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10/11/2025 ore 18.00
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Separazione delle carriere, il "si" di Francesco Siclari: «Svolta epocale per la giustizia e per i diritti dei cittadini»

Il presidente della Camera Penale “G. Sardiello” di Reggio Calabria ha approfondito i temi legati alla riforma costituzionale. Con toni pacati ma decisi, ha spiegato le ragioni del “Sì” al referendum, sottolineando che si tratta di una riforma «necessaria, non contro la magistratura ma a tutela del cittadino e del giusto processo»

di Elisa Barresi

Nel format A tu per Tu de ilreggino.it, il presidente della Camera Penale “G. Sardiello” di Reggio Calabria, avvocato Francesco Siclari, ha approfondito i temi legati alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente. Con toni pacati ma decisi, Siclari ha spiegato le ragioni del “Sì” al referendum, sottolineando che si tratta di una riforma «necessaria, non contro la magistratura ma a tutela del cittadino e del giusto processo». «Il DDL Costituzionale sulla riforma delle carriere, approvato dal Senato in seconda votazione il 30 ottobre 2025 – afferma l’avvocato Francesco Siclari – rappresenterà una svolta epocale nell’amministrazione della Giustizia.

È doveroso premettere che né gli avvocati, né l’Unione delle Camere Penali, né la Camera Penale di Reggio Calabria sono contro la magistratura, né schierati politicamente con il Governo o contro la sinistra. Non perseguiamo interessi di parte o di casta: siamo semplicemente convinti che la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri sia una riforma imprescindibile per dare piena attuazione ai principi costituzionali del giusto processo sanciti dall’art. 111 della Costituzione, secondo cui “ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale».
La chiarezza dell’enunciato costituzionale non ammette interpretazioni. «Il giudice, chiamato a decidere sulla libertà del cittadino, deve essere equidistante dalle parti, che devono poter rappresentare accusa e difesa in condizioni di assoluta parità.

Il cittadino ha il diritto costituzionale di essere giudicato, sin dalle fasi preliminari, da un giudice che sia tale per carriera e funzioni, e che non condivida con il pubblico ministero né formazione, né associazioni di categoria, né un unico organo di autogoverno che decida indistintamente di assegnazioni, trasferimenti, promozioni o sanzioni disciplinari».
Con la riforma nasceranno due Consigli Superiori della Magistratura: uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, ciascuno competente in materia di assunzioni, trasferimenti, valutazioni e conferimenti di funzioni. La giurisdizione disciplinare resterà invece unitaria e sarà affidata all’Alta Corte Disciplinare. «Questa riforma darà sostanza al principio di parità tra le parti, condizione essenziale per rendere effettiva la terzietà del giudice. Il nuovo assetto della giustizia prevede, dunque, un pubblico ministero indipendente da ogni altro potere dello Stato, che, in condizioni di parità con la difesa, sosterrà l’accusa davanti a un giudice altrettanto indipendente e imparziale.
Ora che il testo è stato definitivamente approvato dal Senato, possiamo affermare, con serenità e sulla base del dato normativo, che questa riforma è dalla parte del cittadino e delle sue libertà fondamentali, e non contro la magistratura, sia essa giudicante o requirente. Per questo – conclude Siclari – in occasione del prossimo referendum, la scelta del “Sì” è l’unica coerente con l’effettiva attuazione del giusto processo costituzionale».

“Una riforma attesa da troppo tempo”
L’avvocato Siclari sottolinea anche che la riforma non nasce oggi, né appartiene a una parte politica: «Credo sia doverosa una premessa di fondo: noi non siamo contro nessuno. Non siamo contro i magistrati, né contro la sinistra, e non siamo a favore del governo di destra. Ciò che ci sta a cuore è la riforma in sé, che non è figlia di questo esecutivo ma ha radici lontane e padri illustri.
Già nel 2017 l’Unione delle Camere Penali, di cui la Camera Penale di Reggio Calabria fa parte, promosse una raccolta firme e una proposta di legge molto simile a quella attuale. La riforma che oggi si avvia al traguardo rappresenta quindi per noi penalisti il necessario sviluppo del dettato dell’articolo 111 della Costituzione.
Qualcuno dice che non è necessaria, o che sia prematuro intervenire, ma io credo l’esatto opposto: la riforma è vecchia, nel senso che abbiamo aspettato troppo perché venisse finalmente approvata.
Dal momento in cui la Costituzione ha introdotto il principio della terzietà del giudice, la separazione delle carriere era il suo corollario naturale. Perché se il processo è accusatorio, con due parti contrapposte – l’accusa che raccoglie prove e la difesa che le contesta – il giudice deve essere equidistante, indipendente da entrambe.
Per il cittadino cambia tutto: potrà avere la certezza che chi lo giudica non proviene dalla stessa carriera del pubblico ministero e non ne condivide percorsi o logiche interne. Solo così il giudice sarà davvero terzo e la sua decisione, qualunque essa sia, sarà percepita come giusta e accettabile».
In conclusione, l’intervento di Francesco Siclari nel format A tu per Tu offre una chiave di lettura lucida e non ideologica della riforma costituzionale: un passo che, secondo il presidente della Camera Penale “G. Sardiello”, «non divide la magistratura, ma rafforza la giustizia e la fiducia dei cittadini nello Stato di diritto».