Reggio, polemica sulla "volata" della Vara: i portatori replicano a De Salvo: «Sempre disponibili al confronto, ma si abbassino i toni»
La prima a sollevare la questione è stata la dottoressa Angelina De Salvo, giornalista e responsabile della comunicazione della Direzione regionale Musei. In un lungo post, ha definito la volata «un’usanza tribale», «grottesca e pericolosa» sia per la sicurezza delle persone sia per la Vara stessa, bene di valore storico e artistico.
De Salvo ha ricordato il restauro realizzato dal Ministero della Cultura tra il 2020 e il 2021, con indicazioni precise: evitare sobbalzi e bruschi spostamenti per non compromettere la struttura. Per la giornalista, l’episodio di sabato ha rappresentato «uno spettacolo osceno», arrivando a definire i portatori «trogloditi».
Non si è fatta attendere la risposta dell’Associazione Portatori della Vara della Madonna della Consolazione, che in una nota ufficiale ha dichiarato:
«L’Associazione Portatori della Vara della Madonna della Consolazione ha letto con stupore e rammarico la riflessione diffusa in queste ore sulla processione di sabato diffuso dall’ufficio nazionale musei Calabria.
Desideriamo innanzitutto ristabilire la verità dei fatti: i portatori hanno sempre operato nel rigoroso rispetto delle prescrizioni impartite dalla Soprintendenza per la tutela della Vara, adottando le cautele e le procedure condivise con le autorità competenti. Anche durante la tradizionale “volata” non si è verificato alcun urto e la Vara non ha riportato alcun danno. Ogni ricostruzione che lasci intendere il contrario è priva di fondamento.Con la stessa franchezza riteniamo doveroso stigmatizzare il linguaggio utilizzato. Sentir definire “trogloditi” i portatori da parte di un’istituzione della Pubblica Amministrazione è profondamente sgradevole e ferisce uomini e famiglie che, da generazioni, prestano un servizio volontario alla diocesi, alla città e alla sua Patrona con disciplina, devozione e senso di responsabilità. I portatori sono dispiaciuti per parole che non aiutano il confronto, e chiedono che il dibattito pubblico torni nei binari della misura e del rispetto reciproco.
Ribadiamo la nostra piena disponibilità a collaborare con tutte le istituzioni in un dialogo serio e costruttivo, fondato sui dati e sulla tutela condivisa del patrimonio culturale e della sicurezza delle persone. La tradizione si onora con i fatti, con l’osservanza delle regole e con uno stile all’altezza delle responsabilità di ciascuno. Confidiamo pertanto in una pronta rettifica delle espressioni offensive e in un clima più sereno, nell’esclusivo interesse della comunità reggina e calabrese».
La vicenda resta aperta e mette in evidenza la tensione tra la salvaguardia di un bene storico-artistico restaurato con fondi pubblici e la volontà di mantenere viva una tradizione devozionale radicata da secoli nella città.