Reggio, l'arcivescovo Morrone: «La tratta delle donne è un'ingiustizia, loro dignità va custodita» - VIDEO
In prossimità della festa dell’Immacolata Concezione, l’arcidiocesi Reggio Calabria – Bova, la Caritas reggina e l’unità di strada “Delicati segni di Speranza” hanno promosso una veglia di preghiera, intonando un rosario nel luogo simbolico della stazione centrale.
Una preghiera condivisa, per affidare all’Immacolata Vergine Maria l’umanità oltraggiata e la dignità violata delle donne mercificate e vittime di sfruttamento della prostituzione.
Una preghiera per invitare al ravvedimento l’umanità smarrita che tratta e considera le donne solo come oggetto e come merce.
La preghiera, dal titolo fortemente simbolico “Dal buio alla Luce. Con Maria accanto alle donne in difficoltà”, è stata animata da canti e commenti ai cinque misteri della Luce. Con le suore Francescane Alcantarine di Archi hanno collaborato l’Azione cattolica, i gruppi scout delle parrocchie di San Giorgio Extra e Archi, il seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria e suor Chiara Luce del monastero delle Carmelitane Scalze di Crotone.
«Qui per portare una luce di speranza»
«In questo tempo, complice anche il covid, il fenomeno si è spostato dalla strada ai luoghi chiusi. Noi siamo qui per dire a queste donne, anche ragazze giovanissime, che non le lasciamo sole. Siamo qui per denunciare che la piaga dello sfruttamento della prostituzione, anche se sommerso, esiste e si consuma in appartamenti dove queste donne sono costrette a stare.
Vorremmo portare lì dentro una luce di speranza. Ecco perché abbiamo scelto di intitolare la veglia “Dal buio alla luce”», ha spiegato Suor Eva Amata Furiani, coordinatrice dell’unità di strada Delicati segni di Speranza e superiora delle suore Francescane alcantarine di Archi.
«Non lasciamo sole queste donne»
«Il fatto di non vedere più in strada tante ragazze può lasciar credere che il fenomeno sia in regressione ma invece è solo nascosto. Si è spostato all’interno degli appartamenti, rendendo anche più difficoltoso il nostro incontro con loro.
Noi vogliamo dire che, come prima quando in strada potevamo parlare con loro e ascoltarle, siamo ancora qui», ha sottolineato Suor Eva Amata Furiani, coordinatrice dell’Unità di strada e superiora delle suore Francescane alcantarine di Archi.
«Un lavoro santo che custodisce queste donne spogliate della dignità»
«Il vostro lavoro è santo perché è dedicato ad un’umanità ferita. Con la vostra tenerezza, la vostra amicizia, la vostra vicinanza, la vostra presenza, voi custodite la dignità vilipesa di queste donne.
Tutti siamo chiamati a riflettere su questa piaga sommersa che è la mercificazione della donna, la mortificazione della sua dignità e a pregare per curarla e riscattarla», ha sottolineato l’arcivescovo della diocesi di Reggio Calabria – Bova, Fortunato Morrone nella sua conclusione.
Tutta la comunità è, dunque chiamata a pregare per ritrovare, in momenti corali come questo, il senso di una dignità che qualcuno offende e che invece va protetta, promossa, custodita nel segno della Grazia di Maria Immacolata.
«La tratta, una somma ingiustizia»
«Donne che non hanno persone che possano custodirle, diventano vittime di questa somma ingiustizia che è la tratta delle donne. Da sole rimangono in balia di chi trae un profitto dal loro corpo, monetizzando la loro vita, spogliando la loro carne di dignità. Ma è proprio lì che Dio si lascia trovare e toccare. Lì in questa dignità rubata, in questa umanità profondamente ferita», ha ancora sottolineato l’arcivescovo Fortunato Morrone.
«La nostra preghiera una denuncia e una speranza»
«È un fenomeno indecoroso, indecente e soprattutto nascosto. Lasciare sotto traccia e sotto silenzio questa situazione può fare comodo, purtroppo. La nostra preghiera è, allora, una denuncia ma è anche una richiesta al Signore affinché si possa arrivare al cuore di queste persone, accompagnandole a rivedere il loro vissuto e ad aprirsi a un modo nuovo di vivere l’esistenza.
La preghiera è anche un messaggio di speranza per queste donne in difficoltà. Una testimonianza che ci sono persone che guardano a loro con rispetto, con tenerezza e anche con sofferenza e che sono disposte ad accoglierle per far risplendere la loro dignità», ha concluso l’arcivescovo della diocesi di Reggio Calabria – Bova, Fortunato Morrone.