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07/05/2025 ore 21.30
Società

Rossella, come il suo amore, non muore: Roberto Saviano racconta una storia potente e dimenticata, “scritta” tra Firenze e Palmi

Scomparsa il 22 febbraio 1981, il suo corpo non è stato mai trovato. Si era innamorata di Francesco Frisina, studente fuori sede appartenente a una famiglia di ‘ndrangheta. Un sentimento profondo, libero e coraggioso al quale, lei e solo lei, non ha voluto rinunciare
di Anna Foti

Convivono amore e violenza in questa storia di pura e tenace ostinazione di una giovane donna convinta nel profondo che «Omnia vincit Amor». Una giovane donna che, tenendo fede al pensiero virgiliano, a quell’amore si arrende combattendo per viverlo. Lo fa anche se il giovane che lo ha acceso in lei fa parte di una famiglia di ‘ndrangheta coinvolta in una sanguinosa faida. La storia è quella di Rossella Casini, giovane studentessa fiorentina scomparsa nel 1981. Qualche anno prima si era innamorata di Francesco Frisina, studente fuori sede di Palmi appartenente ad una ‘ndrina della piana di Gioia Tauro nel reggino, in Calabria. Era nata 25 anni prima, nel 1965, Rossella quando in quell’amore tradito dall’amore stesso “sparì”. Era il 22 febbraio di 44 anni fa. Il suo corpo non è stato mai trovato. Il suo nome è tra quelli delle vittime innocenti delle mafie di Libera.

Amore mio non muore

La sua storia è stata ricostruita attraverso atti processuali, dichiarazioni pentiti, intercettazioni, inchieste giudiziarie e relative sentenze, attraverso l’incontro con il cugino (tra i pochissimi familiari ad aver parlato). La storia di Rossella è al centro dell’ultimo libro di Roberto Saviano dal titolo perentorio “L’amore mio non muore” (Einaudi Stile Libero), come a volere restituire al sentimento quell’integrità che l’uomo codardo non è stato capace di riconoscere e di custodire o che forse ha ritenuto sacrificabile in nome del potere e del sangue di famiglia. Un rivalsa verso quel destino già scritto e per il quale l’amore piuttosto che viatico salvezza è stato ritenuto una insidiosa minaccia.

Rossella era una minaccia quando scendeva in Calabria convinta di potere strappare alla ‘ndrangheta il “suo” Francesco. La sua non era ingenuità ma forza dirompente di cui solo i sentimenti profondi capaci di coraggio e visione sono fonte, senza nemmeno averne consapevolezza. Non serve. Questo era il coraggio puro. La forza che nasceva dal cuore e solo da esso e che la rendeva capace di tentare di fermare una faida per una disarmante e dirompente necessità di felicità.

Il coraggio chiamato Amore

«”Dovete smettere di sparare – riporta Roberto Saviano – perché io e Francesco ci vogliamo bene”, disse apertamente a un boss. Rossella era mossa dalla sola necessità di amare Francesco che credeva intrappolato in una vita di violenza e doveri di sangue. Rossella tentò di fermare una faida opponendo il bene che la unisce a Francesco. Questo il suo coraggio. Questa la sua grandezza. Questo il suo Amore, capace di trasformare il mondo. Lei credeva in quell’amore – sottolinea Roberto Saviano – ma è stata tradita nel modo più terribile. È stata tradita dall’amore stesso che la spingeva a credere in un futuro di libertà proprio in suo nome. Il mio confronto con Rossella è costante perché io non credo nello slancio eterno in cui lei ha fede.

Se penso alla sentenza con la quale la famiglia Frisina è stata assolta, credo si tratti di un atto storico senza precedenti. Il collegio giudicante, infatti, scrive: “Siamo costretti a scrivere ciò in cui non crediamo”. Non ci sono elementi probatori ma ogni prova logica va nella direzione della colpevolezza dei Frisina che però vengono assolti. Una sentenza che non è stata contestata perché il ricorso è stato presentato in ritardo. I genitori, mai sentiti in tribunale, sono stati consumati dal dolore. Sono morti senza conoscere verità e giustizia», racconta ancora Roberto Saviano.

È dedicato alla famiglia Casini il saggio “Io parlo. Donne ribelli in terra di ndrangheta” (2013) della giornalista reggina Francesca Chirico.  La prima donna che “parla” è proprio Rossella.

Solo una foto

«Una storia potente e dimenticata, che solo grazie a Libera Firenze non è stata totalmente inghiottita dall’oblio. Del passaggio umano di Rossella è rimasta solo una foto recuperata da un libretto universitario e che è sulla copertina del libro. Volevo andare oltre la cronaca per dare voce a una storia universale. Perché tale è la storia di Rossella e per questo ho scritto questo romanzo», racconta ancora Roberto Saviano.

Dopo l’iniziativa odierna a Roma, il libro martedì prossimo sarà presentato a Milano, il 17 a Torino, il 19 a Bologna, 21 a Lugo e il 31 maggio a Ivrea. Ecco le prime iniziative di cui si attende un approdo anche in Toscana e in Calabria.

Arcobaleno di sangue

Contestualmente al libro di Roberto Saviano, pubblicato anche il podcast “Arcobaleno di sangue – Rossella Casini contro la ‘ndrangheta”. Realizzato dal progetto indipendente Nessuno Dorme Mai, di esso cui resta anonimo l’autore. Un’altra opera di impegno civile e di denuncia sociale che sfida l’oblio e l’indifferenza di chi dopo averla fatta sparire vorrebbe la sua cancellazione anche dalla memoria collettiva.

Amore Non Ne Avremo

Amore oltre ogni ragionevole circostanza. Forse non esistono altre forme d’amore degne di questo nome. Un amore che conduce, suo malgrado, alla solitudine come quello di un altro oppositore della mafia, con l’attivismo della politica e della denuncia sociale. Peppino Impastato ucciso a Cinisi. Tra due giorni saranno 47 anni dal suo brutale assassinio consumatosi il 9 maggio 1978. Poche ore dopo, in via Caetani a Roma, il corpo del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse, addolora l’Italia. Nel suo celebre acrostico, Peppino Impastato esprimeva tutta la sua amarezza: «Nubi di fiato rappreso s’addensano sugli occhi in uno stanco scorrere di ombre e ricordi:
una festa, un frusciare di gonne, uno sguardo, due occhi di rugiada, un sorriso, un nome di donna: Amore Non Ne Avremo».