REGGIO FILM FEST | Santoro e Pearce, due italoamericani nella città dello Stretto: «Accolti con calore, qui gireremo il prossimo film» - VIDEO
L’atmosfera del Reggio Calabria Film Festival si respirava tutta sul Lungomare Falcomatà, dove dal truck del network LaC abbiamo dialogato con due protagonisti d’eccezione: Maria Sara Santoro e Max Pearce. Lei, milanese con padre calabrese; lui, canadese di Vancouver. Insieme formano una coppia creativa nata alla University of Southern California, la scuola che ha formato registi come George Lucas, Kevin Feige e Ryan Coogler.
Davanti ai nostri microfoni hanno presentato Jack & Lou: una storia d’amore tra gangster, film ambientato nell’America del Proibizionismo che ha portato a Reggio il volto di Sebastiano Pigazzi, premiato come miglior attore protagonista. «È stata la nostra prima esperienza da produttori di un lungometraggio – raccontano –. Un lavoro corale, con undici registi e otto sceneggiatori, nato durante la pandemia sotto la guida di James Franco e John Watson».
Il racconto si è fatto più personale quando hanno parlato di Linda Hamilton, la storica Sarah Connor di Terminator: «Sul set è stata incredibile – ci hanno detto –. Una professionista umile, disponibile, sempre semplice. Ogni giorno voleva soltanto le sue sigarette e una passeggiata: nulla di quello che ti aspetteresti da un’icona del cinema».
Santoro e Pearce hanno sottolineato anche le differenze di accoglienza tra pubblico americano e italiano: «Negli Stati Uniti i gangster movie vengono considerati un genere ormai superato. In Italia, invece, c’è ancora un fascino autentico, un amore per queste storie che raccontano l’America ma con uno sguardo diverso. A Reggio ci siamo sentiti a casa».
Per Santoro, che porta nel sangue le radici calabresi, il ritorno ha un significato speciale: «Essere qui non è solo presentare un film, ma riconnettermi a una parte della mia famiglia e della mia identità». Pearce guarda alla Calabria con gli occhi del produttore: «Questa regione ha location straordinarie, che si prestano perfettamente a film storici e di genere. Abbiamo già in mente un progetto da girare qui. In questi mesi abbiamo conosciuto tanti giovani attori, registi e tecnici che meritano di essere coinvolti».
Non è mancato un sorriso sulle abitudini di lavoro: «A Los Angeles la pausa pranzo dura mezz’ora, qui due ore. All’inizio ci spiazza, ma è proprio da queste differenze culturali che può nascere un nuovo equilibrio tra metodo industriale americano e qualità artigianale italiana».
E quando il discorso è scivolato sulle comunità calabresi sparse tra Canada e Stati Uniti, i due hanno sorriso: «È incredibile vedere famiglie che parlano ancora dialetto, cucinano piatti tipici e si sentono legate a questa terra. È un patrimonio vivo, che resiste all’oceano e al tempo».
Sul Lungomare Falcomatà, tra i passanti incuriositi e il fermento del Festival, Santoro e Pearce hanno lasciato una promessa chiara: tornare in Calabria non solo per presentare un film, ma per girarne uno nuovo. Una dichiarazione che ha trasformato una semplice intervista in un impegno verso il futuro.