"Sogna il meglio osando": S.I.M.O., il cantautore che racconta il coraggio di restare se stessi
VIDEO | Giovanissimo cantautore, è reduce da due anni di successi tra aperture dei concerti dei big della musica italiana e l’emozione dell’Arena di Reggio. Oggi Simone Quartuccio presenta la sua ultima hit "Offline" e racconta il valore della gavetta, la forza della sincerità e l’urgenza di crederci partendo dalla propria terra
Sognare il meglio osando, come recita il suo motto. Ma anche accettare le paure, affrontare i momenti di stallo, e trasformarli in canzoni. Simone Quartuccio, in arte Simo, ha solo 23 anni e una storia già densa di salite, palchi importanti e cadute da cui ripartire. A tu per tu, dagli studi de ilReggino.it, racconta la sua vita in musica, il legame viscerale con Reggio Calabria e il bisogno urgente di restare veri, anche quando tutto spinge a cambiare.
“Offline” è il suo ultimo singolo. Un brano che nasce da una sensazione scomoda e condivisa: sentirsi in ritardo a vent'anni, come se il tempo stesse scivolando addosso senza dare risposte. Una riflessione personale che si fa generazionale, e che parte da un video diventato virale. «Viviamo in una società velocissima. Io mi sentivo così, ma sapevo che non ero il solo. Da lì, ho voluto raccontarlo. Offline esiste da due anni, l'ho scritta e riscritta, cambiando parole e ritornello, fino a quando non mi ci sono ritrovato dentro. Totalmente».
E dentro ci finiscono anche i suoi live, le piazze piene, i pomeriggi in cameretta con una chitarra classica regalata da un amico a 16 anni, i sogni che hanno la forma concreta dell'Arena di Reggio Calabria, dove quest'estate ha tenuto il suo primo concerto da protagonista. «Non è San Siro, ma per me è stato il massimo. Cantare a casa mia, davanti alla mia gente, è la cosa più bella che potessi desiderare».
Cresciuto con il pianoforte, esploso con la chitarra, Simo crede nella gavetta, nella costanza e in una semplicità che non significa banalità. «Io ho iniziato suonando attorno a un falò. Da lì, tutorial su YouTube e notti in bianco. Poi ho iniziato a scrivere. Le mie canzoni nascono così: da quello che vivo e che sento». Una fedeltà a se stesso che si traduce anche in uno stile sempre riconoscibile: pop, autentico, diretto.
Ad oggi Simo è stato sul palco del Primo Maggio, ha aperto i concerti di artisti come Arisa, Tiromancino, The Kolors, Pinguini Tattici Nucleari. Eppure ogni volta che torna a casa, si misura con un'altra sfida: costruire un futuro restando nella propria terra. Reggio Calabria non è solo sfondo dei suoi videoclip, è radice e trampolino. «Mi dicono: come pensi di farcela? Io dico: se me lo chiede la mia città, allora è già un punto di partenza. Se anche solo un decimo dei 500 mila abitanti della provincia mi supportasse, sarebbe una rivoluzione».
E il sogno? Ha la forma di uno stadio. Il Granillo, ovviamente. «Fare un concerto lì, a casa mia, è il sogno più grande. Se mi dicessero: dieci anni di fila per arrivarci, firmo subito». Del resto, Simo è già salito su quel prato per cantare l'inno della Reggina, con la maglia amaranto addosso, davanti a migliaia di occhi. «Quel giorno è stato indimenticabile. Ho pensato alle foto da bambino con la sciarpa, e ho capito che ogni passo fatto fin qui aveva senso».
Lo sguardo è dritto al futuro, ma senza perdere l'equilibrio tra sogno e realismo. «La mia promessa è essere vero in tutto ciò che scrivo. Magari una frase che ti arriva è nata da qualcosa che mi ha fatto male. Ma è così che si arriva agli altri. Semplicità, verità, concretezza».
E ai giovani che sognano la musica? La risposta non è da manuale. È da Simo. «Tremila porte in faccia, ma se ci credi, vai. Osa. Parti anche solo da due persone che credono in te. E se ci credi tu, ce la fai. Tranquillamente».