Sgomberi ad Arghillà, le associazioni: «Garantire il diritto alla casa per le famiglie in condizione di fragilità»
Le associazioni, attive nel quartiere di Arghillà e unite da alcuni mesi in un percorso di collaborazione, esprimono preoccupazione per gli ultimi sviluppi relativi all’ ordinanza di sgombero previsto per le famiglie del comparto 6 degli alloggi di Arghillà. Pur non valutando positivamente le occupazioni irregolari, non è possibile ignorare come spesso tali azioni siano una conseguenza delle carenze burocratiche da parte degli enti preposti nelle procedure di censimento e assegnazione alloggi.
Pertanto, dietro all’ etichetta “abusivo” si nascondono spesso problematiche legate a condizioni di vulnerabilità di famiglie che non hanno trovato un’alternativa sostenibile ai propri bisogni primari di vita e a cui lo Stato e gli enti locali dovrebbero porre rimedio, anche sulla base dell’ art. 3 della nostra Costituzione.
Lo scorso 9 aprile, nel corso di un incontro in prefettura, richiesto da alcune associazioni, con sua Eccellenza la Prefetta e rappresentanti del Comune, si era intravisto un percorso collaborativo teso a tutelare i nuclei familiari in condizione di fragilità, come previsto dal nostro ordinamento costituzionale e dalla normativa vigente (vedasi anche l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza con la nota n. 2328 del 10 settembre 2018; gli articoli 9 -diritto alla sicurezza sociale- e 11 – diritto a un livello di vita adeguato, incluso l’alloggio – del Patto sui diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite ratificato dall’Italia con legge 25 ottobre 1977 n. 881 e successivamente con legge 3 ottobre 2014 n° 152, il Protocollo facoltativo al Patto adottato a New York il 10 dicembre 2008).
Si era concordato inoltre un confronto con i servizi sociali del Comune per verificare il censimento dei soggetti ritenuti in condizioni di fragilità e il reperimento per gli stessi di alloggi, anche in emergenza, sul territorio. In quell’ occasione le associazioni hanno proposto di utilizzare gli alloggi pubblici non abitati, sia di proprietà comunale che di Aterp e anche una verifica degli immobili confiscati da destinare a finalità alloggiative.
Si era espresso disaccordo sull’ipotesi prospettata dalle istituzioni di utilizzare anche strutture comunitarie, dalle associazioni ritenute non adeguate per il rischio di disgregazione e di instabilità dei nuclei familiari, in considerazione anche della presenza dei minori, tutelati dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Le associazioni hanno provveduto ad informare gli abitanti sui risultati e gli impegni assunti e sugli step dello sgombero, secondo quanto previsto dalle istituzioni: muratura degli appartamenti disabitati del comparto e successivamente convocazione delle famiglie ai servizi sociali per la comunicazione delle alternative prospettate.
Lo scorso 14 maggio si è effettivamente proceduto alla sigillatura degli immobili disabitati del comparto 6, con uno schieramento di forze dell’ ordine e interruzione di servizi essenziali per l’intero comparto, nonostante le condizioni di particolare fragilità presenti tra numerose famiglie. L’ affissione sulle porte e la consegna della notifica dell’ordinanza di sogmbero, unite a ulteriori denunce per occupazione abusiva, hanno alimentato tensioni e uno stato di disperazione tra le famiglie.
Considerata la disponibilità di alloggi pubblici disabitati sul territorio, si chiede alle Istituzioni, per mezzo stampa non avendo avuto notizie di ulteriore convocazione richiesta nei giorni scorsi, di procedere con un censimento degli stessi e di garantire alle persone in condizioni di fragilità il passaggio da casa a casa, come previsto dalla normativa internazionale, a tutela dei diritti delle persone.
Le associazioni, come già avvenuto in passato, sono disponibili a fornire indicazioni utili per favorire e velocizzare le suddette verifiche degli alloggi previsti dalla normativa regionale, a supporto agli organismi competenti.
Si ritiene pertanto che la gestione dello sgombero previsto non possa essere a carico soltanto del settore politiche sociali ma principalmente del settore politiche abitative del Comune, con la presentazione delle apposite istanze di assegnazione alloggi per emergenza abitativa ai sensi dell’art. 31 legge regionale n° 32/1996 e del relativo regolamento comunale approvato con delibera del Consiglio Comunale n° 1 del 25 gennaio 2018. Potrebbe essere inoltre utilizzato il modello di intervento sperimentato in sede di protocollo interistituzionale per la ex Polveriera (“Ex Polveriera: dall’emergenza abitativa alla legalità percepibile”).
Un’ ulteriore risposta alla drammaticità della situazione potrebbe passare dall’ utilizzo dei fondi vincolati del settore ERP sia da parte del Comune, sia dall’Aterp, al fine di avviare un bando pubblico per l’affitto e l’acquisto di immobili. Andrebbe anche resa operativa e funzionale l’Agenzia sociale per la casa per sostenere le iniziative di locazione di alloggi sul mercato.
La Regione inoltre potrebbe svolgere un ruolo fondamentale per la risoluzione del problema, reperendo finanziamenti per azioni di rigenerazione urbana e di delocalizzazione, come sta avvenendo in altre province calabresi. La realizzazione di queste proposte consentirebbe di mettere ordine anche al sistema di assegnazione degli alloggi per le famiglie che risultano vincitrici nelle graduatorie.
In un rapporto di collaborazione costruttiva, si auspica un incontro per rafforzare il tavolo già istituito da sua Eccellenza la Prefetta, al fine di trovare soluzioni per le problematiche del comparto 6 di Arghillà.