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03/09/2025 ore 23.00
Società

Il Premio Chòra tu Vùa celebra Franco Iacopino e Alessio Praticò: calcio e cinema si uniscono nel segno delle eccellenze dell’Area Grecanica

A Bova il riconoscimento a due protagonisti che hanno trasformato radici e talento in storie capaci di dare voce alla Calabria nel mondo
di Silvio Cacciatore

La Calabria e l’Area Grecanica sanno riconoscere i propri figli migliori, quelli che con il talento e la tenacia hanno saputo imporsi fuori dai confini regionali restando però ancorati alle radici. È il senso profondo del Premio Chora tu Vua, che quest’anno ha celebrato – tra i tanti premiati – due figure simboliche: Franco Iacopino, storico dirigente sportivo della Reggina e del Modena, e Alessio Praticò, attore di cinema, tv e teatro tra i più apprezzati della nuova generazione. Due percorsi diversi, lo stesso filo rosso dell’eccellenza che rende orgogliosa una terra.

La storia di Franco Iacopino è la storia di un uomo che ha fatto del calcio la propria vita. Cinquantuno campionati da dirigente, decenni alla Reggina e poi una lunga parentesi al Modena, un riconoscimento UEFA nel 2004 e un libro sulla storia amaranto scritto con Eugenio Marino. Un curriculum che lo consacra come punto di riferimento.

Ma al di là dei numeri, colpisce la lucidità con cui Iacopino racconta il suo legame con la Calabria: «Intanto perché sono un figlio di questo territorio, e poi ho avuto la possibilità, lavorando anche fuori, di dimostrare che i calabresi siamo bravi. Con serietà e professionalità possiamo stare benissimo con gli altri, a volte anche davanti agli altri». Sono parole che sintetizzano il senso di una carriera condotta senza compromessi, in cui il rigore e la correttezza sono stati più importanti delle luci dei riflettori.

Nel corso della sua vita sportiva ha conosciuto personaggi che hanno fatto la storia, da Tommaso Maestrelli, «più carisma che tattica, ma capace di fare dello spogliatoio la forza trainante della squadra», a Luciano Moggi, di cui riconosce «il rispetto per la parola data». È il ritratto di un dirigente che ha fatto della coerenza la sua cifra, attraversando stagioni difficili e vittoriose con la stessa compostezza.

Ricevere il premio a Bova ha avuto per lui il valore del ritorno a casa, il segno tangibile che un percorso costruito lontano trova senso e riconoscimento nel proprio luogo d’origine.

Accanto al calcio, il Premio Chora tu Vua ha voluto celebrare il linguaggio del cinema attraverso Alessio Praticò, reggino classe 1986 che con passione e sacrificio si è imposto sulla scena nazionale. Laureato in architettura e formatosi alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, ha portato la sua cifra attoriale in film e serie di successo: da Il Cacciatore, dove ha interpretato Enzo Brusca, a Il mio nome è vendetta, passando per Il traditore e La festa del ritorno.

Nel giorno del premio ha espresso l’emozione di tornare nella sua terra: «È sempre molto bello ricevere un riconoscimento, e quando arriva dalla tua terra ha un valore doppio. Bova è una location splendida, sono felice di essere qui e grato a chi ha pensato a me».

La sua forza è racchiusa nella capacità di trasformare le origini in strumento creativo: «Dobbiamo prendere quello che di buono ci dà la nostra terra, le nostre origini. Porto sempre con me i luoghi dove ho imparato i sentimenti, e sono quelli che devo replicare con il mio lavoro». Non è un caso che il ruolo più difficile e significativo della sua carriera sia stato quello di Brusca: «Bisognava raccontarlo inquietante e pericoloso e, insieme, umano e fragile. Trovare l’equilibrio lavorando su sfumature e contrasti».

Alessio Praticò è il tipico ragazzo della porta accanto. Non rincorre la fama, si definisce un antidivo, e ribadisce che «l’importante è avere la coscienza a posto di aver fatto bene il proprio lavoro». È così che il cinema diventa testimonianza, non semplice intrattenimento, e che un attore si fa ambasciatore di una terra.

Il filo che unisce Iacopino e Praticò, calcio e cinema mondi entrambi di stelle e di sogni, è la consapevolezza che il talento, senza disciplina e radici, resta sterile. Il Premio Chora tu Vua ne ha fatto il simbolo di una comunità che vuole crescere valorizzando i suoi esempi migliori. Calcio e cinema diventano allora la stessa lingua: quella di chi si misura con il mondo senza smettere di portare nel cuore i paesi, i volti e le voci dell’Area Grecanica.