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04/03/2025 ore 22.01
Società

Una piazza sul lungomare di Catona ricorderà per sempre l'amore tra Domenico e Chiara

I due ventenni furono vittime, il 4 marzo 2012, della strage di San Polo a Brescia. La violenza ha spezzato la loro vita. Il loro legame continua a unirli nel ricordo di chi li ha conosciuti e nell'impegno di tenere viva la loro memoria
di Anna Foti

Un amore già grande. Questo legherà per sempre Domenico e Chiara, nati e cresciuti tra Catona e Salice, nella periferia nord di Reggio Calabria. Si erano conosciuti «lì dove quel corno d’Ausonia che s’imborga», come scrisse Dante nel suo Paradiso, e lì resteranno per sempre con i loro vent’anni. La loro vita, in una notte di fine inverno, lontano dalla loro Calabria, è stata brutalmente spezzata. Ma non il loro Amore. Il loro legame continua a unirli nel ricordo di chi li ha conosciuti e nell’impegno di tenere viva la loro memoria.

Per questo gli amici di Domenico e Chiara, su impulso dell’Amministrazione comunale di Reggio Calabria che ha quasi completato l’iter di intitolazione, hanno organizzato una raccolta fondi per provvedere alle spese di installazione del palo e della targa che recherà il loro nome nella piazzetta dove dal 2017 l’associazione Amici di Domenico e Chiara, animata in particolar modo dal papà di Domenico, Nuccio Tortorici, adottò l’aiuola.

Alla raccolta stanno partecipando amici e realtà del territorio quali Nuova Solidarietà, Euterpe, Scout, Ausonia e Salice Calcio, dove Domenico militava.

Non ci sarà mai respiro leggero …

«Domenico e Chiara, nati e cresciuti nei borghi di Salice e Catona, si amavano. Quello che li abbracciava era un amore ‘inusuale’ per la loro età. Era maturo, razionale, responsabile. Frutto dell’educazione delle loro famiglie. Erano andati a Brescia per cercare lavoro, a vent’anni, con una valigia piena di speranze, di aspettative. Il destino e la brutalità umana hanno stroncato le loro vite e i loro sogni». A riservare questi pensieri è l’amico Francesco Scopelliti, che oggi ha voluto postare una loro foto sul suo profilo Fb e che annuncia che «La lectio divina di questo mese di Nuova Solidarietà, presieduta dal diacono Enzo Petrolino e dal prete di Salice, don Maurizio Demetrio sarà a loro dedicata».

«Non ci sarà mai respiro leggero per il tanto dolore che la loro storia ha lasciato in chiunque li abbia conosciuti e vissuti. Ma resta viva la memoria e l’esempio di un amore coraggioso in grado di alleviare le ferite di assenze così grandi. Incolmabili.

A distanza di 13 anni, viviamo il loro ricordo e onoriamo la loro memoria. La frenesia che cadenza i ritmi incessanti della quotidianità – conclude l’amico Francesco Scopelliti – genera quel distacco che aiuta a non pensare e ad andare avanti. Non sarà certo così per i loro familiari. Ma a noi amici resta quel consapevole sollievo che il loro sogno di una vita insieme è legato all’eternità».

Una intitolazione corale

«Ci è sembrato significativo coinvolgere gli amici dei due giovani – spiega il presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria, Enzo Marra – affinchè questo luogo sia espressione di una intera comunità che non dimentica grazie a chi li ha conosciuti e ne tramanda il ricordo. È ferma intenzione del sindaco Giuseppe Falcomatà concorrere a questa memoria, come già ha fatto preservando questo spazio durante i lavori di riqualificazione del lungomare. L’Amministrazione tutta è motivata a concludere l’iter e a condividere l’intitolazione con tutta la comunità.

In occasione della prossima riunione di giunta utile sarà dato seguito anche alla presa d’atto di un iter sostanzialmente già concluso. Presto la piazzetta che ospita l’aiuola dedicata a Domenico e Chiara avrà anche il loro nome. Ci teniamo molto e non nascondo che, vivendo a Catona e avendo conosciuto i due giovani, questo percorso non solo mi inorgoglisce come rappresentante dell’Amministrazione ma mi coinvolge profondamente anche come persona». Così conclude il presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria, Enzo Marra.

Un luogo sul mare

«Siamo contenti e riconoscenti agli amici che restano vicini ai nostri ragazzi, a Enzo Marra e all’amministrazione guidata da Giuseppe Falcomatà che presto esaudirà un nostro desiderio. Domenico e Chiara – racconta Nuccio Tortorici, papà di Domenico – non ci sono più e questa per noi familiari resta una verità dolorosissima con la qualche non si potrà mai convivere senza sentire uno strappo profondo nell’anima. Siamo stati al cimitero, come ogni anno in questo giorno e come ogni volta diventi per noi importante trovarci in quel luogo. Ma la loro assenza-presenza non ha ormai luogo e non ha tempo. Tuttavia – conclude Nuccio Tortorici, papà di Domenico – desideriamo che ci sia un luogo sul mare in cui poter immaginare di rivederli, con i loro 20 anni e quella giovinezza che non hanno potuto vivere ma che avrà dimora in quelle onde e nel loro infinito fluire».

Il viaggio

Nati e cresciuti a Reggio Calabria, Domenico e Chiara sarebbero rimasti insieme. Erano innamorati con la profondità di cui solo a vent’anni si è capaci e con il coraggio che a volte non basta una vita per trovare. Loro lo avevano già trovato.  Il sogno di una vita insieme li aveva condotti fuori dalla Calabria, a Brescia. Lì c’erano più opportunità di lavoro e inizialmente avrebbero vissuto a casa della mamma di Chiara, Francesca Alleruzzo, maestra di origini reggine, separata dal padre di Chiara, Dino Matalone, ed anche dal suo secondo marito Mario Albanese con cui aveva avuto tre figlie.

La violenza

Una sistemazione provvisoria, in attesa di una vita insieme, anche se lontano dalle famiglie e dai luoghi in cui si erano conosciuti. Ma in una notte tutto cambiò per sempre. Mario Albanese, ex marito di Francesca che non aveva accettato la nuova vita dell’ex moglie, ha atteso fuori casa che lei tornasse con la persona che stava frequentando, Vito Macadino. Li ha attesi per ucciderli e poi, entrando in casa, ha ucciso anche Chiara, figlia nata dal primo matrimonio dell’ex moglie con altro uomo, e il suo fidanzato Domenico. Ha risparmiato la vita soltanto alle tre figlie, avute con l’ex moglie che aveva appena ucciso.

Vittime indirette di un femminicidio

A Francesca non è stato consentito di iniziare una nuova vita senza l’ex marito e il progetto di annientamento messo in atto dall’uomo per ostacolare quella libertà e quella felicità, ha travolto anche i due giovani, in realtà vittime indirette di un femminicidio. Mario Albanese, arrestato subito dopo i fatti, è stato definitivamente condannato all’ergastolo nel 2014 per omicidio plurimo e volontario.

Giustizia c’è stata e, nonostante non colmi alcuna perdita, questo è un dato che rileva. Rileva perché non è scontato che accada, purtroppo. Ma occorre prevenire, prevenire, prevenire. Ancora troppo spesso le donne pagano con la vita la libertà di autodeterminarsi.