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09/06/2025 ore 08.30
Società

LA DENUNCIA | Habitat distrutti e nidificazioni compromesse nelle spiagge protette, le associazioni ambientaliste: «Serve argine a declino ecosistema»

Segnalata la presenza di ruspe e spianamenti meccanici in piena stagione riproduttiva tra Condofuri e San Lorenzo. L’area coinvolta rientra nella Zona Speciale di Conservazione tutelata da leggi speciali per la salvaguardia dell'ambiente e dell'ecosistema
di Silvio Cacciatore

Un tratto di costa tra i più preziosi della Calabria e del Mediterraneo. Un sito di importanza comunitaria, in cui si concentrano habitat naturali, biodiversità e specie rare, ma anche straordinariamente vulnerabili. È qui che, nei giorni 13 e 14 maggio 2025, sarebbero stati effettuati nuovi interventi di spianamento meccanico, con l’impiego di ruspe e trattori che avrebbero interessato tratti di spiaggia e duna ricadenti nei comuni di San Lorenzo e Condofuri, nel cuore della Costa dei Gelsomini. A segnalare e denunciare l’accaduto, attraverso una comunicazione formale inviata alle autorità competenti, sono sei associazioni ambientaliste che da anni si occupano della tutela di questi ecosistemi fragili.

La denuncia è stata indirizzata alla Procura della Repubblica di Locri, alla Guardia Costiera, ai Carabinieri Forestali, alla Regione Calabria e a numerosi altri enti regionali e statali.
L’area coinvolta rientra nella cosiddetta ZSC, ovvero Zona Speciale di Conservazione, denominata “Fiumara Amendolea – porzione costiera”, un sito riconosciuto dalla rete europea Natura 2000 per la presenza di habitat rari e di specie animali in via di conservazione. Si tratta di un tratto costiero di altissimo valore ecologico, dove si alternano dune embrionali mobili, vegetazione annua delle linee di deposito marine, macchia mediterranea e tratti sabbiosi ideali per la nidificazione. A riprodursi in quest’area sono due specie particolarmente tutelate: la Tartaruga marina Caretta caretta e il Fratino.

Secondo quanto denunciato da StOrCal, ALTURA, LIPU Calabria, CERM, Gruppo Adorno Odv e Caretta Calabria Conservation, l’intervento meccanico avrebbe potenzialmente compromesso la deposizione di uova e la sopravvivenza di nidi già esistenti. La stagione riproduttiva, già avviata da diverse settimane, rappresenta un periodo critico per entrambe le specie. Le tracce lasciate dalle femmine di Caretta caretta sulla sabbia, che permettono agli esperti di individuare la camera delle uova e proteggerla, sarebbero state completamente cancellate. Al tempo stesso, la presenza storica del fratino avrebbe potuto garantire nuove nidificazioni proprio nelle zone interessate dalle ruspe.

Il danno ambientale ipotizzato è duplice: diretto, perché potrebbe avere distrutto nidi già presenti, e indiretto, per la modifica strutturale degli habitat dunali, ridotti nella loro funzione ecologica. «Un danno diretto e indiretto – scrivono le associazioni – sia per le specie animali che per l’habitat stesso, modificato da un’alterazione che ne riduce drasticamente la funzionalità ecologica».
Non si tratterebbe, tuttavia, di un episodio isolato. Lo stesso tratto di costa era stato interessato da operazioni simili già nel maggio del 2023, con modalità pressoché identiche. In quell’occasione, come oggi, le associazioni denunciarono pubblicamente l’intervento e inviarono documentazione fotografica e cartografica alle istituzioni competenti.

Il riferimento normativo centrale è rappresentato dalla Legge Regionale n. 22 del 24 maggio 2023, che regola le attività consentite nelle aree della rete Natura 2000. In essa è previsto esplicitamente il divieto di interventi meccanici di pulizia e spianamento all’interno delle ZSC nei periodi di nidificazione, salvo esplicita e motivata valutazione di incidenza ambientale. In caso di violazione, la legge prevede sanzioni amministrative che possono arrivare fino a 9mila euro. Inoltre, la denuncia cita l’articolo 733 bis del Codice penale, che sanziona il danneggiamento di habitat naturali protetti, con possibile rilevanza penale delle condotte.

Il documento inviato dalle associazioni è corredato da immagini dei mezzi in azione, mappe degli habitat coinvolti, riferimenti normativi e precedenti documentati. L’obiettivo è quello di sollecitare un intervento delle autorità competenti non solo per accertare i fatti, ma anche per prevenire ulteriori situazioni di rischio. La denuncia non si limita infatti a chiedere sanzioni, ma propone una riflessione più ampia sulla gestione delle coste, sul ruolo della prevenzione e sulla necessità di garantire una presenza attiva degli enti preposti al controllo.

In parallelo, l’associazione Caretta Calabria Conservation ha comunicato che già a fine maggio sono stati individuati i primi due nidi della stagione 2025 sulla costa jonica della Calabria. Si tratta di un dato significativo, che conferma la vocazione riproduttiva di queste spiagge e la loro importanza strategica nel panorama nazionale. Solo lo scorso anno sono stati rinvenuti e messi in sicurezza, sulle spiagge calabresi, ben 117 nidi di Caretta caretta, consentendo a 4000 piccole tartarughine di raggiungere in sicurezza il mare. «Quello che chiediamo è il rispetto della legge e delle direttive europee – affermano i referenti delle sei associazioni -. Ogni intervento compiuto senza criterio può determinare danni irreversibili», chiedendo quindi che questi fatti siano accertati e, se necessario, sanzionati. Ma soprattutto che episodi del genere non si ripetano più. La conservazione della biodiversità non può essere delegata alla buona volontà di pochi: è un dovere collettivo, sancito da leggi, norme, trattati e responsabilità pubbliche ben precise.

A distanza di giorni dai fatti denunciati, resta alta l’attenzione delle associazioni e degli osservatori ambientali sull’area interessata. La richiesta, contenuta nero su bianco nella denuncia, è quella di attivare i necessari accertamenti, valutare l’entità del danno e verificare se sussistano violazioni alla normativa vigente. E secondo fonti vicine alle associazioni pare che qualcosa si stia muovendo – o si possa muovere a breve – con la possibile comminazione delle sanzioni previste. Ma più ancora, evitare che episodi simili possano ripetersi in futuro, adottando strumenti di pianificazione e sorveglianza realmente efficaci.