La 2F Motors trasforma la ferita in solidarietà: successo per l'evento a sostegno di malati e persone con disabilità
Il “Casinò solidale” riempie l’azienda e accende la città: donazioni, progetti per il “dopo di noi” e un messaggio che chiama tutti a fare la propria parte
La serata di ieri ha avuto un peso che va oltre il calendario degli eventi natalizi e oltre la beneficenza in senso stretto. Dentro gli spazi della 2F Motors, Reggio Calabria ha visto compiersi un passaggio preciso: la trasformazione di una ferita in un gesto pubblico, di un attacco in una ripartenza che sceglie la strada più difficile, quella dell’esposizione, della responsabilità, della restituzione.
Un anno fa c’era il buio di un incendio doloso. Un attacco nel cuore della città che voleva mettere in ginocchio e cancellare i sogni di un giovane imprenditore. Ieri sera c’era una sala piena, un clima compatto, un messaggio concreto. Francesco Scaramozzino non ha cercato scorciatoie narrative: ha legato l’evento a un senso, a un significato reale, a un punto fermo che si era imposto come promessa personale. «Ce l’abbiamo fatta una promessa ed è mia abitudine quanto meno provarci a mantenerla», ha detto, riportando quel “patto” a una dimensione semplice: quella di non lasciare che la violenza determini il finale. Da lì la decisione di creare qualcosa che avesse «un reale significato e un reale senso», con un’idea centrale che ieri è risuonata più volte: «Il messaggio che noi volevamo mandare è quello che si può ripartire da qualsiasi tipo di ferita».
Il cuore dell’iniziativa è stato proprio questo cambio di prospettiva: prendere un episodio di cronaca e ribaltarlo, riconsegnandolo alla città con un segno opposto. «E quale modo migliore se non facendo una donazione a chi ne ha più bisogno», ha proseguito Scaramozzino, spiegando che la serata nasce anche dalla gratitudine verso le associazioni e verso quel pezzo di comunità che, nell’arco dell’anno, ha scelto di stare accanto all’azienda. «Noi ci siamo visti tantissimo affetto, e stasera stiamo cercando di ricambiare con questa donazione. Però è sempre troppo poco rispetto a quello che abbiamo ricevuto». È il punto in cui l’imprenditore sposta il baricentro dalla vicenda personale alla dimensione collettiva: l’azienda come luogo che reagisce, la città come corpo vivo che risponde, la solidarietà come linguaggio condiviso.
Quando gli viene riconosciuto un ruolo di esempio, Scaramozzino frena ogni retorica e rilancia sul dovere concreto. «Non prenderei mai la responsabilità di diventare esempio, però sicuramente sono dell’avviso che chi può fare deve donare». La frase arriva senza enfasi artificiale, con la naturalezza di chi ragiona sui fatti: «Ci sono tante associazioni che sono sottovalutate e che hanno pochi aiuti. Quindi chi può farlo in qualsiasi modo credo che debba farlo». Dentro queste parole c’è un’idea di impresa che non si chiude, che non si raggomitola sulla paura, che sceglie di mettersi in relazione con la fragilità del territorio.
Reggio, l’autosalone in fiamme pochi giorni dopo l’inaugurazione. Il titolare: «Ripartiamo più forti di prima»La serata, infatti, ha dato voce e spazio a chi quella fragilità la attraversa ogni giorno. Mirella Gangeri, presidente di AGEDI, ha raccontato il senso di un riconoscimento che passa dalla presenza e dalla visibilità. «Finalmente la disabilità è uscita fuori dalle mura di casa», ha detto, spiegando come questi riscontri «ci inorgogliscono» e come possano diventare una spinta reale per le famiglie. Il suo invito è stato diretto, quasi una chiamata alla città: «Mi auguro che in tanti vengano a trovarci per capire com’è la nostra realtà». E ancora: «La disabilità fa parte del mondo», con un ringraziamento che punta ai fatti: «Ringrazio tutti quelli che ci vogliono stare vicini, con i gesti, ma anche col volontariato». Nel guardare avanti, Mirella Gangeri ha messo sul tavolo il “dopo di noi” come obiettivo concreto, parlando di percorsi e strutture capaci di accompagnare ragazzi e genitori verso una graduale autonomia, fino all’orizzonte di «una casa del dopo di noi».
Dentro questo quadro, la 2F Motors ha lavorato anche sull’idea di città che vuole raccontare. Il reparto marketing, con Maurizio Cicco, ha rivendicato lo spirito con cui è stato costruito l’evento. «Ci abbiamo messo tutto il cuore», ha detto, chiarendo che il risultato nasce da una scelta che tiene insieme organizzazione e motivazione: «Non è solo esperienza, è il cuore che ci abbiamo messo». E sul messaggio lanciato alla comunità: «Spero che la cittadina di Reggio abbia colto il messaggio… da quello che vedete penso che sia arrivato». Importante, a tal proposito, la partnership con il Network LaC che ha raccontato l'iniziativa raccogliendo la testimonianza di speranza di un tessuto umano e sociale che vuole guardare oltre la paura, facendo rete e guardando al futuro.
A suggellare il valore pubblico dell’iniziativa, l’intervento del consigliere regionale Giuseppe Mattiani, che ha definito la serata «splendida» e ha sottolineato l’impatto dell’evento sulle realtà coinvolte, citando il sostegno al reparto pediatrico del GOM e alle associazioni. Il passaggio centrale, però, resta lì dove tutto è cominciato: la decisione di ripartire nello stesso giorno, a un anno di distanza, trasformando l’ombra di un incendio in un gesto capace di accendere altro.
Ecco perché, oggi, il racconto dell’evento di ieri sera coincide con un’idea precisa di coraggio imprenditoriale. Il coraggio di chi non arretra e non si limita a “ricostruire”, sceglie di esporsi, di dare un senso alla ripartenza, di mettere la propria storia dentro una storia più grande. E in quella sala, tra i volti e le parole, Reggio Calabria ha visto una cosa ormai rara: una ferita che non è stata lasciata marcire, una promessa che è diventata realtà, una ripartenza che ha scelto di parlare la lingua della solidarietà.