggi durano due, ogni tempo ha il suo ritmo».

La notte oggi: tempi più veloci, telefoni accesi e nuovi modi di vivere la musica

Oggi la serata si è trasformata: telefoni alzati, stories, foto, video: «È cambiato il linguaggio» - osserva - «i ragazzi si raccontano così, non è un problema, è semplicemente un modo diverso di stare insieme».

Le discoteche hanno lasciato spazio ai localini, ai bar, agli aperitivi; il pre-serata spesso divora la notte: «Arrivano già stanchi» dice con un sorriso. Eppure, in questo cambiamento, Lo Presti vede un’opportunità, un terreno su cui costruire nuovi format, più dialogici, più distesi, più adatti a chi oggi ha bisogno di altri ritmi. «Sundaylicious» nasce proprio da questa lettura della città; non come risposta nostalgica, ma come interpretazione del presente.

Un capitolo che si chiude: la Reggina, una lunga storia raccontata con delicatezza

Quando parla della Reggina, Lo Presti non usa mai toni polemici; anzi, la racconta con misura, come si raccontano le cose importanti della propria vita. «Ho fatto lo speaker per ventisei anni» dice; arrivava allo stadio con mixer, microfono, computer, tutto preparato da lui; un gesto di affetto verso la squadra e la città.

Poi arrivò la richiesta di leggere solo le formazioni, niente più gol: «Il momento più bello è annunciare un gol e se devo venire solo per leggere due formazioni, la magia si perde». Quando spiegò che non se la sentiva, la risposta fu semplice: «Ok, grazie, ci dispiace» e lì capì che quel capitolo era finito. «Ho perso la fantasia di andare allo stadio» aggiunge, non per risentimento, ma perché alcune storie si chiudono così: in silenzio, con discrezione.

La filosofia: fare musica per far star bene le persone

Alla fine, quello che Lo Presti racconta è un percorso lineare, fatto di passione e continuità, un’idea di musica che non cerca protagonismo, ma relazione. «La musica mi ha sempre fatto bene» dice «e se riesco a restituire un po’ di quel bene, per me è già tanto».

Ed è forse questo il senso più profondo di chi fa musica: costruire un ponte tra generazioni, un linguaggio comune che attraversa epoche diverse senza perdere significato. Una storia che, a Reggio Calabria, continua ancora oggi a ritmo di vinile.