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03/10/2025 ore 15.08
Società

Reggio Calabria scende in piazza per Gaza: studenti, sindacati e portuali uniti nello sciopero generale - FOTOGALLERY

Diverse centinaia di persone hanno attraversato il centro città fino alla Prefettura per aderire alla mobilitazione nazionale in solidarietà con la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla. Ha avuto il suo peso la valutazione di illegittimità dello sciopero da parte della commissione Garanzia sulla partecipazione dei lavoratori
di Silvio Cacciatore

Reggio Calabria ha risposto “presente” con grande partecipazione all’appello lanciato a livello nazionale in solidarietà con la missione umanitaria diretta a Gaza della Global Summud Flotilla, fermata dal governo israeliano a poche miglia dalle acque palestinesi.

Anche la città dello Stretto non è rimasta in silenzio e ha fatto sentire la propria voce contro il genocidio del popolo palestinese, aderendo con convinzione allo sciopero generale proclamato da Cgil e Usb.

Il corteo è partito nella mattinata da piazza De Nava, snodandosi lungo corso Garibaldi fino alle porte della prefettura. Centinaia di persone, studenti, cittadini, associazioni, movimenti della società civile, rappresentanti delle istituzioni e della politica locale hanno preso parte all’iniziativa.

Alla manifestazione reggina sono confluiti anche protestanti e scioperanti dal porto di Gioia Tauro.

A guidare la marcia sono stati soprattutto i giovani: studenti che con bandiere, cartelli, slogan e canti hanno animato la protesta, ribadendo la necessità di fermare le violenze e garantire tutela agli attivisti della missione umanitaria.

Cori, tamburi e striscioni hanno reso vivace l’atmosfera di una manifestazione che, pur mantenendo toni decisi, si è svolta in modo pacifico e ordinato. Giunti in Piazza Italia, i manifestanti davanti l’ingresso del palazzo della Pefettura, hanno scandito l’appello «Chi ignora è complice».

Presente all’arrivo del corteo a Piazza Italia anche il sindaco Giuseppe Falcomatà. I ragazzi in piazza italia hanno preso la parola spontaneamente raccontando le loro paure e le loro rabbie con appelli al governo e alle istituzioni.

Un gruppo di studenti manifestanti è stato ricevuto dal Prefetto Clara Vaccaro su richiesta degli stessi e delle sigle sindacali.

«Tantissimi studenti hanno aderito al nostro invito a partecipare alla manifestazione a sostegno del popolo palestinese e questa missione umanitaria. Avrebbe dovuto esserci un corridoio per garantire l’arrivo degli aiuti e invece la Global Sumud Flotilla è stata bloccata e noi oggi registriamo una bellissima reazione da parte dei giovani» ha dichiarato Gregorio Pititto, segretario generale della Cgil Area Metropolitana di Reggio Calabria.

Ha avuto il suo peso la valutazione di illegittimità dello sciopero da parte della commissione Garanzia sulla partecipazione di lavoratori e lavoratrici.

Aurelio Monte, rappresentante Usb Calabria ha rilevato «che oggi i lavoratori purtroppo oggi hanno avuto la triste notizia che la Commissione nazionale di garanzia ha precettato e quindi ha rinunciato a fare questo sciopero. Noi comunque siamo qua in piazza per dire che non molleremo contro questo governo di fascisti che sta cercando di boicottare tutto quello che, invece, stanno portando avanti le piazze delle piazze in tutta Italia».

Anche i portuali hanno levato la loro voce.

«Oggi siamo qui per portare avanti lo sciopero generale proclamato dalla nostra organizzazione sindacale di base, perché non si può rimanere indifferenti di fronte al genocidio palestinese – dichiara, giunto da Gioia Tauro, il segretario Nazionale Orsa Porti Mimmo Macrì -. Siamo anche qui per sensibilizzare il Governo affinché prenda distanze vere e non solo di facciata. Non servono prese di posizione apparenti: per risolvere questo problema devono rompersi i rapporti con Israele, non bisogna più supportare il genocidio. Noi, come portuali, non ci sentiamo e non vogliamo essere partecipi del massacro che sta avvenendo a Gaza».

Una partecipazione, quella dei portuali di Gioia Tauro, che assume un significato ancora più particolare. «Il porto di Gioia Tauro – prosegue Macrì – è un contesto particolare, basato su condizioni storiche e strutturali differenti. In altri porti la città e il porto sono un tutt’uno, uniti nella vita quotidiana: lì esistono momenti di incontro, di condivisione e di discussione. A Gioia Tauro, invece, il porto resta avulso dal contesto cittadino e i lavoratori arrivano da tutta la Calabria. Questo rende più difficile avere punti di ritrovo, dopolavoro o luoghi di discussione. Per questo, come Orsa, da anni cerchiamo di favorire spazi di confronto e momenti di coscienza collettiva, non solo su questioni strettamente lavorative ma anche su temi più ampi». Per poi concludere: «Prendere coscienza su una questione che non è prettamente portuale è più difficile, ma cerchiamo di portare avanti questo dialogo tra portuali e con altre realtà che, storicamente, sono sempre state un passo avanti in questo tipo di lotte».