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25/11/2025 ore 16.00
Società

Rompere il silenzio, guarire le parole: la sfida culturale e operativa contro la violenza di genere

La voce delle donne, il lavoro nelle scuole, la rete dei servizi e la risposta delle forze dell’ordine al centro dello speciale in onda su LaC Tv

di Silvio Cacciatore

Rivedi la puntata su LaC Play

Dentro la Notizia accende i riflettori su ciò che significa violenza contro le donne oggi, in Italia e in Calabria, partendo dai luoghi in cui tutto accade: le case, le scuole, le piazze. Nella puntata dedicata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il racconto televisivo tiene insieme livelli diversi: la cronaca, la rete dei servizi, la voce delle attiviste, il lavoro quotidiano delle forze dell’ordine. Uno sguardo che LaC rinnova come impegno editoriale, provando a restituire la complessità di un fenomeno che riguarda le biografie di migliaia di donne e il tessuto stesso delle comunità.

Dallo studio, con la conduzione di Pier Paolo Cambareri e il contributo della psicologa e attivista di “Fem.In - Cosentine in Lotta”, Vittoria Morrone, il confronto si intreccia con le immagini e le testimonianze raccolte dalla giornalista e vicedirettrice de ilReggino.it Elisa Barresi in diretta da Reggio Calabria, dove la Polizia di Stato incontra i cittadini nel cuore della città. Una presenza che non è soltanto simbolica, perché dietro il gazebo e il materiale informativo c’è una strategia precisa: avvicinarsi ai luoghi della vita quotidiana, rendere visibile ciò che spesso resta nascosto nelle pieghe delle relazioni familiari e affettive.

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La commissaria capo Martina Chirico mette subito a fuoco il punto: l’intervento repressivo da solo non basta. Il lavoro delle volanti, degli uffici investigativi, delle sezioni specializzate è quotidiano, ma giornate come questa permettono di aggredire la radice culturale del fenomeno. «Il nostro contributo è costante in tutti gli uffici della Polizia di Stato».

«Giornate del genere – afferma – ci aiutano a combattere il silenzio che alimenta la violenza contro le donne, perché ci consentono di avvicinarci alla cittadinanza e far conoscere ciò che facciamo».

Il silenzio torna come parola chiave. È il muro che separa le vittime dalla possibilità di chiedere aiuto, soprattutto quando la violenza nasce dentro casa, nella coppia, nel rapporto con il partner. Denunciare significa esporre la propria vita privata, chiamare in causa il marito, il compagno, il fidanzato. Qui si innesta la seconda gamba del lavoro delle forze dell’ordine: la prevenzione attraverso l’educazione. «Andiamo nelle scuole» racconta la commissaria «perché con i più giovani possiamo trasmettere valori come il rispetto, l’importanza dell’educazione e della cultura. La violenza non è solo fisica, spesso è psicologica o economica, e l’emancipazione, l’indipendenza e l’autonomia diventano strumenti essenziali per uscire da certe situazioni».

Il quadro che emerge dalla puntata parla di una rete che funziona soltanto se ciascun pezzo fa la sua parte. Case rifugio, servizi sociali, consultori, insegnanti, allenatori, amici, familiari: chi sta intorno a una donna in difficoltà può intercettare i segnali prima che la spirale degeneri. «Diciamo sempre che esiste un’altra via» sottolinea la Commissaria Chirico «e che le vittime non sono sole, perché la Polizia di Stato lavora insieme a una rete di realtà che le accompagnano nei passaggi più delicati». In questo sistema entrano anche gli strumenti tecnologici, come l’app YouPol, che consente di inviare segnalazioni in forma anonima: piccoli campanelli d’allarme che possono attivare indagini e interventi più strutturati.

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Dentro la Notizia affronta anche una delle frontiere più insidiose: la vittimizzazione secondaria che passa dai social. Commenti, insulti, allusioni che rovesciano la colpa sulla donna, con la solita liturgia della gonna troppo corta, dell’uscita serale, del bicchiere in più. «Non si dà il giusto peso alle parole» avverte la Commissaria. «Ogni parola può ferire e inserirsi in una situazione già difficilissima, alimentando il senso di colpa. La donna deve poter essere libera di vivere la propria vita come ritiene, di vestirsi, uscire, inseguire i propri obiettivi senza che questo diventi un pretesto per giustificare comportamenti deviati o veri e propri reati».

C’è però anche un segnale di cambiamento. Nella puntata si evidenzia come le denunce siano in aumento. Per la Polizia si tratta di un dato che racconta una maggiore consapevolezza, non solo una crescita del fenomeno. Il lavoro nelle scuole, l’attenzione mediatica, i progetti di prevenzione stanno producendo una generazione più attenta, curiosa, meno disposta a normalizzare la gelosia, il controllo, l’isolamento dalle amicizie e dagli affetti. «Se io ti impedisco di uscire, di vedere le amiche, di vestirti come vuoi, quello non è amore, è altro» ribadisce la commissaria, riportando il discorso all’essenziale.

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Su questo sfondo si inserisce anche la storia del consultorio di Celico, riaperto dopo anni di difficoltà grazie alla mobilitazione civica e a un investimento in strumenti e personale. Un presidio che torna a funzionare nella sanità territoriale significa più ascolto, più prevenzione, più possibilità di intercettare fragilità psicologiche, gravidanze difficili, situazioni di controllo e abuso. È l’esempio concreto di come i luoghi della cura possano diventare alleati nella lotta contro la violenza di genere.

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