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23/03/2025 ore 21.00
Società

Reggio, compie 100 anni Aldo Chiantella: a 18 anni divenne il partigiano Fieramosca e anche lui liberò l'Italia - VIDEO

La sezione Anpi Condò ha fatto da cornice a un incontro per festeggiare questo compleanno speciale che cade proprio nell'anno dell'Ottantesimo anno della Liberazione dal nazifascismo alla quale anche lui contribuì con il suo coraggio
di Anna Foti

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«Posso parlare solo di quello che so e che di quello che ho conosciuto», dice come per annunciare a chi lo ascolta che quanto dirà, sarà ciò di cui sa e nulla di più. Sempre con dolcezza e umiltà racconta di come «intervenire per lui sia stato un dovere che ogni cittadino sente quando la libertà e la civiltà sono minacciate».

Con la tenerezza e la mitezza di un uomo che è arrivato all’età di 100 anni, attraversando il secolo buio del Novecento, racconta ancora delle ferite nell’anima lasciate da una guerra combattuta a 18 anni tra le montagne in Friuli, quando fu imposto di scegliere tra la liberta e la battaglia, tra la vita propria e quella del “nemico”, quando uccidere segnò per sempre la sua coscienza di giovane combattente per la Libertà del suo Paese. Di giovane che sapeva di combattere per una causa più grande e necessaria.

Lui è Aldo Chiantella, nome di battaglia Fieramosca nato a Reggio Calabria nel 1925, uno dei giovani partigiani calabresi che fecero l’Italia nei luoghi della Resistenza, come ci ricorda Pietro Calamandrei. Quanto lui sa e ciò di cui può parlare è la storia dell’Antifascismo e della Resistenza al nazifascismo che 80 anni fa liberò l’Italia, consegnandola alla Pace, Repubblica e alla Costituzione.

Lo spirito antifascista della Costituzione

«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione», aveva detto il giurista Piero Calamandrei nel suo, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza a Milano il 26 gennaio 1955. Una frase riportata sulla stele del Partigiano posta all’interno della villa comunale Umberto I di Reggio, dove negli anni Aldo e gli altri partigiani reggini si sono avvicendati per rendere testimonianza alimentare la memoria nel giorno della Liberazione.

Una testimonianza preziosa

Aldo, sempre accompagnato dalla moglie Maria, nella cornice della sede della sezione Anpi Condò di Reggio Calabria, oggi, con i suoi 100 anni e il “secolo di storia, di coraggio e di libertà” che ha vissuto, è stato festeggiato dagli amici che negli anni sono cresciuti nutrendosi della sua testimonianza di Resistenza e del suo esempio.
Ad arricchire il momento di festa, introdotto dalla responsabile della sezione Maria Lucia Parisi, anche il contributo video di Maurizio Marzolla e Guillermo Laurin che hanno raccolto la sua testimonianza oggi negli archivi dell’Anpi, e l’omaggio musicale di Valentino Santagati che ha eseguito un brano composto per Aldo Chiantella e l’immancabile Bella Ciao.

«Il Chiantella, alle doti di ardimento, sprezzo del pericolo e di non comune valore personale, aggiunge una intelligenza pronta e vivace ed un fisico sano e robusto che gli ha consentito di sopportare per lunghi mesi e duri disagi della montagna per cui ora sono lieto di considerarlo fra i primi che molto hanno contribuito alla causa della liberazione» – Comandante di brigata N. Nieno.

“Nella sagra del sangue”

Un momento di profonda condivisione culminato nella declamazione della poesia “Nella sagra del sangue”, con cui Aldo Chiantella manifesta tutto il suo tormento. Si assottiglia nel tempo la sua voce ma non la forza del monito che lancia.

«Anche io nella sagra del sangue ho immerso il ferro e le mani. Ho ucciso uno sconosciuto che mi era fratello. Un innocente che torna a trovarmi quasi ogni notte e a domandarmi perché. Ma quale risposta? Il tempo consuma ogni giorno le nostre certezze e la coscienza non offre un giusto motivo alla morte».

Avendo conosciuto la violenza della guerra, Aldo Chiantella oggi parla instancabilmente di rispetto dei diritti e del prossimo, della necessità di non uccidere ma di porre nella condizione di non nuocere chi minaccia di usare violenza e di sopraffare l’altro. Una lezione di civiltà straordinaria di cui è lui a farci dono, ancora oggi, in questa giornata così speciale.