Il quartiere di Archi «Un tesoro da proteggere insieme». L'appello del parroco per il futuro della comunità
«Lo stesso luogo dove ci si può fermare per contemplare la bellezza diventa, nelle mani sbagliate, un teatro di schiamazzi e degrado», scrive Don Danilo Latella, parroco della Parrocchia Maria Santissima Del Carmelo di Archi Carmine, richiamando l’attenzione sulla necessità di proteggere e valorizzare il quartiere di Archi. Un luogo ricco di fascino millenario, che però rischia di perdere la sua essenza a causa delle azioni sbagliate di chi lo vive con superficialità.
Il vero problema che emerge è la mancanza di continuità tra le generazioni, un vuoto educativo che sta diventando sempre più preoccupante. «Non possiamo incolpare automaticamente i giovani», sottolinea Don Danilo. Troppo spesso la responsabilità viene scaricata su di loro, ma è anche e soprattutto compito degli adulti trasmettere quei valori fondamentali che sembrano mancare. L’educazione è un processo che non può essere dato per scontato, e il parroco invita tutti, genitori e adulti, a porsi domande cruciali: «Stiamo facendo il nostro meglio? Sappiamo cosa fanno i nostri figli, chi frequentano, dove vanno?».
Don Danilo mette in guardia dalle conseguenze di un’educazione assente o trascurata. «Non si nasce educati, lo si diventa grazie a qualcuno», ricorda, e denuncia come oggi gli adulti siano spesso più adolescenti dei loro stessi figli, più presenti online che nella vita reale. Questo, secondo il parroco, alimenta un circolo vizioso che porta i giovani a sfogare la loro frustrazione in modo distruttivo.
Ma non tutto è perduto: «Se ciascuno di noi si assume la sua parte di responsabilità, possiamo cambiare il corso delle cose». La sfida è quella di trasformare il quartiere e i suoi spazi, come la chiesa di S. Antonio Abate, le piazze della Parrocchia e le vie del quartiere, in luoghi di incontro, svago e comunità, trattati con il rispetto che meritano. «Ogni casa può essere l’inizio di un cambiamento», afferma con speranza Don Danilo, spronando la comunità a prendersi cura del proprio territorio.
Il bene comune, come sottolinea il parroco, è tale solo se tutti ne possono godere. Adulti e giovani sono chiamati a essere protagonisti del destino di Archi: «Nessun altro lo farà al nostro posto».