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28/09/2025 ore 21.00
Società

REGGIO FILM FEST | Santoro e Pearce, due italoamericani nella città dello Stretto: «Accolti con calore, qui gireremo il prossimo film» - VIDEO

Dal truck di LAC sul Lungomare Falcomatà, durante il Reggio Film Fest, abbiamo incontrato Maria Sara Santoro e Max Pearce. Tra ricordi del master a Los Angeles, aneddoti con Linda Hamilton e riflessioni sul cinema, il duo italo-canadese ha raccontato il sogno di girare in Calabria
di Aldea Bellantonio

L’atmosfera del Reggio Calabria Film Festival si respirava tutta sul Lungomare Falcomatà, dove dal truck del network LaC abbiamo dialogato con due protagonisti d’eccezione: Maria Sara Santoro e Max Pearce. Lei, milanese con padre calabrese; lui, canadese di Vancouver. Insieme formano una coppia creativa nata alla University of Southern California, la scuola che ha formato registi come George Lucas, Kevin Feige e Ryan Coogler.

Davanti ai nostri microfoni hanno presentato Jack & Lou: una storia d’amore tra gangster, film ambientato nell’America del Proibizionismo che ha portato a Reggio il volto di Sebastiano Pigazzi, premiato come miglior attore protagonista. «È stata la nostra prima esperienza da produttori di un lungometraggio – raccontano –. Un lavoro corale, con undici registi e otto sceneggiatori, nato durante la pandemia sotto la guida di James Franco e John Watson».

Il racconto si è fatto più personale quando hanno parlato di Linda Hamilton, la storica Sarah Connor di Terminator: «Sul set è stata incredibile – ci hanno detto –. Una professionista umile, disponibile, sempre semplice. Ogni giorno voleva soltanto le sue sigarette e una passeggiata: nulla di quello che ti aspetteresti da un’icona del cinema».

Santoro e Pearce hanno sottolineato anche le differenze di accoglienza tra pubblico americano e italiano: «Negli Stati Uniti i gangster movie vengono considerati un genere ormai superato. In Italia, invece, c’è ancora un fascino autentico, un amore per queste storie che raccontano l’America ma con uno sguardo diverso. A Reggio ci siamo sentiti a casa».

Per Santoro, che porta nel sangue le radici calabresi, il ritorno ha un significato speciale: «Essere qui non è solo presentare un film, ma riconnettermi a una parte della mia famiglia e della mia identità». Pearce guarda alla Calabria con gli occhi del produttore: «Questa regione ha location straordinarie, che si prestano perfettamente a film storici e di genere. Abbiamo già in mente un progetto da girare qui. In questi mesi abbiamo conosciuto tanti giovani attori, registi e tecnici che meritano di essere coinvolti».

Non è mancato un sorriso sulle abitudini di lavoro: «A Los Angeles la pausa pranzo dura mezz’ora, qui due ore. All’inizio ci spiazza, ma è proprio da queste differenze culturali che può nascere un nuovo equilibrio tra metodo industriale americano e qualità artigianale italiana».

E quando il discorso è scivolato sulle comunità calabresi sparse tra Canada e Stati Uniti, i due hanno sorriso: «È incredibile vedere famiglie che parlano ancora dialetto, cucinano piatti tipici e si sentono legate a questa terra. È un patrimonio vivo, che resiste all’oceano e al tempo».

Sul Lungomare Falcomatà, tra i passanti incuriositi e il fermento del Festival, Santoro e Pearce hanno lasciato una promessa chiara: tornare in Calabria non solo per presentare un film, ma per girarne uno nuovo. Una dichiarazione che ha trasformato una semplice intervista in un impegno verso il futuro.