MITI E MISTERI METROPOLITANI | Pentimele e i cinque canti
Collina di origini antichissime, che il mare ha restituito alla terra lasciandovi sabbia e conchiglie di madreperla, a Pentimele trovavano dimora cervi, rinoceronti, elefanti e persino qualche pinguino boreale. Qui, secondo gli storici, si realizzò il primo abitato di Reggio e alla sua base sembra sorgesse il menhir dedicato al mitico re Giocasto, figlio di Eolo. Qui passò, secondo il mito, Ercole con i suoi armenti. Qui Oreste infisse nella roccia la sua spada di bronzo e nel porto alla base della collina sbarcò San Paolo diffondendo da Reggio la fede cristiana in tutto il mondo.
Un luogo simile non poteva che avere origini leggendarie sin dal nome, derivante, pare, da cinque dolcissimi canti.
La leggenda dei cinque canti
C’era un tempo in cui sulla splendida collina, in una casetta posta sulla sommità, molti secoli addietro, una madre diede alla luce cinque figlie gemelle. Trascorsero gli anni e le cinque sorelle crebbero di una bellezza impareggiabile e uguali come gocce d’acqua. Erano così identiche che non era possibile distinguerle solo guardandole. Per di più, vestivano allo stesso modo, camminavano allo stesso modo e avevano anche lo stesso carattere gioviale. C’era solo un modo per riconoscerle: la voce.
Ognuna di loro, infatti, aveva una voce meravigliosa diversa dalle altre ma mentre filavano cantavano anche le stesse canzoni.
Quei canti melodiosi attraversarono la collina e giunsero fino alle porte della città. Così, in men che non si dica, la montagnola si riempì di un gran numero di corteggiatori.
Le ragazze, però, non volevano saperne di maritarsi e quando gli spasimanti ne chiedevano la mano si divertivano a prenderli in giro, spacciandosi l’una per l’altra.
Intanto, la fama di quelle splendide fanciulle si era diffusa anche nelle terre confinanti e, oltre ai giovani del posto, anche i forestieri arrivavano fin sulla collina per conoscere le cinque meraviglie.
Finché un giorno, giunsero in città cinque fratelli, belli e aitanti, che al sentire quelle soavi voci furono subito guidati sul colle. Non appena videro le sorelle se ne innamorarono perdutamente e, stavolta, anche le fanciulle furono colpite dal “colpo di fulmine”.
Così fu celebrato il fidanzamento e le sorelle decisero che da allora in poi, per farsi distinguere dai propri cavalieri, avrebbero intonato ognuna un canto diverso.
Il nome Pentimele
Fu così che, secondo la leggenda, la collina si chiamò Pentimele, “cinque canti” appunto, e, ancora oggi, da lassù è possibile ammirare l’incantevole panorama dello Stretto, in un’apoteosi di ginestre, pini e fichi d’india.
Un luogo simbolo della città, dunque, individuato sin dagli antichi greci come abitato dalle ninfe, tanto che dalla traduzione greca il nome significherebbe “cinque melidi” ovvero “cinque ninfe”.
Un luogo immortalato anche nei dipinti di Pieter Bruegel il Vecchio, con le sue antiche fortificazioni militari, le cui origini si fanno risalire ai tempi delle scorrerie dei pirati, quando si pensò di erigere la torre chiamata “Pendimeri”, da cui “Pentimeli”.
La collina oggi … e domani
La collina di Pentimele rappresenta, quindi, per Reggio un luogo del mito e della memoria, il cui fascino potrebbe addirittura aumentare se dovessero prendere corpo alcuni progetti che attendono da anni, come la strada per rendere più accessibile sia il polmone verde che l’accesso alle Fortificazioni riqualificate negli anni scorsi, l’illuminazione e la cartellonistica.
Ma anche le proposte presentate da esperti e associazioni che avrebbero grandi ricadute sul piano turistico: come quella di una funivia che salga fino ai Fortini o del Colosso di Rhegion, un maestoso bronzo che dominerebbe la collina, magari insieme alla Statua di San Paolo che contempla l’intero Stretto.