Una partita per la Libertà: il fischio per un nuovo inizio nel campo di calcio del carcere di Arghillà
A sfidarsi le formazioni dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, dei magistrati del distretto di Reggio Calabria, della Polizia penitenziaria, che ha conquistato il podio, e 14 detenuti dell’istituto reggino
«Non importa se gioco, è bello essere qui, insieme in questo momento». Un giovane detenuto nel carcere di Arghillà di Reggio Calabria esprime così la sua gioia, pur non essendo ancora entrato in campo, per l’opportunità di partecipare e di esserci in questa giornata speciale. Quella della partita per la Libertà, il quadrangolare tra le formazioni dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, dei magistrati del distretto di Reggio Calabria e della Polizia penitenziaria e 14 detenuti del carcere di Arghillà. Esprime così quel desiderio di una normalità che la quotidianità in carcere inevitabilmente stravolge.
Una normalità che una semplice ma speciale partita di calcio, promossa dalla garante regionale dei diritti delle persone detenute della Regione Calabria Giovanna Russo, ha potuto restituire anche se per un paio d’ore in una mattina mite mattina d’inverno nel campo di calcio del plesso di Arghillà dell’istituto penitenziario Giuseppe Panzera di Reggio Calabria, diretto da Rosario Tortorella.
«Un evento straordinario che ha coinvolto istituzioni legate alla giustizia e chi ha sbagliato e sta scontando una pena in una dimensione carceraria. Lo sport sta rivelando tutta la sua forza dirompente, capace di accendere un faro verso prospettive migliori», ha sottolineato il direttore Rosario Tortorella.
Tutti in campo a giocare secondo le stesse regole
Sul podio è salita la formazione di polizia penitenziaria seguita dalla squadra dei detenuti. Terzi i magistrati e quarta la squadra dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Sul podio la consapevolezza della necessità di una maggiore integrazione tra dentro e fuori per assicurare al trattamento rieducativo efficacia e risultati concreti. E dunque occorre continuità e costanza affinchè queste iniziative non restino una tantum.
Significativa la presenza in campo a giocare, e fuori a sostenere, dei magistrati che giudicano e degli agenti penitenziari che vigilano, dai quali, in applicazione della legge, dipende la libertà delle persone detenute. Ma stamattina i ruoli e le condizioni personali, diversi ma mai contrapposti, sono stati completamenti superati per essere in campo giocatori di calcio uguali, impegnati a rispettare le medesime regole. Un punto di vista fondativo della prospettiva essenziale alla detenzione in uno stato di Diritto in cui tutti si sia cittadini chiamati a condividere lo stesso patrimonio di regole di convivenza civile.
Tavoli permanenti su Sport e Lavoro
«Non solo di attività sportiva condivisa tra le persone private della libertà personale ma anche istituzioni che partecipano. Questa partita costituisce un momento di alta sensibilizzazione perché il carcere non può rimanere isolato rispetto alla società civile e su questo si misurano le responsabilità dello Stato nei confronti anche di chi ha sbagliato. Ci saranno altre iniziative e non a caso siamo pronti anche alla costituzione dei tavoli permanenti su Sport e Lavoro anzi nel merito del tavolo lavoro, già su impulso della Prefettura siamo al lavoro con i primi frutti», ha dichiarato la garante dei diritti delle persone detenute della Regione Calabria Giovanna Russo.
«Siamo felicissimi di avere sposato questa iniziativa che auspichiamo sia un monito di speranza per chi vive in carcere. L'articolo 27 della Costituzione stabilisce che la pena ha una finalità rieducativa e quindi questa iniziativa si colloca e in questo percorso di reinserimento sociale fondamentale e che noi abbiamo l'orgoglio di portare avanti proprio nell'anno in cui ricorre il 50º anniversario dell'ordinamento penitenziario», ha sottolineato Pina Manno, funzionario dell'Agenzia nazionale per l'Amministrazione e la destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
«Già il primo obiettivo è stato raggiunto, quello di mettere insieme istituzioni così importanti. I detenuti devono scontare la pena ma devono anche essere messi al centro di un percorso di inclusione e rieducazione di cui lo sport è strumento molto valido», ha dichiarato Lorenzo Federico, funzionario dell'Agenzia nazionale per l'Amministrazione e la destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
«È significativo che in questo momento che rientra nel programma trattamentale, tutte queste figure siano riunite. È un momento di corresponsabilità importante che non deve costituire soltanto un episodio isolato, poiché il programma sportivo deve rientrare nel trattamento dei detenuti», ha concluso Giuseppe Aloisio, garante comunale dei diritti delle persone detenute di Reggio Calabria.
Il carcere al centro del dibattito cittadino
«Il nostro obiettivo è quello di contribuire a rimettere il carcere al centro del dibattito cittadino senza considerarlo un luogo di marginalità e marginalizzazione di persone che in una certa prospettiva hanno sbagliato qualcosa nella loro vita. Le condizioni di sovraffollamento carcerario in Italia, e anche nelle nostre carceri, sono molto preoccupanti perciò venire qui a giocare questa partita vuol dire per provare a portare all'attenzione pubblica la situazione e la dimensione del carcere, dei problemi dei detenuti», ha spiegato Stefano Musolino, procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria.
«Siamo qui per contribuire all’attuazione del dettato costituzionale della rieducazione della pena. Lo sport è un ottimo strumento di risocializzazione. Io sono convinto che le persone che purtroppo vivono la vita carceraria possono recuperare e riprogettare la loro esistenza nuova. Lo sport e i suoi valori di aggregazione, solidarietà, lealtà devono entrare in carcere per favorire il cambiamento. Noi dobbiamo fare di tutto, ciascuno nel proprio ruolo, perché questo recupero sia effettivo.
Siamo contenti di partecipare a questa manifestazione come magistrati ma siamo anche d'accordo con la garante Russo, che oggi che ha invitato, quando dice che è il primo appuntamento per diffondere la cultura sportiva anche nelle carceri. Siamo d’accordo e ci siamo», ha evidenziato Giuseppe Campagna giudice del Tribunale di Reggio Calabria.