Sezioni
17/07/2025 ore 22.30
Società

Marcia per la Pace, da Melito parte la prima mobilitazione in Calabria contro il genocidio a Gaza: «Non giriamoci più dall’altra parte»

Domenica cittadini, associazioni e istituzioni scenderanno in piazza insieme per difendere il diritto internazionale e la dignità dei popoli
di Silvio Cacciatore

Una marcia che nasce dalla coscienza, non dall’ideologia. E che parte dalla punta più estrema dell’Italia, Melito di Porto Salvo, per lanciare un messaggio universale: «Stop al genocidio a Gaza». Domenica 20 luglio, alle ore 19.00, cittadini e associazioni si ritroveranno in Via Roma, dal Monumento ai Caduti fino al Santuario di Maria SS. di Porto Salvo, per quella che è già diventata, prima ancora di iniziare, una mobilitazione storica per la Calabria.

A raccontare come tutto è cominciato è Monica Laganà, tra le promotrici della manifestazione: «Questa marcia non nasce per ideologia, ma per una presa di coscienza. Una coscienza che non poteva più rimanere in silenzio davanti a una realtà straziante, ignorata troppo a lungo. Gaza sembra lontana, ma in realtà è dietro l’angolo. E soprattutto, possiamo essere noi la Palestina, in qualsiasi momento, se il diritto internazionale viene calpestato come lo è oggi».

Il cuore della manifestazione batte al di fuori dei partiti e delle appartenenze. A unirlo è il desiderio comune di non restare indifferenti. «È la voce dei cittadini che esprimono disappunto e solidarietà – prosegue Laganà – perché la pace non si delega. Si costruisce. Si pretende. E si difende».

Vedere la Calabria mobilitarsi per la libertà di un popolo straniero – in una terra spesso abituata a subire più che a protestare – è, secondo Laganà, un segnale potente. «Anche noi abbiamo bisogno di rialzarci, di far sentire la nostra voce. La Calabria è stata troppo spesso considerata l’ultima delle regioni, anche sul piano della consapevolezza. Ma oggi vogliamo dimostrare che sappiamo lottare non contro qualcosa, ma per qualcosa».

Il seme è stato gettato da un piccolo gruppo, poi è diventato una famiglia più grande, coesa, determinata, pronta a camminare insieme. «Io ho lanciato l’idea – dice – ma loro l’hanno accolta, fatta propria. Ed è diventata l’idea di tutti».

Il sentimento che anima la marcia è profondamente radicato nella storia di questo territorio, da sempre segnato dall’emigrazione. «Noi calabresi sappiamo cosa significa essere costretti ad andare via – spiega Laganà –. Ci immedesimiamo, oggi più che mai, in chi perde la casa, la terra, la pace. Questo dolore ci appartiene, anche se accade a migliaia di chilometri da qui».

E proprio per questo, la partecipazione delle istituzioni ha assunto un valore simbolico: «Abbiamo ricevuto un abbraccio collettivo da parte dei Comuni e della Città Metropolitana, che hanno creduto nel nostro messaggio e ci stanno accompagnando. Questo sostegno ci dà forza: ci fa sentire parte di una comunità viva e presente».

Nel cuore di Melito, a pochi giorni dalla marcia, c’è fermento: c’è chi scrive i cartelloni, chi prepara striscioni, chi condivide idee e fatica. È un laboratorio spontaneo di solidarietà, che nasce attorno a un tema globale ma si nutre di umanità quotidiana. «Vivere questo momento di preparazione – dice Monica – è stato toccante e potente. Abbiamo ritrovato lo spirito del “fare insieme”. E abbiamo dimostrato che si può convergere, anche da posizioni diverse, verso un’unica direzione: quella della dignità e della pace».

A chi teme disordini, o guarda con sospetto l’evento, Laganà risponde con fermezza: «Questa è una marcia per la pace. La paura è un sentimento contrapposto alla pace. Non c’è motivo di averne: c’è invece il diritto e il dovere di esserci. Camminare insieme per la pace è il modo più civile, umano e profondo per dire che crediamo ancora nei diritti, nella legalità internazionale, nella solidarietà tra i popoli».