Reggio, un anno fa la scomparsa di Oreste Serini testimone d’eccellenza dello Scautismo
«È trascorso un anno, dal 29 settembre 2024, giorno del suo 95.mo compleanno, dalla scomparsa, di Oreste Serini professore di educazione fisica e testimone d’eccellenza a Reggio dei fatti di scautismo clandestino dei “Lupi d’Aspromonte” tra il 1934 e il 1944, e di tante storie di campi estivi e Jamboree effettuati dal 1920 in poi in Italia e nel mondo.
“Sapevamo che lo scautismo nel periodo di Giungla Silente non era ammesso dalle autorità fasciste – aveva raccontato in occasione del ricevimento del Collare dell’Ordine di San Giorgio nel campo aspromontano di Forge -, e per questo adottavamo alcuni accorgimenti per non farci scoprire, come ad esempio, silenziare le attività scout e praticare esercizi ginnici all’avvicinarsi della polizia al campetto di San Prospero in città, dove per sede avevamo una baracca post terremoto gestita da un monaco francescano. Inoltre leggevamo in libertà i libri vietati di BP solo nei campi estivi che mio padre Nicola, totem Lupo Saggio, allestiva nelle montagne d’Aspromonte”. A Nicola Serini si deve la decisione maturata nel 1928 insieme con altri capi scout reggini, invece di chiudere la sezione, di proseguire clandestinamente le attività in sede e in campi estivi
Nei ricordi di Oreste – si legge ancora in una nota – “il 24 dicembre 1944, caduto il regime fascista e riavviato lo scautismo, ho aderito all’associazione cattolica degli scout AGE d’Italia, e sono tornato all’associazione laica dei Giovani Esploratori nel 1948, quando il professore Raimondo Zagami rilanciò a Reggio e in Calabria la sezione scout tuttora operante nella nostra città”. Sezione nella quale dal 1948 al 1980 ha rivestito numerosi incarichi di capo unità e di Commissario.
Oreste ha avuto il merito inoltre, superata la soglia degli 80 anni, di aver fatto uno strepitoso ingresso nel mondo digitale dei social media, pubblicando dal 2014 in poi, decine e decine di post. In essi ha inserito e commentato tante fotografie d’epoca, dal 1912 ai tempi contemporanei, diverse delle quali scattate dal proprio genitore Nicola. È storica poi l’amicizia con la vedova del fondatore Lady Olave Baden Powell.
Proprio nei giorni scorsi le figlie Giusy, Teresa e Daniela, con orgoglio hanno fatto dono delle oltre 4.000 foto, e distintivi, bandierine, francobolli, cartoline in tema scout, al Centro Studi Scout “Eletta e Franco Olivo” di Trieste che raccoglie e divulga ogni tipo di materiale sullo scautismo in Italia e nel mondo.
Oreste è stata una nobile espressione di un movimento scout che ha avuto origine nel maggio 1915 quando a Reggio Calabria, mentre era in corso la prima ricostruzione post terremoto 1908, sulla scia di un diffuso sentimento nazionale, è stata costituita la prima sezione scout alla presenza di tanti professionisti, imprenditori e commercianti, docenti e dirigenti scolastici, giornalisti.
Movimento scout che, come testimoniato da Oreste Serini, ha superato gli anni della soppressione dei movimenti giovanili indipendenti per privilegiare i balilla fascisti, della seconda guerra mondiale, della rinascita della società italiana col boom economico anni ’60, e quindi, la rivoluzione hippy dei giovani del ’68, gli anni dei Moti di Reggio, gli Anni di Piombo, fino ad arrivare ai tempi di oggi nei quali troviamo operare, sotto l’insegnamento di Lord Baden Powell, in città e in diversi centri della provincia, diverse migliaia di castorini, lupetti e coccinelle, esploratori e esploratrici, rover, i loro capi scout, assistenti ecclesiali, adulti scout.
Altra espressione straordinaria dell’educazione scout è quel Nicola Calipari di cui alcuni giorni fa è stato proiettato in pubblico il film rievocativo della sua tragica vicenda di alto dirigente del Sismi che venti anni fa, in Iraq, ha sacrificato la propria vita per salvare quella della giornalista Giuliana Sgrena.
Il titolo del film è “Il Nibbio” non perché come è stato scritto erroneamente, Calipari “era originario dell’Aspromonte”, ma perché egli in servizio, dunque tra gli agenti segreti, aveva adottato il nome del “totem” scelto quando a Reggio era giovane esploratore Asci del Reparto Aspromonte.
In molti sanno che il “totem” è il “nome di caccia” che si assume dopo alcuni anni di scautismo attivo. E’ conferito nel corso della suggestiva cerimonia del fuoco di bivacco acceso al termine di una giornata di campo, e attorno a cui siedono per cantare e scherzare gli esploratori e i rover. E Nicola Calipari aveva preferito scegliere come “totem” il nome del Nibbio, un rapace dalle ali molto lunghe e sottili, che nidifica in diversi parti del nostro Aspromonte. Una scelta che era di identificazione del proprio carattere con quello attribuito dagli etologi al Nibbio agile nel volo, invisibile e rapido nell’individuare e catturare la preda, che inoltre forma gruppi sociali per cacciare e migrare.
Dunque: totem, fuoco di bivacco, campo tra i boschi, attività di sede, socialità e servizio, formazione, raccoglimento e preghiera, sono stati i segni distintivi anche di monsignor Vincenzo Lembo, primo assistente ecclesiale dell’Asci reggina della rifondazione nel 1945, e giornalista fondatore del settimanale Avvenire di Calabria. A sua memoria, l’amministrazione comunale e la comunità di scout reggina hanno intitolato nell’aprile scorso, lo spazio urbano tra via Possidonea e Via Giudecca.
Altro scout di grande valore di recente tornato alla Casa del Padre, è stato Mario Rizzoli, avvocato a Legnano (Milano), e fondatore a Gambarie dell’associazione adulti scout Brutia, e della cui azione culturale e insieme spirituale, oggi a Reggio la “Pattuglia San Paolo” sta portando avanti lo straordinario progetto di trekking urbano per le vie della città che celebra l’arrivo a Reggio nel 61 d.c. dell’Apostolo Paolo e la fondazione del primo nucleo di “chiesa” cattolica in Italia.
Continuano a registrare ampia partecipazione di escursionisti, i percorsi di trekking in Aspromonte e in collegamento con le montagne di Serre, Sila e Pollino, primo tra tutti quel “Sentiero del Brigante” di recente riconosciuto dal Ministero per i beni culturali di alto valore culturale e turistico. Il “Sentiero” e il sodalizio del Gea, Gruppo Escursionisti Aspromonte, sono nati da un’idea e da un’accurata preparazione sul campo, di Sandro Casile, uno scout laico scomparso due anni, che ha lasciato alla comunità reggina e all’Italia un vasto patrimonio di avventurosi sentieri di montagna.
Ecco, queste sono solo alcune delle eccezionali figure di scout che costituiscono a Reggio il movimento educativo che segna centodieci anni di attività, e di molti dei quali, di altrettanto grande valore, si omette il nome purtroppo per brevità di spazio. Con capofila Oreste Serini e Nicola Calipari- conclude la nota stampa – tutti questi scout insieme costituiscono l’humus di valori e idealità sul quale a Reggio si stanno nutrendo e crescendo le nuove generazioni di scout».